Bando delle endotermiche – La Germania chiede una deroga per gli e-fuel

Il bando delle endotermiche rimane al centro del lavoro diplomatico di alcuni importanti Paesi europei. L’Italia, per il tramite di alcuni esponenti di primo piano del governo Meloni, promette infatti battaglia e chiede un approccio improntato alla neutralità tecnologica, ma non è l’unica a invitare Bruxelles a non fossilizzarsi sulla strada del solo elettrico. La Germania, per esempio, ha chiesto alla Commissione europea di proporre delle deroghe che consentano la vendita di veicoli a combustione interna alimentati da e-fuel anche dopo il 2035: in sostanza, un tentativo di ottenere maggior flessibilità nell’impiego di carburanti biologici o sintetici.

La posizione di Berlino. “La Commissione dovrebbe presentare una proposta su come possono essere utilizzati gli e-fuel o su come possono essere classificati i motori a combustione che funzionano con carburanti neutri dal punto di vista climatico”, ha spiegato il segretario di Stato per i trasporti, Michael Theurer, in occasione di un vertice ministeriale a Stoccolma. Theurer ha ribadito la convinzione della Germania sull’importanza delle auto elettriche per il contrasto ai cambiamenti climatici (“sono la strada da percorrere”) ma, al contempo, ha sottolineato la necessità di sostenere tecnologie in grado di raggiungere gli stessi obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica. “Abbiamo bisogno della tecnologia dell’idrogeno e anche degli e-fuel, specialmente nei camion e nel trasporto pesante”, ha affermato il politico.

Le aperture. La posizione della Germania non è nuova e si inserisce in un dibattito che sembra aver trovato nuova linfa nel recente via libera del Parlamento europeo al “Fit for 55”, il pacchetto di misure per combattere il cambiamento climatico che comprende l’ormai famoso bando delle endotermiche, nonchè una clausola di revisione al 2026 per verificare i progressi verso una mobilità a zero emissioni e valutare gli sviluppi di alcune tecnologie alternative. La clausola è il frutto di un confronto tra le varie anime dell’Unione Europea e in particolare tra alcuni Paesi, senza grandi tradizioni automobilistiche, che vogliono spingere sull’elettrico a tutti i costi e altri, come per l’appunto la Germania, che, invece, sono fortemente preoccupati per l’impatto sociale e occupazionale del bando delle endotermiche. I timori tedeschi stanno comunque facendo breccia anche nella cortina finora impenetrabile alzata dalla Commissione europea. Lo scorso autunno, il commissario al Mercato Interno e all’Industria, Thierry Breton, ha messo in guardia sulle conseguenze del bando e invitato le istituzioni europee a “rivedere la data del phase out senza alcun tabù”. Tra i perplessi c’è anche la responsabile dei trasporti, Adina Vlean: “Penso che la discussione non sia chiusa anche se, con il voto del Parlamento, la decisione è stata presa”. 

Il veto del ministro dei Trasporti tedesco. La decisione, però, deve essere adottata dal Consiglio Ue prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, che farebbe scattare l’iter di applicazione per tutti i Paesi membri dell’Unione. Il processo potrebbe anche riservare delle sorprese visto quanto dichiarato dal ministro dei Trasporti tedesco alla Bild. Volker Wissing, esponente di primo piano del partito dei liberaldemocratici Fdp, ha minacciato di porre il veto in caso di divieto all’utilizzo degli e-fuel dopo il 2035. “Considerando l’enorme parco di autovetture che abbiamo in Germania, per la Fdp può esservi un compromesso soltanto se è possibile anche l’uso di e-fuel”, ha affermato. “In caso contrario, la Germania non potrebbe accettare la messa al bando dei motori a combustione nell’Ue. Secondo il ministro, la Commissione europea ha un mandato chiaro per consentire l’uso degli e-fuel sia per il parco circolante, sia per le auto immatricolate dopo il 2035.

Il “giallo” sulla modifica alle dichiarazioni. Per dovere di cronaca, c’è da dire, però, che poche ore dopo l’intervista, la parola veto è stata rimossa e sostituita con una più generica “minaccia di disaccordo”. Evidentemente, le parole di Wissing hanno alimentato nuove spaccature all’interno della coalizione di governo di Berlino. Il bando delle endotermiche è da tempo un pomo della discordia all’interno dell’esecutivo guidato dal cancelliere Olaf Scholz e composto da Fdp, socialdemocratici e Verdi. Questi ultimi sono da sempre a favore di un divieto totale e inequivocabile ai veicoli endotermici. Eppure, l’accordo di coalizione fa riferimento proprio agli e-fuel come soluzione per il futuro delle quattro ruote, il che dimostra come a Berlino non siano del tutto condivise le idee su come affrontare la transizione.

Come funziona il diritto di veto. A ogni modo, c’è da dire che l’eventuale potere di veto da esercitarsi all’interno del Consiglio Ue non riguarda temi come quello del bando delle endotermiche. Il voto all’unanimità è previsto, per esempio, per politica estera e sicurezza comune, imposizione fiscale, sicurezza e protezione sociale, adesione di nuovi Stati, cooperazione di polizia operativa tra gli Stati membri. Negli altri casi, basta una maggioranza “qualificata”, una situazione che viene raggiunta quando sono soddisfatte due condizioni in contemporanea: il 55% degli Stati membri (15 Paesi su 27) vota a favore e gli Stati che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione Ue.