Dacia Duster – Al volante dell’aggiornamento

Fuori, cambiano pochi dettagli. Dentro, qualcuno di più. Non solo: arriva un nuovo turbobenzina da 150 CV con cambio automatico. Così, la Dacia Duster diventa più ricca e allettante, ma non lievita sul fronte del prezzo. La storia del suo successo può continuare. Ci vuole un occhio attento per riconoscere le differenze. Ma un possessore della Duster, provando il restyling, potrebbe non essere del tutto d’accordo. Perché dentro, e alla guida, le sensazioni di cambiamento sono più evidenti. Andiamo con ordine: la Duster aggiornata, nelle concessionarie tra pochi giorni, è riconoscibile esternamente per la griglia più marcata e per i fari a Led (dove il senso di nuovo viene trasmesso principalmente dalle luci diurne a forma di Y). Rivisti sono anche i cerchi, da 16″ o 17″, i fari posteriori e lo spoiler superiore. 

Più ricca e più pratica. Dentro ci sono rivestimenti dei sedili diversi, più curati, poggiatesta più sottili e meno ingombranti. Debutta un nuovo tunnel centrale con poggiabraccia integrato, ampio e regolabile (avanza di 7 cm). All’interno c’è un piccolo vano portaoggetti e, posteriormente, trovano posto due porte Usb per i passeggeri (ma non le bocchette d’aerazione). Anche il posizionamento della presa Usb anteriore cambia: ora non è più nella parte alta del cruscotto, di fianco allo schermo, perché questa posizione è stata giudicata scomoda (il filo, troppo a vista, era spesso d’intralcio). Nuovo anche il sistema infotainment (compatibile sia con Apple CarPlay, sia con Android Auto), dal display più ampio, ora da 8″. Le razze del volante ospitano dei tasti retroilluminati, compresi quelli che azionano il cruise control (non adattivo). Tutte le versioni hanno il computer di bordo, l’accensione automatica dei fari e il limitatore di velocità. 

Adesso è anche automatica. Se il succitato proprietario della Duster salisse sulla nuova versione a benzina più potente, la TCe 150 automatica col quattro cilindri 1.3 da 150 CV, noterebbe subito una nuova leva del cambio, perché con questo motore (già disponibile in versione manuale sulla pre-restyling) debutta la trasmissione automatica doppia frizione a sei rapporti. E questo è un bel passo avanti per la guida, unito al fatto che, prima, una potenza simile non c’era. Ora si può avere, a due o a quattro ruote motrici. 

Il millino per tutti e il Gpl. Continuando con le motorizzazioni disponibili – vera arma vincente della Duster, oltre al prezzo – c’è un altro benzina, il tre cilindri 1.0 turbobenzina da 90 CV (TCe 90), disponibile solo col cambio manuale a sei marce. Poi, per la gioia di molti, c’è sempre il caro e vecchio diesel, un quattro cilindri 1.5 da 115 CV, a due o quattro ruote motrici (ormai rarità con questo motore), ma solo in abbinamento col cambio manuale (sempre a sei rapporti). Ciliegina sulla torta, perché in Italia due Dacia su tre sono vendute così, l’alimentazione bifuel, cioè benzina più Gpl. E qui, udite udite, il tre cilindri 1.0 guadagna 250 km di autonomia (il serbatoio del gas è cresciuto di 16,2 litri), arrivando, secondo la Casa, a proporre un’autonomia complessiva di 1.235 km: niente male. E questa motorizzazione è stata anche ottimizzata, guadagnando qualcosa in brillantezza. Calcolando che l’impianto è montato all’origine e non comporta alcun accorgimento a livello di guida (compreso il fatto che c’è anche l’indicatore del Gpl), questa versione della Suv diventa ancora più allettante. Tecnicamente, sulla Duster arriva una nuova calibrazione per lo sterzo, che ora risulta meno leggero ad andature sostenute. Poi, per limitare CO2 e consumi, monta pneumatici dalla scorrevolezza maggiore (altrettanto dicasi per i cuscinetti ruota).

Più sicura. Sul fronte della sicurezza ci sono il controllo degli angoli bui, le assistenze al parcheggio, per la partenza in salita e, nelle versioni 4×4, il controllo adattivo della discesa e la Multiwiew Camera (con una telecamera per lato), che consente di visualizzare sullo schermo l’appoggio delle ruote.

Onestà dinamica. Con un peso variabile a tra i 13 e i 14 quintali a seconda della versione, la Duster si fa guidare con piacere, trasmettendo una gradevole sensazione di sicurezza. Buona la posizione di guida, piuttosto rialzata e con un volante poco verticale, mentre la lunghezza (4,34 metri) e il passo (di poco inferiore ai 2 metri e 70 centimetri) descrivono un’auto di stazza media, adatta alle famiglie (la capienza dichiarata del baule è pari a 478 litri), facile da parcheggiare. La Duster è considerata una C-Suv, ma potrebbe anche essere vista a cavallo col segmento B.

Su strada. Abbiamo guidato la Duster 1.0 Gpl, apprezzandone il bilanciamento. Commutando tra un’alimentazione e l’altra non emergono particolari differenze e comunque le prestazioni sono più che soddisfacenti. La 1.3 da 150 CV è la versione più interessante perché, come detto, beneficia della nuova trasmissione automatica. Il funzionamento di quest’ultima è regolare e senza strappi. C’è un discreto brio, accompagnato da qualche slittamento in caso di fondo bagnato, come quello che abbiamo incontrato nel test drive. Lo sterzo rimane molto leggero alle basse velocità, mentre le sospensioni sono abbastanza confortevoli, anche se dietro c’è meno abilità nell’assorbire le imperfezioni del fondo stradale. In ogni caso, rollio e beccheggio si avvertono.

Concretezza. La plancia della Duster trasmette la consueta percezione di solidità, mentre sulle plastiche, così come sugli accoppiamenti, c’è margine di miglioramento. Ma non è più questo che fa associare Duster al concetto di low cost. Semmai, è il rumore generato dai fruscii aerodinamici, dal rotolamento dei pneumatici e dal motore quando ci si avvicina al limitatore. Attenzione, però: sono considerazioni di chi sale e scende continuamente da auto diverse. Chi guiderà la Duster tutti i giorni non se ne accorgerà, o quasi.

Il listino che tutti vorrebbero. Sul finale, anche se dovremmo parlarne all’inizio, abbiamo il prezzo. Perché questo è il jolly che gioca la Duster. Un listino al di sotto dei 20 mila euro, cifra che viene superata solo nel caso della 4×4. E il prezzo d’attacco, i 12.950 euro della Access con il 1.0 TCe, è quasi imbattibile. Poi c’è la Essential (a partire da 14.950), la Confort (da 16.750) e la Prestige (da 17.650). Dacia non sbaglia un colpo: nell’ultimo anno ha sfornato la nuova Sandero, la Logan, ha presentato l’elettrica Spring e a Monaco la Jogger. E ora rivitalizza la Duster che, dal 2010, ha venduto 1,9 milioni di unità in Europa (250 mila solo in Italia). Il percepito è sempre meno low, e costa il giusto. Come lei nessuna. Per ora.