Audi activesphere – Un po’ crossover, un po’ pick-up per viaggiare in realtà aumentata – VIDEO

E sono quattro, come gli anelli che compongono il simbolo del casato. L’activesphere chiude la saga delle sphere, la famiglia di concept che dà forma al futuro dell’Audi, completata dalle già svelate skysphere, grandsphere e urbansphere. Un coup de thétre, l’ultimo atto: parliamo infatti di una crossover-coupé che all’occorrenza si trasforma in pick-up, tanto elegante nella parte alta della carrozzeria quanto muscolare e catafratta nella sezione più vicina o a contatto con l’asfalto – ma si potrebbe pure dire sterrato, ché la concept ha una doppia anima, stradista e avventuriera, dietro la quale si cela l’ambizione di aggiungere, un giorno, una Suv dura e pura al portfolio-prodotto: ci torneremo su dopo. Ma non finisce qui, perché una volta entrati nell’abitacolo dell’activesphere, e indossati un paio di occhiali per la realtà aumenta, sembra quasi di essere Tom Cruise in Minority Report. Si accede, insomma, a una nuova dimensione che, secondo l’Audi, un giorno farà parte della nostra vita quotidiana. Dentro e fuori dall’auto.

Doppio strato. Cominciamo col presentare il mezzo, che a un primo sguardo si presenta come una suv-coupé di dimensioni importanti: quasi cinque metri di lunghezza per 2,07 di larghezza. Emerge subito la ricerca dei contrasti. Dal tetto ai passaruota, infatti, dominano superfici lisce e pulite, tanto che la parte superiore potrebbe tranquillamente essere isolata e applicata a una coupé a quattro porte. Ma la base su cui poggia è di tutt’altra natura. Una luce a terra di 21 centimetri (variabile fino a 25, in fuoristrada), generosi angoli d’attacco e d’uscita, cerchi da 22” e protezioni per la carrozzeria (specie quelle laterali, mobili, che fuoriescono in modalità off-road e si ritraggono su strada, a favore di una maggiore aerodinamicità) fanno dell’activesphere un giocattolone ibrido e versatile. E il bello deve ancora venire

Voilà, il cassone. A comando, l’auto cambia i propri connotati per venire incontro alle nostre esigenze. Amate andare in mountain bike, oppure in surf? Ecco, allora, che il lunotto scorre in avanti sopra al tetto, una paratia si issa dietro ai sedili e il bagagliaio si trasforma in un letto simile a quello dei pick-up, sul quale è possibile caricare la qualunque. Tutto molto americano? Vero, infatti questa show-car è stata concepita dal Centro Stile di Malibù, affacciato sulla Pacific Coast Highway: naturale, quindi, che un certo stile di vita sia connaturato in questa sphere che, al pari delle sorelle che l’hanno preceduta, è un’elettrica realizzata sulla piattaforma Ppe, con rete di bordo a 800 volt, accumulatori da 100 kWh e potenza di ricarica fino a 270 kW, per un’autonomia nominale di oltre 600 km. Un pianale, sviluppato da Audi in collaborazione con la Porsche, che nel 2023 vedrà la sua prima applicazione con la Q6 e-tron, e che qui, nello specifico, prevede uno schema bimotore (con conseguente trazione integrale) dalla potenza complessiva di 325 kW e 720 Nm.

Occhiali magici. Che ci crediate o no, fin qui siamo al contorno. Come tutte gli altri prototipi Audi di questa famiglia, infatti, anche l’activesphere è stata realizzata, per ciò che riguarda gli esterni, in funzione dell’abitacolo: che è il nucleo la sfera, appunto di un’esperienza a bordo del tutto inedita, garantita dalle innovative tecnologie a bordo, dall’ampio spazio generato dal pianale elettrico e, soprattutto, dalla presenza (presunta) della guida autonoma, oggi impraticabile ma data per scontata nel futuro. Un interno del tutto privo di interfacce visibili e quasi del tutto spoglio di comandi fisici. In Audi spiega il capo del design, Marc Lichte, ci siamo chiesti: cosa c’è oltre il display?. E la risposta è in un paio di occhiali per la realtà aumentata che ci permettono di visualizzare schermate, immagini e dati come se fossero degli ologrammi, con i quali però è possibile interagire a tocchi, gesti o parole come se fossero dei display, sebbene intangibili e invisibili a occhio nudo. Per capirci, tutti le funzioni comprese, per esempio, le regolazioni del clima – sono proiezioni che si possono richiamare semplicemente muovendo un dito o una mano. Le portiere, poi, integrano i comandi MMI touchless, sempre accessibili.

Un derby virtuale. A poche settimane di distanza dal Ces e dalla presentazione della BMW i Vision Dee, sembra dunque accendersi una sfida a distanza tra Ingolstadt e Monaco sull’integrazione della realtà aumentata o virtuale con quella reale nella guida, sia essa attiva oppure del tutto automatizzata. Sulla BMW, come già sappiamo, tutto ciò avviene tramite il parabrezza. L’Audi, invece, si svincola da ogni superficie optando per un approccio completamente libero: puoi scegliere di avere il pannello di controllo ovunque tu voglia, spiega Lichte. In questo caso, però, tutto passa dal filtro di un paio di occhiali VR che la Casa sta sviluppando con una startup londinese e che, in un certo senso, potremmo considerare la nuova chiave d’accesso all’automobile. Il capo-designer non ha dubbi: Questi occhiali saranno l’Hmi (Human machine interface, ndr) del futuro. Non domani, ma fra più di cinque o sei anni e altro elemento di differenziazione dalle altre Case introducono l’elemento della portabilità. Per godere della realtà aumentata anche nelle nostre esperienze al di fuori dall’auto, magari mentre pedaliamo con una delle e-bike ancorate al cassone dell’activesphere.

L’inizio di una nuova (fuori)strada? Se questo è il futuro dell’interfaccia uomo-auto secondo Ingolstadt, tutto il resto non va declassato a pura accademia. C’è sempre un motivo per cui facciamo show-car come queste sottolinea Lichte, alludendo al fatto che, in futuro, potrebbe forse arrivare anche un’Audi con le fattezze di una fuoristrada dura e pura, che riprenda alcuni spunti della activesphere. Nel segmento premium prosegue il designer con queste caratteristiche ci sono solo la Land Rover Defender e la Mercedes-Benz Classe G. Come mai?. Lichte è convinto che anche a Ingolstadt ci sia spazio per un’auto del genere: L’Audi ha una lunga storia legata alla trazione integrale. Un mezzo del genere aggiunge il desgner tedesco sarebbe perfettamente coerente con il marchio. Stay tuned.