Concessionari europei – “Il modello d’agenzia rischia di violare le norme antitrust”

La Cecra lancia un chiaro avvertimento alle Case automobilistiche sul passaggio a un modello di distribuzione cosiddetto d’agenzia. Secondo l’associazione europea di rappresentanza dei concessionari, i costruttori sono infatti liberi di decidere quale sistema di distribuzione adottare, ma devono tenere in conto la possibile violazione delle normative antitrust sulle pratiche non concorrenziali.

La questione sul tavolo. La Cecra spiega, innanzitutto, quali siano i contorni del nuovo modello d’agenzia. In sostanza, i concessionari diventano degli agenti di vendita: agiscono per nome e per conto del produttore automobilistico nella raccolta esclusivamente degli ordini e incassano delle provvigioni (non devono acquistare interi inventari, sostenere investimenti di marketing o campagne promozionali o pagare le Case per utilizzarne il brand). A loro volta, le Case stabiliscono i prezzi, si assumono gli oneri della consegna del veicolo e del rapporto diretto con l’acquirente e sostengono tutti i costi commerciali e promozionali. Le concessionarie diventano, quindi, delle agenzie come già avviene in campo immobiliare: in poche parole, si trasformano in semplici intermediari, mentre, in teoria, tutti i rischi finanziari e gli investimenti sono a carico dei costruttori. In tal caso, si parla di contratti d’agenzia genuini perché non rientrano nel campo di applicazione delle normative sulla concorrenza che disciplinano i rapporti commerciali di soggetti indipendenti. Un agente “genuino” è, quindi, indipendente dal produttore.

L’allarme. A questo punto, però, la Cecra mette in risalto un problema. Qualora le responsabilità dell’agente vadano oltre un rischio finanziario e di investimento insignificante’, la posizione esentata dalla normativa sulla concorrenza andrà perduta e si rientra nella fattispecie del contratto di agenzia “non genuino, in cui il produttore non è autorizzato a fissare il prezzo per il cliente finale, scrive l’associazione, sottolineando come un rapporto non genuino si rifaccia all’attuale modello distributivo dove i rischi finanziari e gli investimenti sono in larga misura supportati dai concessionari e quest’ultimi sono sostanzialmente liberi di fissare i prezzi per il cliente finale. Dunque, i costruttori sono invitati a essere pienamente consapevoli e di tener conto di tutti gli aspetti e gli obblighi che implica un contratto d’agenzia.

Costruttori ‘fantasiosi’. Dopo di che la Cecra lancia l’attacco, definendo fantasioso il comportamento di alcuni produttori che tentano di fare un gioco della raccolta delle ciliegie. L’associazione non fa nomi, ma parla di casi in cui è stato proposto ai concessionari di passare a contratti di agenzia “non genuini”: i titolari dei saloni dovrebbero continuare a sostenere investimenti e rischi significativi e il prezzo finale non sarebbe fissato, ma verrebbe lasciato oscillare all’interno di un intervallo di poche dozzine di euro per favorire la rinuncia a eventuali provvigioni. Tale importo sarebbe ovviamente irrisorio e, di certo, non permetterebbe di ritenere che il produttore non controlli il prezzo di vendita al cliente finale e possa quindi fare a meno di assumersi i costi e i rischi commerciali e finanziari, avverte la Cecra, aggiungendo: In assenza di un’effettiva possibilità per gli agenti’ di rinunciare a una parte significativa della loro commissione, c’è il rischio che le autorità garanti della concorrenza ritengano che, di fatto, esista una situazione di prezzo di rivendita imposto’. Si tratta di una fattispecie giuridica espressamente vietata dalle nromative antitrust perchè implica una riduzione della concorrenza nella parte finale dei mercati.

Sistema non regge. Da un punto di vista giuridico, l’associazione ritiene che un sistema di “falsi” contratti di agenzia non regga e presenti seri rischi sia per i produttori che vorrebbero seguire questa strada, sia, anche se in misura minore, per i distributori, costretti, per non porre fine al rapporto con le Case, a sottoscrivere accordi passibili di violare le normative antitrust e quindi esposti a potenziali multe. C’è anche un punto di vista economico: secondo la Cecra, i costruttori non dovrebbero proporre contratti ai loro partner sapendo che il modello di business non è sostenibile. L’associazione non è contraria a contratti che possono avere elementi positivi per tutte le parti, ma avverte che, qualunque sia il modello di distribuzione deciso dai produttori, è fondamentale che garantisca un modello di business economicamente sostenibile, altrimenti non ci sarà futuro per chi offre servizi di distribuzione, riparazione e manutenzione delle automobili.