Car [and the] City – Tavazzi (Ambrosetti): ”Le città cambieranno, ma lauto avrà sempre un ruolo importante”

Le città sono destinate a subire profonde trasformazioni in un futuro ormai prossimo ma l’auto continuerà ad aver un ruolo importante per la mobilità individuale. Ne è convinto Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Scenari e Intelligence della società di consulenza The European House – Ambrosetti. In questa intervista, Tavazzi ci fornisce un quadro sui principali cambiamenti che interesseranno il rapporto tra le quattro ruote e le aree urbane. 

Nelle città del futuro le auto avranno ancora un ruolo?
I centri urbani sono le aree del Paese dove sono maggiori le necessità di garantire un riequilibrio ambientale ed ecologico. Nonostante il lockdown, nel 2020, 60 città italiane hanno sforato i limiti relativi alle emissioni di PM10 fissati dall’OMS (una media annuale di 20 microgrammi per metro cubo). La mobilità individuale nelle grandi città è quindi necessariamente destinata a cambiare radicalmente nei prossimi anni e infatti tutte le città si stanno organizzando per sviluppare un sistema di trasporto più efficiente, sostenibile e incentrato sui nuovi bisogni degli utenti. innegabile che l’evoluzione in atto con offerta di mobilità più ampia e personalizzata, basti pensare ai servizi di Mobility-as-a-Service di cui si iniziano a vedere sperimentazioni anche nel nostro Paese porterà a ridurre il peso della mobilità individuale. Le auto manterranno, però, ancora un ruolo importante perché restano tuttora il mezzo più utilizzato (in oltre sei spostamenti su dieci) e più apprezzato dai cittadini (con una valutazione di 8,4 su una scala massima di 10 a fronte di un punteggio pari a 6,9 dei mezzi della mobilità in condivisione e di 6,2 del trasporto collettivo). L’emergenza Covid-19 ha poi ulteriormente consolidato le preferenze degli italiani verso il mezzo individuale (ricordiamo che l’Italia è il secondo Paese in Europa per più alto tasso di motorizzazione). A mio avviso, assisteremo pertanto a un ribilanciamento nel peso relativo delle diverse forme di mobilità più che a una radicale riduzione delle auto. Gli scenari più accreditati al 2030 indicano infatti una sostanziale stabilità del parco circolante, intorno ai 37 milioni di veicoli. 

Quali sono le principali evoluzioni per la mobilità urbana in un’ottica di sostenibilità ambientale?
In questo momento la naturale evoluzione della mobilità non può che riguardare il paradigma della smart mobility che, peraltro, si posiziona esattamente alla confluenza dei due fenomeni più importanti che stiamo osservando in questa fase storica: la transizione digitale e quella ecologica. All’interno di questo paradigma, elettrificazione del trasporto (pubblico e privato), mobilità in condivisione, micro-mobilità, mobilità collettiva potranno tutti contribuire – per la loro quota di pertinenza – a rendere la mobilità urbana più sostenibile. Ovviamente oggi in ambito urbano il trend principale legato alla sostenibilità è la crescita della mobilità elettrica sia nella dimensione del trasporto privato a ottobre 2020 abbiamo superato le 200mila vetture Bev e Phev nel parco circolante sia nel trasporto collettivo. In quest’ultimo ambito, grazie ai fondi del Pnrr e del Piano Strategico Nazionale per Mobilità Sostenibile potremo assistere nei prossimi cinque anni a una importante crescita dei bus elettrici. Per quanto riguarda la mobilità individuale non bisogna poi dimenticare che un contributo alla sostenibilità ambientale può venire anche dall’accelerazione del tasso di ricambio: con il ritorno al tasso di ricambio pre-crisi del 2009 (6,7% medio a fronte del 4,8% degli ultimi cinque anni) si possono, infatti, ridurre le emissioni di CO2 di 4,6 milioni di tonnellate aggiuntive sfruttando anche i più moderni Euro 6 in sostituzione dei veicoli più vecchi.

Quanto e come il progresso tecnologico e i nuovi servizi digitali per l’auto del futuro potranno influenzare la mobilità?
Connettività e servizi digitali sono gli elementi costitutivi dell’auto del futuro e influenzeranno la mobilità urbana accrescendo, di fatto, lo scambio di informazioni tra il singolo veicolo e chi si trova nella posizione di pianificare traffico e spostamenti nelle città. Per molti aspetti le auto saranno sempre più degli oggetti connessi capaci di produrre una significativa quantità di dati. Dal mio punto di vista, la profondità con cui questa evoluzione finirà per modificare la mobilità urbana per come la conosciamo oggi dipende dalla capacità che avranno le Città di dotarsi di infrastrutture IT e delle competenze necessarie ad analizzare e valorizzare i dati che saranno prodotti dai veicoli. In altri termini, se il progresso tecnologico dei veicoli sarà sempre più un tratto comune, gli impatti sulla mobilità urbana saranno verosimilmente diversificati a seconda di quanto una singola città sarà in grado di generare valore dai dati. Valore che, in questo caso, è sostanzialmente legato alla riduzione della congestione stradale e all’ottenimento un trasporto urbano più efficiente e sostenibile.

Quanto sarà importante il quadro regolatorio per promuovere i servizi e le tecnologie?
Far evolvere il quadro regolatorio è fondamentale per sviluppare servizi avanzati che vadano nella direzione dell’auto connessa e potenzialmente della valorizzazione di Intelligenza Artificiale applicata ai veicoli. A questo proposito, due ambiti mi sembrano oggi prioritari. Il primo riguarda direttamente la valorizzazione dei dati prodotti dalla mobilità. Penso, in primis, alla creazione di data space dedicati alla mobilità e funzionali a determinare standard comuni e interoperabili sul modello di quanto previsto dal progetto Europeo Gaia-X e, in ultima analisi, a sostenere la creazione di un vero ecosistema dei dati della mobilità. Il secondo aspetto riguarda la creazione di un contesto normativo che favorisca le sperimentazioni, siano esse legate a progetti di sviluppo coordinati tra pubblico e privato (es. gestione del traffico, miglioramento dell’intermodalità, ecc.) piuttosto che allo sviluppo di nuovi modelli di mobilità condivisa o allo sviluppo di servizi di infotainment associati alla mobilità. Certamente l’Europa ha delineato una roadmap molto chiara, basti pensare a iniziative quali la Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente e, ancora prima, il Fit for 55 Package. L’Italia sembra poi volere giocare una partita in attacco: è di pochi giorni fa la decisione, formalizzata durante una riunione del Cite – il Comitato interministeriale per la transizione ecologica – dello stop al motore endotermico dal 2035 proposto dalla Commissione Ue, indicando così la strada verso auto elettriche o a idrogeno. In questi processi il fattore tempo e la giusta velocità della transizione saranno essenziali per garantire dei percorsi di trasformazione sostenibili dal punto di vista economico, industriale e sociale.

Le nuove tecnologie potranno aiutare a prevenire blocchi e limiti alla circolazione e magari a decongestionare il traffico?
Le nuove tecnologie possono sicuramente aiutare a migliorare la gestione delle città abilitando un traffico veicolare fatto di auto che siano, da un lato, più ecologiche e, dall’altro lato, capaci di generare un numero crescente di dati che possono essere sfruttati per decongestionare il traffico ottimizzando la viabilità di fatto in real-time. Queste indubbie opportunità devono, però, essere lette insieme al punto affrontato in precedenza, ovvero alla necessità di costruire un framework regolatorio in cui queste nuove tecnologie possano essere efficacemente usate per contribuire a una mobilità più connessa ed efficiente. C’è poi un ulteriore e, a mio avviso fondamentale, fattore di cambiamento che il progresso tecnologico potrà portare: la riduzione degli spostamenti inutili e l’ottimizzazione delle tratte. Questo è già oggi un punto all’attenzione dei decisori pubblici e dei pianificatori e infatti nelle nuove linee guida del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile è chiaro l’indirizzo di adottare un paradigma di Avoid, Shift, Improve, in cui il primo punto riguarda esattamente evitare i viaggi sostituibili.

Le auto high-tech potranno diventare il perno di un nuovo rapporto tra mobilità individuale e gli agglomerati urbani, e magari aiutare a ripensare gli spazi?
Il paradigma evolutivo è sempre più basato sulla combinazione di due elementi. Il primo elemento è costituito dalla Mobility-as-a-Service, in cui – indipendentemente da chi sia il soggetto che integrerà i servizi di mobilità (pubblico, privato oppure anche l’operatore di TPL) sia effettivamente offerta agli utenti la possibilità di scegliere il proprio servizio di mobilità preferito per spostarsi tra due luoghi. Tale servizio sarà verosimilmente svolto sempre più da veicoli condivisi e, in futuro, autonomi. Il secondo elemento riguarda, invece, la definizione di una nuova esperienza di mobilità, che vada oltre la semplice scelta di soluzioni di spostamento per comprendere nuovi servizi avanzati. Si pensi, per esempio, a soluzioni che consentono di identificare i parcheggi liberi riducendo i tempi di ricerca piuttosto che ai servizi di infotainment di cui sono sempre più dotati i veicoli. In altri termini, i veicoli saranno sempre più capaci di ridurre le proprie esternalità negative (in primis ambientali ma anche di congestione stradale e incidentalità) per le città. In questo senso, i veicoli connessi potranno aiutare le amministrazioni locali a ripensare gli spazi urbani, ottimizzando gli spazi e i tempi di spostamento. Per molti aspetti il cosiddetto paradigma della città in 15 minuti, in cui il cittadino può trovare tutti i servizi di cui necessita senza spostarsi per più di un quarto d’ora, è perfettamente complementare con una mobilità individuale capace di ridurre i tempi e di svolgere efficacemente la propria funzione. Tutto questo passerà necessariamente da una pianificazione che dovrà essere realmente integrata tra lo sviluppo dei sistemi della mobilità e la pianificazione urbanistica, con un ridisegno degli spazi e delle funzioni anche tenendo conto dei trend che la pandemia ha accelerato, come quello dello smart working. Le città del futuro (molto prossimo a mio modo di vedere) saranno sostanzialmente diverse da quelle che oggi conosciamo.