Bologna – Salvini annuncia una direttiva contro la Zona 30
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato l’introduzione di una nuova direttiva contro la possibilità di estendere a un’intera città il limite dei 30 km/h al posto dei 50 km/h. Si infiamma dunque il duello fra il dicastero di Porta Pia e il sindaco del capoluogo felsineo, Matteo Lepore. Che da metà gennaio ha imposto i 30 all’ora quasi ovunque, con controlli elettronici della velocità tramite Telelaser in alcune zone e multe immediate a chi sgarra.
Cosa dice la legge oggi. Attualmente, il comma 1 dell’articolo 142 del Codice della strada impone che la velocità massima nei centri urbani non superi i 50 km/h (70 km/h su poche strade ad alto scorrimento), mentre il comma 2 consente agli enti proprietari della strada di fissare limiti massimi diversi da quelli del comma 1, in determinati tratti quando opportuno, seguendo le direttive impartite dal ministro delle Infrastrutture. Questo può modificare i provvedimenti presi dagli enti proprietari se contrari alle proprie direttive e al comma 1. Ammessi i controlli della velocità, purché rispettino numerose condizioni indicate dal Codice della strada e da una quindicina di circolari.
Quale possibile modifica domani. Con una direttiva, il ministro Salvini vuole restringere la possibilità di creare zone 30 che siano estese a interi centri urbani. La nota del ministero dice che l’intenzione è chiarire e semplificare il tema dei limiti di velocità dell’articolo 142 del Codice della strada, comma 2. Per trovare un ragionevole equilibrio tra l’esigenza di garantire la sicurezza (una priorità) ed evitare forzature che rischiano di generare l’effetto contrario. In questo senso, il Mit ha già portato in Conferenza unificata anche una proposta per arginare l’utilizzo degli autovelox nei centri urbani e controllare limiti sotto 50 all’ora. Infatti, il ministero vuole far utilizzare i rilevatori di velocità e introdurre le Zone 30 in aree sensibili e a rischio incidenti, anziché in modo generalizzato e meno efficace se non vessatorio. Insomma, sì a Zone 30 ragionevoli, con forte presenza di utenti vulnerabili (come pedoni e ciclisti) o in aree residenziali o frequentate da bambini.
Cosa può cambiare. Se questa idea diventasse realtà, per legge il Comune di Bologna non potrebbe più imporre il limite di 30 chilometri orari quasi ovunque con così tanta facilità. Ieri, infatti, il ministro Salvini ha affermato che una città a 30 km/h non rispetta lo spirito della legge, rincarando la dose e definendo irragionevole e ideologica la decisione del Comune di Bologna. Cambiando le normative, un centro abitato a 30 km/h infrangerebbe il Codice della strada: ciò porterebbe a un necessario dietrofront per Bologna e preverrebbe l’estensione generalizzata delle Zone 30 in altre città.
Occhio al precedente. Il ministero mira anche a prevenire forzature e fughe in avanti che rischiano di essere smentite anche dai giudici, come già successo a Milano a proposito dell’obbligo per i mezzi pesanti dei dispositivi per l’angolo cieco. Il riferimento è alla decisione del Tar Lombardia di cancellare l’obbligo di sensori per l’angolo buio per l’accesso di camion e bus nell’Area B di meneghina, accogliendo il ricorso di Assotir e Sistema Trasporti. Alla base della sentenza il fatto che l’amministrazione meneghina, come qualunque altro ente locale, non può imporre l’installazione di sistemi elettronici sui veicoli.