Autovelox – Non è vero che devessere segnalato un chilometro prima

diventata virale la notizia secondo cui tra il segnale di “controllo elettronico della velocità” e la relativa apparecchiatura debba esservi almeno un chilometro di distanza: “Autovelox, multa annullata se non è segnalato almeno un chilometro prima”; “l’autovelox va segnalato un chilometro prima, altrimenti la multa può essere annullata”; “multa annullata se l’autovelox non è segnalato da almeno un chilometro”. Questi i titoli dei principali siti dei quotidiani italiani, i quali citano una sentenza della Corte di cassazione del 31 agosto scorso. Ma è davvero così?

No, la notizia non è vera. O meglio, è vera ma la distanza a cui si fa riferimento nella sentenza della Suprema Corte non è quella tra il segnale di preavviso e l’autovelox, bensì quella tra l’apparecchiatura e il segnale che indica il limite di velocità. Distanza, peraltro, chiaramente prevista dalle norme attuative sui controlli della velocità. Insomma, la notizia non c’è. E, semmai, sarebbe nella temeraria decisione di un’unione di comuni della provincia di Ferrara di ricorrere per Cassazione contro la sentenza con cui il tribunale del capoluogo emiliano, ribaltando il parere del giudice di pace, aveva dato ragione a un automobilista multato per eccesso di velocità rispetto al limite di 70 km/h.

Le norme operative. A questo punto, può essere utile approfittare della “fake” per riepilogare alcuni punti fermi su autovelox e distanze.

1.
Fuori dai centri abitati deve esserci almeno un chilometro tra il segnale che indica il limite di velocità e la postazione di controllo automatico, ma solo quando il limite imposto è diverso da quello previsto dal Codice per la categoria di strada. Tale distanza minima deve essere garantita anche agli utenti che si immettono sulla strada con una manovra di svolta, quindi coloro che provengono da un ramo di un’eventuale intersezione;

2. In tutte le situazioni (quindi anche all’interno dei centri abitati e anche nelle situazioni di controllo manuale), tra il segnale di “controllo elettronico della velocità” e la postazione stessa deve esserci la distanza prevista dal Regolamento di esecuzione del Codice della strada per i segnali di prescrizione. Ossia:

a: 80 metri sulle strade urbane di quartiere;
b: 150 metri sulle strade urbane di scorrimento con velocità superiore a 50 km/h e sulle strade extraurbane secondarie;
c: 250 metri sulle autostrade e sulle strade extraurbane principali;

Tuttavia, deve esserci una distanza superiore “in relazione al particolare andamento plano-altimetrico della strada e allo stato dei luoghi” (per esempio in curva o in altre situazioni particolari);

3. In generale, in tutte le situazioni, la distanza massima tra la postazione e i segnali – sia quelli di velocità sia quelli di preavviso – è fissata in 4 chilometri.

La legge, però, non dice nulla. Ciò detto, va precisato che la distanza tra il segnale “controllo elettronico della velocità” e la postazione non è prevista né dal Codice della strada, né da specifici decreti ministeriali. Infatti, la norma di riferimento, un decreto del ministero dei Trasporti del 2007 – emanato in seguito alla legge che poco prima aveva stabilito la necessità di presegnalare e rendere visibili le postazioni – parla semplicemente di distanza minima “adeguata […] in modo da garantirne il tempestivo avvistamento (del segnale, ndr) in relazione alla velocità predominante”.
Decisamente generico. Talmente generico da indurre nel 2009 l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a specificare, in una direttiva sulla disciplina del controllo dei limiti di velocità, le distanze sopra indicate (di 80, 150 e 250 metri, a seconda del tipo di strada) tra segnale di preavviso e postazione. Distanze confermate successivamente nel 2017 con una nuova direttiva, la cosiddetta circolare Minniti, dal nome dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, che sostituì la circolare Maroni.

Da tredici anni si aspetta il “decreto autovelox”. Che c’è di strano? Che da oltre tredici anni, ossia dalla riforma del Codice della strada del 2010, si attende l’emanazione, da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del cosiddetto “decreto autovelox” – mai pubblicato a causa dell’ostruzione dei comuni in sede di conferenza unificata – che dovrebbe disciplinare una volta per tutte, in maniera chiara e a prova di interpretazione, i controlli elettronici della velocità. Finora, il governo ci ha messo una pezza con la direttiva Minniti. Adesso, però, servono regole certe.