Aniasa – Presente e futuro dell’auto pay per use
La consueta presentazione del rapporto annuale sullo stato di salute dell’auto pay per use di Aniasa, intitolata Muoviamo il futuro è stata condotta in questa ventiduesima edizione dal vicepresidente dell’associazione confindustriale che rappresenta il noleggio e i servizi di mobilità, Italo Folonari, preceduto dal saluto a distanza del presidente Alberto Viano. I dati del 2022 e del primo trimestre del 2023 confermano il progresso del settore, con un aumento delle immatricolazioni nel noleggio durante lo scorso anno di 40mila unità, pari a un incremento del fatturato di 1,5 miliardi di euro, e la contemporanea crescita di peso della locazione sul totale del mercato, arrivata al 28% nel 2022 e al 30% nel primo trimestre 2023. In concreto, le varie forme di fruizione dell’automobile pay per use significano una flotta di un milione e 127mila veicoli in noleggio a lungo termine (NLT) e 122mila nelle varie modalità a scadenza più breve, che percorrono complessivamente 29 miliardi di chilometri, generano un fatturato di 13 miliardi di euro e detengono il record di penetrazione delle motorizzazioni elettriche e ibride plug-in, rispettivamente al 32 e 56 percento.
I comparti. Mentre il parco del NLT ha conosciuto una progressione come numero complessivo (+9,2% da 2022 a 2021), fatturato (+6,9%) e immatricolazioni (+16,9%), confermati all’inizio del 2023, la locazione di usato ha incontrato un’ulteriore diminuzione di quasi il 19%, anche per l’effetto di sottrazione di prodotto generata dal prolungamento dei contratti (47 mesi). Fra gli altri dati chiave, il calo dei motori endotermici del 44% rispetto al 2019, la quota del 32% di immatricolato detenuta dai veicoli commerciali e il crescente interesse da parte dei privati (oltre 158mila, pari al 14% del totale), con una leggera prevalenza di persone non titolari di partita Iva. Il noleggio a breve termine (RAC) riprende in termini di fatturato anche rispetto al 2019 e la durata di contratti è in crescita sul 21 ma in calo sul 19; rispetto al periodo pre-pandemia, comunque, manca ancora all’appello un 30%, come conseguenza della scelta delle Case di continuare a privilegiare altri canali in un momento in cui la domanda va rafforzandosi. Significativa la crescita del business negli aeroporti, che rappresenta il 60% del totale ed è uno degli elementi di progressione anche del Car sharing, dove gli utenti iscritti si avvicinano a 2,5 mln, per più di un terzo nella fascia d’età 26-35 anni. Alla domanda dei privati si va affiancando quella delle società in cerca di soluzioni di gestione della mobilità aziendale. Infine, avrebbe superato le 900mila unità la consistenza di auto e veicoli commerciali connessi nelle flotte.
Il vento dell’Est. Anche quest’anno, un’ampia parentesi della presentazione è stata dedicata all’approfondimento di un tema di attualità da parte di Bain & Company, come sempre presentato da Gianluca Di Loreto, partner della società di consulenza. Intitolata Il vento dell’est soffia sull’automotive, la ricerca condotta insieme ad Aniasa s’è concentrata sulle conseguenze, le prospettive e le opportunità dell’affacciarsi di nuovi attori sulla scena europea, provenienti dal vicino e dall’estremo Oriente: uno sguardo quindi non solo sui soliti cinesi, ma anche sui costruttori dell’Est europeo e sul ruolo di altri soggetti geografici e industriali finora meno osservati. Partendo da una constatazione: il post-Covid non ha portato più immatricolazioni e all’appello manca ancora un terzo del mercato, che forse non rivedremo mai più. Apparentemente nessuna delle motorizzazioni che ci si aspettava prevalesse ha vinto, né l’elettrico puro (3,8% delle immatricolazioni nel primo trimestre 2023) né il plug-in (4,4), mentre i consumatori si affidano soprattutto al mild hybrid. Uno sconfitto certo è il diesel, passato dal 57% delle emissioni di anidride carbonica del 2017 al 20 percento del 2023, senza che la quantità media di CO2 sia diminuita, anzi. Il record di mancate radiazioni, -30% solo nel 2022 rispetto al 2021, rivela inoltre come l’attenzione dei decisori politici e di parte degli osservatori sia troppo focalizzata su cosa viene messo in circolazione, trascurando cosa non viene tolto. Una mancata alienazione dei veicoli effetto dell’incertezza, soprattutto economica, che spinge gli Italiani a rimandare l’acquisto della prossima auto e che sta indebolendo il segmento delle vetture compatte e in generale il concetto dell’auto per tutti.
L’auto resta un punto fermo. Crolla, sempre secondo le conclusioni di Bain & Company, il mito delle piccole auto elettriche da città, che sono diminuite dal 4,4% del 2021 al 2,6% del primo trimestre 2023, mentre le medio-grandi sono salite dal 6,1 al 12,8 percento rispettivamente, prevedibilmente concentrate nelle grandi città e al Nord; l’85% del parco si trova invece fuori dei centri con oltre un milione di abitanti. Il noleggio è visto, fra l’altro, come la possibilità di spalmare su più anni il rischio tecnologico delle nuove motorizzazioni. Una ricerca della società di consulenza, basata su oltre mille contatti con consumatori, evidenzia che l’automobile resta il pilastro della mobilità degli Italiani, un punto fermo anche nelle intenzioni di acquisto future, persino per chi attualmente non la utilizza, così come lo sono il trasporto pubblico e i motocicli; car sharing, monopattini, biciclette e taxi sono invece complementari, rappresentano scelte tattiche e non strategiche. Ma l’allontanamento dall’idea di cambiare l’auto che, per il trenta percento degli intervistati, è legato alla crescita dei prezzi, potrà influire sulla scelta di orientarsi su modelli di marchi asiatici? La risposta è sì: un intervistato su cinque li sta già considerando in virtù della loro convenienza, benché ne percepisca una minore qualità.
Dall’A al B e al C. Passando alle prospettive, Di Loreto evidenzia come l’elettrificazione stia spingendo gli utenti verso segmenti più alti, con una prevalenza di vetture compatte (B) in Italia (50 percento nel 2024, 53 nel 2030) e medie (C) nel resto d’Europa (40 e 42 percento rispettivamente), come effetto della difficoltà per i costruttori di realizzare margini nel segmento A. La conseguenza sarà, nel 2030, che un terzo del mercato italiano si troverà in mano a Case cinesi (4%) o dell’Est Europa, con un chiaro riferimento al modello di business Dacia (7%), ma soprattutto ad altri brand asiatici (20%). ovviamente dalla Cina, però, che si stanno muovendo più risorse, sia nel trovare modi di vendita creativi, come nel caso della Nio, sia nell’aumentare il controllo su tutta la filiera, come dimostrano le decisioni di Byd di acquistare proprie navi e di Chery addirittura di cantieri navali per gestire meglio la logistica. Che il primo di questi nomi sia del gruppo che nel 2022 ha prodotto il maggior numero di auto elettrificate (1,85 milioni fra Bev e Phev) – mentre una quota sempre maggiore di produzione di Case europee trasmigra verso la Cina – spiega come mai, dal 2015 al 2022, il Vecchio Continente abbia perso 5,3 milioni di unità assemblate, ma anche perché il gigante asiatico sia ormai fra i più prolifici nella registrazione di brevetti in Europa: al quarto posto, contro l’undicesimo dell’Italia. Consola che, nel contingente tricolore dei brevetti, l’automotive sia ben rappresentato, ma preoccupa che la componentistica nazionale non sembri avere la taglia adeguata per competere a livello globale: risulta quindi sempre più urgente che anche in altri comparti, oltre che nella meccanica, si sviluppi una tendenza all’aggregazione delle aziende per conservare una leadership riconosciuta.
Le richieste. La parola passa di nuovo a Folonari per sintetizzare le risposte più urgenti attese dal settore del pay per use che, a fronte dell’indiscutibile contributo all’abbattimento delle emissioni climalteranti e inquinanti, rilancia con la richiesta di una parificazione della fiscalità del car sharing rispetto al trasporto pubblico locale, in particolare con una riduzione dell’Iva al 10%, e di un’assimilazione del noleggio a breve termine ai servizi ricettivi e di ristorazione, con un’analoga riduzione dell’Iva al 10% per i servizi resi a turisti stranieri che prendono auto in locazione in stazioni o aeroporti. Quanto alle aziende, l’Aniasa ribadisce la necessità di rivedere i criteri di deducibilità per allinearli al resto d’Europa, quantomeno riguardo alle vetture a basse emissioni. Gli incentivi per il noleggio di auto elettriche o ibride da parte di privati andrebbero poi riportati al 100%, per accelerare la diffusione dei veicoli a minore impatto ambientale.