Caro carburanti – Accise, disponibilità, listini: ecco come si arriva ai prezzi alla pompa
Il caro carburanti è il tema caldo del momento. Benzina e diesel hanno superato i 2 euro al litro e i prezzi alle pompe continuano a salire malgrado le quotazioni del petrolio siano lontane dai picchi di pochi giorni fa: il Brent, l’indice di riferimento internazionale, è sceso sui 112 dollari al barile dai 138 di inizio settimana. I rincari producono delle ovvie conseguenze sulle tasche degli automobilisti e, a cascata, sulla vita di tutti i giorni visto quanto pesa in Italia il trasporto su gomma nella distribuzione di beni alimentari o di prima necessità. Non a caso, l’Istat ha rilevato un tasso di inflazione per febbraio del 5,7%, il massimo dal 1995. Ma cosa sta succedendo sul mercato petrolifero? Per avere delle risposte, Quattroruote ha contattato Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli.
Diesel? Manca prodotto. Innanzitutto, c’è da capire perché il diesel, in alcuni casi, abbia superato la benzina malgrado accise più basse (0,617 euro/litro contro 0,728). un problema di disponibilità di prodotto, spiega Marsiglia, sottolineando come la carenza di gasolio sia direttamente collegata ai problemi di approvvigionamento delle raffinerie e alle successive fasi di lavorazione. In sostanza, gli impianti hanno dovuto rivedere la programmazione produttiva per tener conto di tutta una serie di difficoltà (la logistica, per esempio, ha un peso notevole nelle scelte aziendali soprattutto quando i noli delle petroliere sono elevati come nell’attuale situazione). Dunque, considerando anche che i carburanti dipendono dalle scelte politiche di ogni singolo Paese, molto è legato alle attività delle singole raffinerie e alla tipologia di clientela. In questo quadro non va dimenticato come il peso delle diesel sul parco circolante sia da anni in considerevole contrazione (fino a poco tempo fa il gasolio rappresentava oltre il 50% dell’immatricolato, mentre oggi supera di poco il 20%) e pertanto le attività di raffinazione sono state tarate su un determinato bacino di clienti.
Nessun guadagno. Un’altra particolarità emersa negli ultimi giorni è rappresentata dalle pompe bianche e dai loro prezzi anche superiori a quelli delle compagnie. Si tratta di una dinamica speculativa? Marsiglia è categorico: Le no logo non stanno facendo alcun guadagno, sono in sofferenza anche loro. Proprio la condizione delle pompe bianche spinge il presidente di Federpetroli a sottolineare come sia l’intera rete di distribuzione a pagare il prezzo maggiore dell’attuale situazione. E non stanno registrando guadagni neanche i raffinatori. Le raffinerie sono in perdita, in questo momento nessuno sta guadagnando, sottolinea Marsiglia, facendo presente come un prezzo di 120 dollari al barile consenta solo di recuperare in parte le perdite subite con la pandemia. Il comparto dell’Oil&Gas non sta dunque registrando utili mirabolanti come paventato da più parti. La speculazione è più che altro da addossare ad altre componenti del mercato: si tratta, secondo Marsiglia, dei grandi broker internazionali che cercano di accaparrarsi quanto più petrolio possibile e, spesso e volentieri, bloccano le petroliere in acque internazionali in attesa del miglior offerente.
Accise e futuro. Ora bisogna capire quale saranno i prossimi sviluppi. Il governo irlandese ha varato un taglio temporaneo delle accise tra 15 e 20 centesimi per litro. Sarà possibile assistere anche in Italia a un taglio simile? Marsiglia lo esclude perché, per esempio, nelle accise italiane ci sono quote destinate al rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri o all’acquisto di autobus ecologici. Inoltre, il governo ha già ridotto gli oneri di sistema per contrastare il caro gas. Quindi, tagliare le accise significherebbe creare problemi alle casse statali. D’altro canto, secondo un’elaborazione di Facile.it, l’Italia è seconda solo ai Paesi Bassi in Europa per imposizione fiscale sui carburanti: accise e Iva pesano per oltre la metà dei prezzi alle pompe. Non mancano, comunque, segnali positivi. Il presidente di Federpetroli è convinto che la produzione petrolifera sia destinata ad aumentare gradualmente e che i prezzi dei carburanti rientreranno a breve, a patto, però, che la guerra in Ucraina non diventi catastrofica. In tal caso non sono da escludere ulteriori stravolgimenti e il peggioramento di una situazione già caratterizzata da troppa incertezza.