Cop26 – I progetti delle Case per frenare la deforestazione

Dalla Cop26 di Glasgow iniziano ad arrivare concreti segnali sul fronte delle iniziative per contrastare il cambiamento climatico: la due giorni riservata ai capi di Stato e di governo si è chiusa con un accordo importante sul fronte della lotta alla deforestazione e al consumo del suolo, aspetti – soprattutto il primo – su cui anche le Case automobilistiche stanno riversando risorse e attenzioni crescenti. Non si tratta solo di partecipazioni a programmi di rimboschimento, ma anche di una propensione sempre più forte a inserire aspetti agro-forestali all’interno di progetti industriali e manifatturieri. Tra gli esempi spiccano la Tesla, che per la sua fabbrica alle porte di Berlino si è impegnata a piantare tre alberi per ogni pianta tagliata per far posto alle strutture produttive, oppure la Ferrari, che all’interno dei suoi capannoni di Maranello è arrivata perfino a realizzare spazi verdi e aiuole.

L’importanza delle foreste. A ogni modo, negli ultimi anni l’impegno dei costruttori è andato via via rafforzandosi per un semplice motivo. La responsabilità ambientale è rafforzata da obiettivi puramente economici: investire nelle foreste si traduce anche in un modo di acquistare strumenti, come i crediti ambientali, che consentono di compensare le emissioni di anidride carbonica e quindi evitare le multe per il mancato rispetto di normative sempre più stringenti. D’altro canto, la terra ha il suo polmone proprio nelle foreste, nei boschi e nelle macchie verdi: sono in grado di assorbire almeno il 30% delle emissioni di CO2 di origine antropica, ma negli ultimi anni sono andate in sofferenza per colpa della crescente deforestazione, soprattutto in aree come l’Amazzonia o l’Africa subsahariana, e in alcuni casi si sta perfino assistendo a un fenomeno inquietante. Infatti, la crisi climatica e le attività umane stanno trasformando molte foreste in fonti di anidride carbonica: invece di assorbire CO2, la emettono. 

L’impegno della Cop26.  in tale contesto che si inserisce l’accordo raggiunto a Glasgow da 114 leader mondiali per porre fine alla deforestazione entro il 2030. L’intesa è stata sottoscritta anche da importanti Paesi come Canada, Russia, Brasile, Cina, Colombia, Indonesia e Repubblica Democratica del Congo, che insieme ospitano l’85% delle foreste del mondo (un’area di quasi 21 milioni di chilometri quadrati che assorbe circa un terzo della CO2 globale rilasciata dalla combustione di combustibili fossili ogni anno), e prevede lo stanziamento di quasi 20 miliardi di dollari, tra finanziamenti pubblici (12 miliardi) e interventi privati (7,2 miliardi). Inoltre gli amministratori delegati di oltre 30 realtà finanziarie, con attività per più di 8.700 miliardi di dollari, tra cui Aviva, Schroders e Axa, si sono impegnati a eliminare gli investimenti in attività legate alla deforestazione. 

I progetti delle Case. Le case automobilistiche, spesso additate tra i principali inquinatori al mondo, potranno approfittare del rinnovato supporto delle istituzioni per sostenere il loro impegno nei confronti delle foreste e magari anche aumentarlo. D’altro canto, bastano i rendering di alcuni progetti di nuove fabbriche per comprendere quanto importante sia diventato l’aspetto ambientale. Le nuove fabbriche non sono più costituite da grigi edifici, ma sono inserite all’interno di ampi spazi verdi. La sede della McLaren a Woking, progettata dall’archistar Norman Foster, occupa circa 80 mila metri quadrati ma al suo interno è presente un lago e perfino un’oasi naturalistica con oltre 100 mila alberi. Quella dell’azienda britannica è una nuova costruzione, ma anche le fabbriche più vecchie o dismesse stanno diventando sempre più verdi. Il tetto del Lingotto di Torino, dove un tempo la Fiat testava le sue vetture su un’apposita pista di collaudo, è stato realizzato il giardino pensile più grande d’Europa. Il progetto, voluto dal presidente di Stellantis, John Elkann, e affidato all’architetto Benedetto Camerana, prevede la piantumazione di 40 mila arbusti di 300 specie differenti e quindi la creazione di un polmone verde di rilevante importanza in una città come Torino, particolarmente penalizzata, per la sua conformazione, dalle conseguenze delle traffico veicolare. Del resto, la creazione di anelli verdi intorno o dentro gli agglomerati urbani è un tema sempre più presente nei dibattiti politici per il loro contributo all’assorbimento delle emissioni cittadine. Arbolia, società benefit creata da Snam e Fondazione CdP per sviluppare nuove aree verdi in Italia, calcola che ogni singola pianta di una foresta urbana possa assorbire, in media, circa 15 kg di CO2 per i primi 20-25 anni di vita.

La riforestazione. I costruttori hanno quindi tutto l’interesse a partecipare a progetti forestali e anche a iniziative che riducano la deforestazione. Negli ultimi mesi sta per esempio aumentando l’impegno a ridurre l’utilizzo di pellame e tessuti di origine animale per gli interni degli abitacoli. Il motivo è legato non solo a temi di responsabilità ambientale, ma anche a politiche di miglioramento della reputazione e dell’immagine. Il fine ultimo è evitare accuse come quelle lanciate da diverse associazioni ambientali: alle Case viene attribuito un grande contributo alla deforestazione dell’Amazzonia per gli approvvigionamenti di pellami da aziende brasiliane responsabili del taglio di milioni di piante nella foresta pluviale più grande al mondo. La maggior parte dei progetti dei costruttori è comunque legata direttamente a iniziative di riforestazione: la Toyota ha avviato già nel 1997 la creazione di una foresta in un’area incolta e degradata alla periferia di Toyota City e in tutto il mondo ha lanciato l’idea dell’eco-tagliando per sostenere attività specifiche di forestazione. La Mini ha avviato un programma per la realizzazione di “mini foreste” intorno all’impianto inglese di Swindon, mentre la Nissan è partita sempre dall’Inghilterra per avviare un’iniziativa volta a piantare 20 mila alberi entro la fine dell’anno tra Regno Unito, Francia, Germania e Olanda. La Volkswagen, invece, ha messo in atto diverse iniziative in tutto il mondo e ha contribuito finanziariamente a progetti di rimboschimento in Australia, Messico e Sud-est asiatico. Analoghe iniziative sono state avviate dalla Mercedes in Portogallo, Nicaragua e India. La Peugeot ha iniziato a piantare oltre 10 mila alberi nello Stato brasiliano del Mato Grosso e la filiale americana del gruppo Stellantis ha avviato un’iniziativa per la piantumazione di alberi nel quartiere di Detroit dove è stato realizzato il suo ultimo complesso produttivo. Il gruppo BMW e Pirelli hanno affiancato BirdLife International in un progetto triennale che punta a favorire una produzione a lungo termine di gomma naturale sostenibile e ‘deforestation-free’ in Indonesia. Questi sono solo alcuni esempi, ma l’elenco è veramente lungo, a dimostrazione dell’attenzione crescente del settore per risolvere uno dei grandi problemi dell’umanità e contribuire al rinnovato impegno internazionale, sancito a Glasgow, per dare un futuro ai polmoni verdi della terra.