Cardinali (Unrae) – Non è la svolta, ma il mercato recupererà un po nei prossimi mesi

Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae, non è un tipo che si sbilancia. E di fronte a un mercato che dopo dodici cali consecutivi mette a segno un sostanziale invariato invita alla prudenza: Non è possibile parlare di inversione di tendenza, non vi sono elementi sufficienti per affermarlo. Certo, negli ultimi tempi si osserva un rallentamento della caduta. Ci si augura, dunque, che i prossimi siano mesi di crescita. Secondo il numero due dell’associazione delle Case estere il 2021 dovrebbe chiudere attorno a 1,35 milioni di unità. E sulla possibilità di introdurre un extrabonus legato all’Isee, mostra un ceto scetticismo: Concettualmente non avrei obiezioni, ma la misura non sposterebbe il mercato totale, non riuscirebbe ad accelerare la transizione energetica. Viceversa, aprire alle persone giuridiche, magari anche escludendo le autoimmatricolazioni, avrebbe un impatto immediato e quantitativamente maggiore.

A luglio il mercato del nuovo ha registrato il tredicesimo calo consecutivo, ma la contrazione, stavolta, è minima. Di fatto il consuntivo è invariato. La caduta è finita?
Intanto non parlerei di calo, 900 macchine in meno in un mese sono un pareggio. Siamo allo stesso livello dell’anno scorso, che però, va ricordato, era sotto del 20% sul 2020 e del 28% rispetto al 2019. Per non parlare del cumulato: il consuntivo dei primi sette mesi è del 35% inferiore al 2019. Il mercato, dunque, resta depresso. E non è possibile parlare di inversione di tendenza, non vi sono elementi sufficienti per affermarlo. Certo, negli ultimi tempi si osserva un rallentamento della caduta. Ci si augura, dunque, che i prossimi siano mesi di crescita. Anche perché una variazione nulla tra agosto e dicembre significherebbe una perdita acquisita di 200 mila immatricolazioni sul 2021. Vorrebbe dire un mercato da 1,2 milioni di targhe

E invece che cosa prevedete per fine anno?
La nostra previsione aggiornata indica 1,35 milioni di immatricolazioni. Dunque, ci aspettiamo un piccolo recupero nell’ultima parte dell’anno. Però è presto per dire che è cominciato.

Quanto può aver influito il peggioramento del contesto nazionale? A luglio c’è stata la crisi di governo, sono state sciolte le Camere, è iniziata la campagna elettorale e si è tornati a parlare di incentivi con l’idea di introdurre un extrabonus legato all’Isee. Sono elementi che hanno influito e che potrebbero influire nei prossimi mesi?
Tutte le volte che si parla di introdurre o modificare gli incentivi si provoca un danno. Qualsiasi rumor genera un clima di attesa e di incertezza che potrebbe far rinviare l’acquisto da parte degli interessati. Bisogna fare, non parlare.

Nel merito, invece?
Concettualmente non avrei obiezioni, anche altri paesi hanno incentivi con ammontare legato al reddito. Purtroppo in Italia l’indice Isee è un indicatore non affidabile. Si rischia che l’extrabonus vada a chi non dovrebbe averne diritto. 

La bassissima domanda di incentivi, però, richiede necessariamente un intervento della politica. Non sui può far finta che non vi siano problemi, no?
In termini di mercato sarebbe molto più efficace l’apertura alle persone giuridiche. Non dimentichiamo che stiamo parlando di incentivi su auto che hanno prezzi di listino mediamente alti. Se l’Isee fosse un indicatore affidabile, difficilmente una persona con un reddito di 30 mila euro comprerebbe un’auto che costa di più, in alcuni casi molto di più. Nemmeno con un contributo di 7.500 euro. Potrebbe farlo con la formula del noleggio a lungo termine, che però è escluso dagli incentivi. In ogni caso la misura non sposterebbe il mercato totale non riuscirebbe ad accelerare la transizione energetica. Viceversa, aprire alle persone giuridiche, magari anche escludendo le autoimmatricolazioni, avrebbe un impatto immediato e quantitativamente maggiore. La stessa apertura degli incentivi al noleggio a privati, non sposterebbe sostanzialmente il mercato ma sanerebbe un vulnus.  

Secondo lei c’è davvero la possibilità di modificare la norma sugli incentivi con decreto legge a camere sciolte?
Sì, il decreto aiuti può essere il treno da prendere. Parliamoci chiaro: stiamo parlando di un tiraggio medio che si aggira intorno a 70 prenotazioni al giorno di elettriche e 50 di plug-in. Che, peraltro, non è detto che si traducano automaticamente in immatricolazioni e comunque chissà quando. Tutto ciò proietta un residuo di fine anno enorme, una cosa che non ha senso. Ci troveremmo a riportare i fondi al 2023 o a perderli, un assurdo in questa situazione di mercato. assurdo che uno schema che ha funzionato benissimo fino all’anno scorso si sia inceppato per una scelta immotivata. Il timore di accaparramento da parte delle concessionarie si poteva gestire con una misura specifica, ed era già scongiurato dall’obbligo di detenzione per almeno 12 mesi. Escludere le aziende tout court e il noleggio, invece, è stata una sciocchezza. Il governo fa ancora in tempo a riparare, se vuole.

Tornando al mercato, la crisi non è dovuta anche a macchine che costano sempre di più?
Dare un peso ai singoli fattori è impossibile. C’è una concomitanza di situazioni negative che non si era mai vista prima: la crisi economica, che, al di là del Pil, è palese e si manifesta negli indicatori di fiducia dei consumatori; la propensione all’acquisto molto bassa per i beni durevoli; un contesto di inflazione che non vedevamo da prima dell’ingresso nell’euro; poi c’è il tema dell’incertezza sulle alimentazioni, il prezzo dei carburanti alto che erode il potere d’acquisto e genera preoccupazione. Tutto ciò taglia fuori un gran numero di persone da qualsiasi spesa importante. Non dimentichiamo, poi, che veniamo da un biennio in cui la macchina è stata usata molto meno del solito e che lo smart working ha cambiato la mobilità di molti. Anche il ciclo di sostituzione del parco si è di conseguenza allungato.

L’impressione, però, è che le Case non facciano nulla per sostenere il mercato. Campagne non se ne vedono e gli sconti sono al lumicino Solo colpa della crisi dei microchip e della logistica oppure è inutile sollecitare una domanda che non risponderebbe comunque?
Non è un problema di assenza di campagne, è un problema di scarsità di prodotto disponibile in tempi brevi. Questo aspetto va messo al primo posto insieme alla debolezza della domanda. C’è una sofferenza dell’offerta e non siamo nella situazione di poter proporre schemi di sollecitazione della domanda, che hanno un senso solo in prossimità della fine del tunnel. Si stima che la crisi dei microchip e della logistica sarà superata solo nel 2024. Credo che finché non si avrà la certezza che questo problema è superato sarà difficile vedere spinte.