Auto elettriche – Il paradosso Italia: giù le vendite, su le colonnine

Quando si parla di mobilità elettrica, l’Italia è ormai considerata una sorta di anomalia nel panorama europeo: l’anno scorso, il nostro Paese è stato l’unico a registrare un calo delle immatricolazioni di auto a batteria (con un -26,9% e 49.179 unità) e una contrazione della quota di mercato dal 7% al 4,3%. Eppure, da altri dati emerge un vero e proprio paradosso perchè, al declino delle vendite, fa da contraltare una forte accelerazione nell’installazione di stazioni di ricarica. Nel suo ultimo rapporto Motus-E parla, infatti, di una crescita a “ritmo da record” nel 2022, grazie a 10.748 nuovi punti, di cui 3.996 solo nel quarto trimestre.

La rete. Secondo l’associazione, si tratta del miglior risultato mai registrato in Italia, che può contare su una rete (al 31 dicembre 2022) di 36.772 punti di ricarica, “più densa in rapporto al parco elettrico circolante rispetto a molti Paesi considerati tra i più avanzati sulla e-mobility”. Infatti, ogni 100 elettriche circolanti, in Italia ci sono 21,5 punti pubblici, a fronte degli 11,5 della Francia, degli 8,2 della Germania e degli 8,9 del Regno Unito un dato che evidentemente emerge dalla bassa penetrazione nel nostro mercato delle Ev. Lo stesso discorso vale per le ricariche ad alta potenza: sono 2,6 ogni 100 Bev circolanti, contro gli 1,5 di Francia, Germania e Regno Unito. Dunque, per Motus-E, l’andamento anomalo delle vendite non dipende da fattori infrastrutturali. “Il report dimostra che nonostante la frenata del mercato, gli operatori della ricarica lavorano a pieno regime per far centrare all’Italia gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti”, afferma il segretario generale Francesco Naso, sottolineando tre “priorità assolute: non sprecare gli oltre 700 milioni di euro del Pnrr destinati all’installazione di più di 21.000 stazioni di ricarica ad alta potenza”; risolvere “il ritardo nell’infrastrutturazione delle autostrade”; affrontare “l’annoso tema delle autorizzazioni”. 

La crescita. Tornando ai numeri, nel 2022 i punti di ricarica installati sul territorio nazionale sono aumentati del 41% rispetto a un 2021, già di suo in crescita del 36%. Rispetto alla prima rilevazione del settembre 2019, si riscontra un balzo del 245%. Inoltre, cresce anche il peso delle infrastrutture ad alta potenza: i punti in corrente continua DC sono raddoppiati dal 6% al 12% e quelli con potenza oltre i 150 kW sono triplicati dall’1% al 3,1% anche grazie a una forte accelerazione nel trimestre ottobre-dicembre (rispettivamente, +34,3% e +60% rispetto ai tre mesi precedenti). Segno positivo anche per le colonnine in autostrada, che al 31 dicembre 2022 raggiungono quota 496 (l’85% in DC con potenza oltre i 43 kW) dai 118 di fine 2021. L’incremento, perè, è fortemente limitato dalla mancata pubblicazione dei bandi previsti per legge per consentire agli operatori l’installazione massiva delle colonnine sulla grande viabilità.

Nord contro Sud. Il dispiegamento delle infrastrutture non è comunque omogeneo sul territorio italiano, visto che il 58% delle prese è sito nel Nord Italia, il 22% al Centro e il 22% nel Sud e nelle Isole. Tra le regioni,la Lombardia è prima con 5.971 prese (il 16% del totale); seguono, nell’ordine, Piemonte e Veneto (11% a testa), Lazio ed Emilia-Romagna (10%) e Toscana (8%). Queste sei regioni coprono il 66% del totale. Nelle 14 città metropolitane, in cui vive orientativamente il 36% della popolazione, si trova circa il 33% delle colonnine. Roma è al primo posto con 2.751, seguita da Milano (1.927), Torino (1.641), Venezia (1.372) e Firenze (882). Agli ultimi posti Messina (298), Cagliari (250) e Reggio Calabria (123). In rapporto agli abitanti, l’area con la maggior densità è la provincia di Venezia (circa 16 punti ogni 10.000 abitanti), seguita da Firenze (quasi 9 punti) e Bologna (circa 8 punti). Guardando invece al numero di punti per chilometro quadrato, al primo posto c’è Milano (circa 122 punti ogni 100 km quadrati), al secondo Venezia (circa 55 punti) e al terzo Roma (circa 51). Il rapporto, per la prima volta, include anche un’analisi spaziale dei punti di ricarica geolocalizzati: nell’86% del territorio nazionale è presente almeno un punto in un raggio di 10 chilometri. Valore che sale a più di quattro nel 79% del Paese e cresce avvicinandosi alle città, dove si superano in molti casi i 600 punti di ricarica nel raggio di 10 km. 

Le “fuori uso”. “Ai grandi passi avanti compiuti in termini di capillarità dovranno seguire naturalmente ulteriori sforzi per la diffusione delle infrastrutture, specie nel Mezzogiorno, che si auspica possano essere coadiuvati da un miglioramento dei processi autorizzativi, ancora troppo lunghi e articolati”, spiega Motus-E, sottolineando anche come oggi il 19% circa delle colonnine non sia utilizzabile per mancato collegato alla rete elettrica o per ragioni di natura autorizzativa (ne abbiamo parlato anche in un’inchiesta ad hoc): “Per questo motivo, è più che mai indispensabile che tutti gli interventi normativi di semplificazione degli iter vengano pienamente attuati dalle amministrazioni locali”.