Bentley – Su strada con la Continental GT Speed – VIDEO

Nomen omen, Speed. Nella sostanza, la Bentley più potente di sempre: 659 cavalli. Una Continental GT vitaminizzata, che cambia più nei fatti che nell’apparenza. Ruote posteriori sterzanti, differenziale elettronico, dischi carboceramici (-33 kg) da 440 mm con pinze a 10 pistoncini all’anteriore e una taratura più sportiva dell’elettronica. Riassumendo con due dati: 0-100 km/h in 3,6 secondi e velocità massima di 335 km/h.

Mimetizzata. Per riconoscere la Speed da una Continental GT “normale” serve un occhio allenato: griglia scura, cerchi da 22″, scritta in rilievo sul fianco, sottoporta maggiormente in evidenza e scarico dalla forma più aggressiva. Dentro, c’è un contrasto tra i colori dei rivestimenti di pelle e Alcantara molto più accentuato, oltre che una scritta ricamata sui poggiatesta.

Trasformista. Basta selezionare la modalità di guida Sport per capire subito che, volendo, questa Continental essere decisamente più cattiva delle altre GT: la voce si fa aggressiva, lo sterzo prende consistenza, il gas è più pronto, le sospensioni diventano più rigide e la velocità di cambiata si riduce sensibilmente. L’Esc è molto meno invasivo, lascia guidare con maggiori libertà, a tutto vantaggio del divertimento. Per ammissione della stessa Bentley, la gestione elettronica della trazione si è molto “Porschizzata” e interviene solo quando le cose si mettono male. Così, con 900 Nm di coppia, ci si può sbizzarrire in uscita di curva. In mani esperte, quest’auto regala sovrasterzi come se non ci fosse un domani.

A tutta velocità nella base Nato. Per mettere alla prova la nuova Speed, la Bentley ha creato un circuito dentro l’ex base Nato di Comiso, in provincia di Ragusa. Un’esperienza surreale: non capita tutti i giorni di dribblare macerie o bidoni di oli esausti a bordo di un’auto da 225.100 euro (247.600 la cabrio). In questi tempi di immobilismo creativo, almeno dal punto di vista organizzativo, una nota di lode.

L’apparenza inganna. Questa Bentley è imponente: si parla di 22 quintali abbondanti, quindi è un peso massimo a tutti gli effetti, eppure sorprende per come si muove. Il W12 è un’esperienza unica. Non lo senti in moto, è puro velluto nel primo crescendo e, se affondi, ti arriva un ciclone nella schiena. Una spinta bestiale, ma sempre vellutata. questa la sua unicità. forza bruta, ma incredibilmente progressiva. I motori elettrici di ultima generazione ci hanno abituato a sensazioni da vere e proprie catapulte partendo da fermi, ma quello che si prova qui è un mondo a parte.

Premium vera. Raccontare cosa vuol dire sedersi su un’auto del genere può apparire banale, perché è l’elenco completo del mondo premium. Ma è così. Nessuna voce esclusa, con particolarità come gli interruttori a stantuffo delle bocchette di aerazione o il display “multitasking”, ovvero in stile moderno (visore digitale) oppure d’antan (tre strumenti circolari affogati nell’impiallacciato) a seconda dell’orientamento. Su tutto, rimangono impressi il silenzio, la qualità dei pellami e la capacità di assorbimento dell’assetto pneumatico (a tre camere). Quest’ultimo fa davvero la differenza: il livello di confort non è nemmeno paragonabile a quello di un’auto normale. Come reattività di sterzo, la Speed restituisce una bella sensazione. Se stuzzicata, reagisce. Rimane abbastanza piatta in curva, perché la barra antirollio attiva (a 48 volt) contrasta con decisione il coricamento laterale. Questa particolarità elettrica è l’unica concessione di quest’auto al mondo dei watt (cosa positiva o negativa, dipende da voi).

Emozioni d’altri tempi. La frenata è potente e per decretare quanto la resistenza si avvicini a quella di un impianto sportivo bisognerebbe portare la Continental GT in pista. E lì ci potrebbe anche andare la Speed, pur senza velleità alcuna se parliamo di approccio racing. Bentley è e rimane una favolosa macchina del tempo, che ha la capacità di fermarsi (ma non tecnicamente) per restituire gioie di guida che non vorresti mai perdere. Riassume in sé il bello del mondo termico, elevandolo a livelli assoluti in termini di numeri e confort. Un patrimonio da preservare. Costi quel che costi.