Concours dLemons – inguardabile? La premiamo
Quante volte avete letto sulle pagine di Quattroruote di auto premiate come Best of Show, come la Duesenberg che ha appena sbancato a Pebble Beach? Dimenticatevene, è un concetto fuorimoda, così come non è più cool postare su Instagram le foto del lancio della nuovissima (e già sold-out) hypercar del momento. Perché un gruppo di folli in America porta avanti da qualche anno un’idea stravagante: premiare le auto meno desiderabili del pianeta. il Concours d’Lemons, ovvero una parodia alla Mel Brooks dei serissimi concorsi di eleganza automobilistici.
Iniziato per scherzo, ormai tradizione. Come tutte le cose belle della vita, il Concours d’Lemons inizia per caso, tra amici. Un gruppetto di ragazzi (neppure giovanissimi) che non hanno di certo in garage una Bugatti immacolata. Hanno però senso dell’umorismo e mettono insieme nel 2009 un concorso di eleganza farlocco (con tanto di giudici) a cui partecipano solo auto-rottame, banalmente quelle che possiedono. La cosa fa sorridere, piace e cresce anno dopo anno, tanto da diventare uno degli appuntamenti fissi della Monterey Car Week e attirare anche gli sponsor. Si tratta della seconda iniziativa fortunata degli organizzatori, già noti per la 24 ore di Lemons: altra parodia, ma in chiave agonistica. In questo caso si prende in giro Le Mans, sempre con auto penose, il tutto all’insegna del motto: Le corse non sono solo per ricchi stupidi, sono per tutti gli stupidi. Una gara in cui vince chi arriva in fondo. Punto.
Vetture divise per classi, come a Pebble Beach. Il Concours d’Lemons è un pot-pourri di rottami, ma ordinato. Le vetture sono divise per classi, prevalentemente geografiche. C’è la sezione italiana, svedese, inglese; negli anni precedenti c’erano pure indegne rappresentanti dell’unione sovietica, quest’anno escluse per via della situazione geopolitica. Ovviamente i rottami a stelle e strisce hanno più spazio, e le grandi Case Usa hanno ognuna la propria sezione. A tenere alto (si fa per dire) il tricolore quest’anno tre vetture: una finta Lamborghini, vecchia Fiat 500 (in uno stato di conservazione più che dignitoso, ma è stata stranamente premiata) e una decisamente più blasonata supercar nostrana, una Ferrari 458 Italia.
Si scherza su tutti, anche sul Cavallino. Ci sono limoni per tutti, infatti, anche per le Ferrari. E quest’anno uno dei premi va a una 458 Italia. Cosa c’è di sbagliato nella rossa disegnata da Pininfarina e Donato Coco? Nulla, a parte le condizioni. Si tratta infatti di un Cavallino abusato e malconcio, con oltre mezzo milione di chilometri. Un’auto che in America chiamano salvage-title, ovvero la cui riparazione è giudicata antieconomica anche dalle compagnie di assicurazione ma che stavolta, invece di concludere una carriera dignitosa come donor car in qualche autodemolizione, è ancora lì a rombare con un wrap dozzinale a nascondere una carrozzeria martoriata e un interno bordeaux scuro che fa sanguinare gli occhi.
Anche Wayne Carini tra i giudici. Premiare le auto più distoniche potrebbe sembrare facile, ma non lo è. Anche tenendo conto dell’etica professionale dei giudici che passeggiano tra le auto con drink in mano, cercando di farsi corrompere in ogni modo e passando quasi tutto il tempo a ridere. Per alzare l’asticella e dare una parvenza di ufficialità arriva però in soccorso Wayne Carini, il celebre cacciatore di auto da sogno e re indiscusso delle aste più elitarie, che indossa la fascia e inizia anche lui a passare la mano su carrozzerie arrugginite e sedili dalla situazione sanitaria discutibile. Ovviamente dopo un minuto anche lui ha un drink in mano, e via alle risate.