Cardinali (Unrae) – “Scordiamoci per molto tempo i due milioni di targhe”

“Un dato drammatico”. Non usa mezzi termini Andrea Cardinali nel commentare i numeri del mercato dell’auto a settembre. Secondo il direttore generale dell’Unrae, il 2021, a questo punto, potrebbe chiudere con un milione e mezzo di immatricolazioni, appena 100-150 mila in più rispetto all’anno nero 2020.

Per il terzo mese consecutivo le immatricolazioni crollano a doppia cifra rispetto al 2020
un dato drammatico. Si stanno sommando più aspetti che stanno determinando una crisi di domanda e una crisi di offerta, ma è impossibile capire quanto pesi una domanda inevasa per carenza di prodotto e quanto un calo di domanda provocato dalla fine degli incentivi. Come sa noi non possiamo raccogliere dati, però pare che in termini di raccolta ordini le cose non vadano malissimo nelle concessionarie.  chiaro che un allungamento dei tempi di consegna si riflette sulle immatricolazioni. Anche perché, in molti casi, i clienti non sono più disposti ad aspettare.

Se si disaggrega per canali di vendita, però, emergono differenze sensibili. Il noleggio a lungo termine, per esempio, perde la metà del mercato
Il noleggio a lungo termine perde meno del mercato, restando un canale relativamente in salute. Il dato è probabilmente più legato alla mancanza di prodotto che al calo di domanda. Sui canali, il crollo più eclatante è quello sulle autoimmatricolazioni, che perdono il 45% ma non si azzerano come forse ci si potrebbe aspettare in un contesto di short supply. Sarebbe interessante analizzare in profondità le 10 mila autoimmatricolazioni del mese, cosa che ovviamente non abbiamo ancora avuto tempo di fare.

A questo punto, che previsioni ci sono per il 2022?
Nonostante le buone previsioni macroeconomiche, non so se supereremo il milione e mezzo di immatricolazioni. La crisi globale dei microchip non sembra destinata a risolversi prima del 2023 e difficilmente vedremo nuovi incentivi alle auto con motore endotermico. E difficilmente vedremo su quelle elettriche gli stessi contributi del 2020 e 2021. Tra l’altro, i numeri dell’elettrico oggi sono molto diversi da quelli di un anno fa, e auspicabilmente saliranno ancora. Un conto è trovare risorse per supportare una quota di mercato di qualche punto percentuale, altra cosa è riparametrare tutto su quote dell’8-10%, se non di più. L’ordine di grandezza, a parità di contributi, sarebbe del miliardo, miliardo e mezzo di euro. E questi soldi non ci sono. O meglio, ci sarebbero ma il governo non mi pare intenzionato a metterli sull’automobile. D’altro canto, senza incentivi il mercato si ferma, lo si è visto persino in Norvegia, dove la situazione è anni luce più avanzata. Dunque, è possibile che un bonus arriverà ma non dell’importo a cui eravamo abituati. Spero di sbagliarmi, ma anche nel 2022 non vedo un mercato molto lontano dal milione e mezzo.

questa la nuova dimensione del mercato italiano, in questa fase storica?
Come ho detto, il problema dei chip prima del 2023 non si risolverà. Ma è impossibile dire all’alba del 2023 che struttura del mercato avremo. Secondo me, in ogni caso, i 2 milioni ce li scorderemo per molto tempo ancora.

Cosa sta succedendo alle alimentazioni? Come si spiega l’impennata delle elettriche a settembre? La quota è decuplicata in appena due anni
Sì, ma sono quote di un mercato che tracolla. Anche le quote vanno prese con le molle. Poi, certo, c’è stata la corsa agli incentivi, ma non dimentichiamo che si è trattato di prenotazioni, di ordini. Le immatricolazioni, in realtà, si “spalmano” nel corso dei mesi successivi. davvero difficile mettere a fuoco le dinamiche del mercato in questa situazione, è tutto un po’ inafferrabile, anche le quote “sballano”. Se a settembre avessimo immatricolato 150 mila macchine, come due anni fa, la quota delle elettriche sarebbe stata la stessa? Probabilmente no.

Non è che in questa situazione le Case stanno cercando di orientare la domanda sulle elettriche e plug-in, anche a costo di perdere volumi da compensare con margini su più alti su questi prodotti?
Non si può dire, però ogni considerazione, in questa fase, è plausibile. Certamente gli obiettivi di emissioni ci sono e senza la “spina” non si raggiungono. Poi c’è anche l’aspetto industriale, cioè gli investimenti sulle nuove piattaforme che devono essere ammortizzati con i volumi. Questa variabile può avere un certo peso, ma non c’è un disegno, sono logiche industriali dettate dal mix di prodotto, dagli investimenti e dagli obiettivi. E poi non dimentichiamo l’aumento del prezzo delle materie prime.

Tutto ciò che impatto ha sui consumatori, che, non dimentichiamolo, valgono due terzi delle targhe? I listini sono mediamente stabili, ma sono scomparse campagne e promozioni. In questo contesto non è che i consumatori stanno decidendo davvero di stare alla finestra in attesa di tempi migliori?
L’incertezza è grande e generalizzata. E tutto questo ottimismo sull’economia mi pare azzardato. vero che il Pil aumenta del 6%, ma aveva perso il 9%… In questa fase i fattori di incertezza si moltiplicano. E non parlo solo di incentivi e alimentazioni, ma anche di prezzi dei carburanti e dell’energia elettrica. tutto molto, molto volatile e aleatorio.

Si naviga a vista?
Assolutamente sì. Ed è paradossale che si abbia un piano al 2026, ma non si sappia cosa accadrà tra tre mesi.

Dove va il mercato?
Se mi permette una battuta direi contro un muro. L’unica notizia, in questo contesto, sono sicuramente i 100 mila veicoli elettrificati da inizio anno. In meno di un anno abbiamo raddoppiato il circolante. Tutto ciò si è riflesso sulla CO2, al minimo storico a settembre 2021. I 114 g/km sono un bel segnale, ma siamo ancora lontani dai 95 g/km e il 55% di riduzione di emissioni tra il 2021 e il 2030 sarà una sfida da far tremare i polsi. Il 55% dei 120 g/km che ipotizzo per il 2021 significa ridurre la media delle emissioni di 66 g/km in nove anni, quindi, in media 7,3/g/km all’anno. Impossibile da raggiungere senza un’elettrificazione molto spinta.