BMW Serie 3 – Un facelift che non tradisce loriginale: è sempre bella da guidare – VIDEO

una gatta da pelare che si ripresenta puntualmente. E non accade certo soltanto alla BMW, ma un po’ a tutti i costruttori che hanno in casa un pezzo da novanta, una macchina che, se all’improvviso dovesse per assurdo sparire dalla gamma, farebbe mancare un pezzo dell’identità di una marca. E quando si tratta di rinnovarla, o anche semplicemente aggiornarla, è ogni volta un rebus. In questo, per la Serie 3, vessilllifera berlina sportiva dei colori e dei valori biancoblù, la Casa di Monaco ha scelto la strada più consona e prudenziale: quella di toccare il meno possibile, per non turbare quel delicatissimo equilibrio tra raziocinio e piacere che la dreier ha tradizionalmente saputo tenere insieme come poche altre rivali.

Restyling leggero (e riuscito). Questa è una linea progettuale che è stata perseguita con coerenza su tutti i fronti dello sviluppo del modello rinnovato. E che si intuisce già al primo sguardo: il restyling di questa settima generazione della Serie 3 è stato lievissimo. Forse ancora più del solito, dato che in passato (si pensi alla sparizione dei ciglioni cromati sul doppio rene della E90, accompagnato da tanto di re-design del pannello del cofano) la BMW non si era fatta problemi a rivedere a fondo certi esiti stilistici. Niente di tutto questo è accaduto qui: il facelift ha portato in dote una griglia leggermente più angolare (ma per accorgervene dovete essere o bimmer da forum o avere 11/10 di vista) e soprattutto un gruppo ottico con un paio di novità interessanti: il profilo inferiore senza il dente del paraurti, per un profilo più pulito, e i nuovi Led ad arco rivolto verso il basso (prima guardavano all’insù). Un lavoretto di fino, insomma, senza cedimenti alla tentazione di estendere a dismisura la calandra in altezza, che non sempre ha prodotto esiti convincenti.

Dentro: funziona bene lo schermone. In confronto a quel (poco) che è successo fuori, dentro le modifiche sono state più incisive. La più macroscopica risiede ovviamente nell’ingresso in scena dello schermone panoramico concavo, che incorpora in un unico elemento strutturale le due metà funzionali di base: quella riservata alla strumentazione (ovviamente riconfigurabile) da 12,3 e quella destinata invece all’infotainment che ne misura 14,9. Un’introduzione che ha avuto un’accoglienza non univoca: la vox populi che leggiamo nei commenti sui nostri canali social punta un po’ il dito verso l’apparenza un po’ appoggiata sulla plancia di questo elemento (e devo dire che mi sembra meglio integrato il Curved display sulle compatte, con i suoi angoli più smussati). Ma d’altra parte va anche sottolineato come il nuovo sistema operativo proprietario 8.0 (con comandi vocali avanzati, funzionalità BMW ID, BMW Intelligent Personal Assistant e aggiornamenti da remoto) scivoli tra i menu con l’agilità di uno smartphone e renda tutte le operazioni principali semplici e intuitive: per qualità grafiche e d’interazione (l’affidabilità della realtà aumentata in parcheggio ne è un esempio) il Connected drive resta un riferimento assoluto nel panorama attuale.

Addio (definitivo) al cambio manuale. Con un approccio non dissimile, la BMW si è mossa sul piano dei motori: poche novità, ma significative. Primo: via il cambio manuale dalla gamma. Adesso c’è solo l’automatico su tutte le versioni (con mini-cursore elettronico al posto della classica leva). Secondo: adesso la trazione integrale è disponibile su entrambe le varianti ibride plug-in (e la più potente è passata da 252 a 292 CV). Il resto è continuità, tanto sui motori a benzina (tre powerstep del 2.0 turbo quattro cilindri, da 156, 184 o 245 CV), quanto sui diesel (2.0 quattro cilindri da 150 o 190 CV, 3.0 sei cilindri in linea da 286 CV) e sulle varianti M Performance, che restano la M340i xDrive (3.0 sei cilindri turbobenzina da 374 CV e la M340d xDrive (3.0 sei cilindri diesel da 340 CV).

Resta sempre un riferimento. una continuità, quella sul fronte della meccanica, che si percepisce genuina e benvenuta anche una volta su strada. Pure dopo l’aggiornamento di metà carriera, la BMW Serie 3 di settima generazione si conferma un’auto senza dubbio equilibrata, ma di un equilibrio che trova il suo baricentro sbilanciandosi evidentemente in direzione del dinamismo. Solo l’Alfa Romeo Giulia le assomiglia (e questo lo abbiamo ribadito numerose volte, anche alla luce dei numeri registrati in pista) per comportamento, reazioni e bontà dei feedback restituiti dai comandi principali. Ma anche sul piano dell’efficacia e della rapidità nel rispondere agli input di chi guida non sono in molte quelle che le stanno dietro: tutto questo si traduce ovviamente in qualche compromesso sul fronte del confort, ma si rimane ampiamente nell’ambito della ragionevolezza.

Uno sterzo inconfondibile. Prendere le curve con la normalissima 320d Touring che ho guidato nelle morbide campagne bavaresi è stata un’esperienza non priva di retrogusti piacevoli: merito del motore, che qui con 190 CV e 400 Nm comincia a dosare quel po’ di appagamento personale che non guasta. Merito di quell’incrollabile certezza costituita dall’otto marce ZF. O dello sterzo, ineccepibile per prontezza già dai piccoli angoli e rigore nel tenere la traiettoria impostata, senza dover ricorrere a successive correzioni. Ma anche e questo va ben sottolineato a onor del vero del pacchetto M Sport sull’auto che ho provato. E non è roba da poco: con sospensioni irrigidite, differenziale sportivo e impianto frenante potenziato tutte le fasi fondamentali di inserimento, percorrenza e uscita migliorano drasticamente.

La M340i xDrive: sportiva vera. Vale la pena di dedicare, in conclusione, qualche considerazione anche alla M340i xDrive: modello senza dubbio di nicchia per il suo posizionamento di mercato (i listini toccano con lei quota 74.550 euro, laddove la entry level della gamma parte da 45.550 euro), ma altresì interessante per gli spunti dinamici che offre: come tutte le M Performance di attuale produzione, dalla freschissima M240i xDrive su su fino alla full-size M850i xDrive, anche quella basata sulla Serie 3 merita a pieno titolo l’iniziale del reparto Motorsport nella sua denominazione. Per come suona e tira, il sei in linea ti trasmette sensazioni non lontane da una vera e propria M3. E le inclinazioni complessive di elettronica di gestione e cambio, così come le reazioni del telaio, sono tutto fuorché quelle di un surrogato diluito di qualcosa d’altro. Metteteci dentro il divario di prezzo con la M3 vera e propria (25 mila euro!), quella mezza tacca di esuberanza in meno (che nella guida di tutti i giorni può non dispiacere), e otterrete una sportiva vera. Tutt’altro che da prendere sottogamba.