Bando delle endotermiche – Salvini propone un referendum ‘anti 2035’, ma la Costituzione non lo prevede
L’auto e la sua industria non sono temi particolarmente dibattuti nella campagna elettorale per il voto del 25 settembre, ma oggi bisogna registrare un intervento a gamba tesa di Matteo Salvini su uno degli aspetti più controversi e dirimenti del futuro delle quattro ruote: il leader della Lega, infatti, ha lanciato la proposta di un referendum sul bando delle endotermiche deciso dall’Europa. Siano gli operai di Mirafiori e di tutta Italia a dire se è giusto licenziare in Italia per avvantaggiare la Cina, ha aggiunto Salvini durante un comizio al mercato di Rivoli, cittadina alle porte di Torino che, nonostante tutto, rappresenta ancora uno dei simboli dell’industria automobilistica italiana e mondiale.
Una posizione non nuova. Non è la prima volta che Salvini si scaglia contro il bando delle endotermiche, che secondo Bruxelles dovrebbe concretizzarsi entro il 2035. Già alla fine di giugno – in particolare dopo il voto dell’Europarlamento favorevole alla proposta della Commissione europea e il conseguente via libera del Consiglio europeo – il leader leghista aveva descritto lo stop alla vendita di auto diesel e benzina come una follia assoluta, un regalo alla Cina e un disastro per milioni di lavoratori italiani ed europei.
Una boutade? In ogni caso, la proposta di referendum lanciata da Salvini rischia di rimanere una promessa elettorale. Già in passato il leader leghista ha lanciato delle proposte su questioni legate all’Unione europea. Per esempio, all’epoca del voto dei britannici favorevole alla Brexit, Salvini annunciò una raccolta di firme per una legge che modificasse la nostra Costituzione e consentisse agli italiani di esprimersi su temi europei. Si sarebbe trattato, evidentemente, di un referendum di tipo consultivo perché avrebbe chiesto agli elettori un parere (comunque non vincolante) su un dato argomento. Lo stesso vale per la proposta odierna, o quantomeno dovrebbe vista l’assenza di dettagli da parte dello stesso Salvini.
Il dettato costituzionale. Secondo la nostra Costituzione, i referendum sono solo di natura abrogativa, propositiva e costituzionale. Tra l’altro, l’unica “consultazione” avvenuta in Italia su un tema europeo risale al 1989, quando gli italiani furono chiamati a esprimersi sulla trasformazione della Cee nell’attuale Unione Europea, ma per indirla fu varata, in via straordinaria, un’apposita legge di integrazione costituzionale. Dunque, per introdurre i referendum consultivi sarebbe necessario apportare prima delle modiche alla Costituzione; tuttavia, la stessa Carta stabilisce un procedimento revisorio estremamente rigido, che coinvolge entrambi i rami del Parlamento e prevede particolari deliberazioni e maggioranze qualificate. Inoltre, anche se fossero introdotti, i referendum consultivi potrebbero avere una natura solo politica ed effetti giuridici limitati. In tal senso non va dimenticato che la Costituzione stabilisce precise disposizioni sul tema dei trattati internazionali come quello di adesione all’Unione europea. A meno che non si voglia mettere in discussione anche l’appartenenza al blocco comunitario, ma questa è tutt’altra faccenda.