Dacia Jogger – Una riserva di spazio infinita (e a buon mercato)

La Dacia è sempre la Dacia: questa è la buona notizia che abbiamo appreso oggi. Perché non è scontato che vada così quando le cose girano bene. C’è il rischio di montarsi la testa, di strafare, di voler fare un salto in avanti che magari il tuo pubblico è l’ultima cosa che vuole. Succede con i grandi artisti, che magari se ne escono con un album troppo concettuale. E succede anche con le auto, che dopo un grande successo sono sempre a rischio del fatidico passo falso. Ebbene, con la nuova Jogger, monovolume erede della Lodgy, non è andata così.

Solidità e uno stile più curato. Questo nuovo modello, che per quanto la Casa lo voglia definire un incrocio tra Mpv, wagon e crossover, rappresenta ed è un bene una monovolume fatta e finita. Con tanto spazio a bordo, la testa sulle spalle e tutta la praticità che serve a chi l’auto la compra con un’idea ben precisa ed esigenze chiare. Ecco: in questo la Jogger rappresenta in tutto e per tutto l’erede della Lodgy. Ma d’altra parte è vero che c’è anche qualcosa in più: uno stile e un carattere che la vecchia Mpv non aveva, e che qui invece emerge chiaramente dalla ricercatezza della nuova fanaleria a Y, dal ragionamento su estetica e proporzioni che sottende la forma pronunciata dei passaruota, dalle geometrie della fanaleria posteriore che comunicano robustezza e solidità.

Dentro: buona la qualità dei materiali. Lunga 4,55 metri e con un passo di ben 2,90, la Jogger trasmette le stesse sensazioni una volta che ci si accomoda dentro. Con in più una qualità costruttiva e una scelta dei materiali che la staccano decisamente dalla precedente Lodgy e che ne fanno un modello ormai lontano dalla definizione di “low cost”. Il design non è da urlo, certo: l’insieme composto da posto guida, infotainment e comandi del clima è schematico ed elementare. In compenso, i rivestimenti ripagano con parti rivestite di tessuto e plastiche di buona fattura: una cura del dettaglio che non è scontato trovare su un modello con questi listini.

La terza fila non è di serie B. Quello che conta di più però, dentro la Jogger, è la quantità di spazio a disposizione. E ce n’è veramente tanto, sia per i bagagli, con un vano che varia da 708 litri (in configurazione a cinque posti) a 1.819 (a massimo carico, e comunque con tutti i sette posti in uso ne conserva 180), sia per i piccoli oggetti, considerando i 23 litri sparsi per i numerosi cassetti e ripostigli in abitacolo. Ma ce n’è soprattutto per le persone. Un dato su tutti vi farà capire l’attenzione riservata ai passeggeri posteriori: tra le sedute anteriori e il padiglione ci sono, infatti, 92 centimetri in altezza. In seconda fila ne rimangono 91 e anche chi siede in terza solitamente di fortuna ne ha a disposizione 86. Ma dite un po’: quand’è che abbiamo deciso che non ci piacevano più le Mpv?

Nessuna criticità dinamica. Anche se la Jogger, proprio in virtù della tipologia della sua carrozzeria, non è certo definibile come un veicolo a baricentro basso meno che mai nella variante Extreme, che segna 20 centimetri di altezza da terra, più di tante B-Suv il suo comportamento stradale non evidenzia particolari mancanze. Anche perché a stare seduti così in alto e in posizione tutto sommato turistica, non è che si venga indotti a tirarle il collo (meglio, sulle stradine provenzali che ho percorso, sarebbe stata un’Alpine).

Grazie, architettura modulare. Il merito è tutto del cambio di piattaforma: passata dalla M0 della Lodgy alla modulare Cmf-B, la stessa di Renault Clio e Captur, oltre che della Nissan Juke, la Jogger è diventata tutt’altra macchina: più composta, più solida, più risoluta nell’incassare le asperità, risulta credibile e coerente nell’andatura. Discrete anche le caratteristiche dello sterzo: poco comunicativo e sicuramente leggero, ma non al punto da risultare vago. Né va disprezzato il lavoro fatto sull’isolamento meccanico: le sospensioni morbide e i pneumatici dalla spalla generosa fanno il loro dovere, senza per questo lasciar indugiare il corpo vettura nei coricamenti laterali o nei trasferimenti di carico.

Mille chilometri con un pieno. Al momento del lancio, la Jogger verrà proposta con due motorizzazioni: il 1.0 tre cilindri turbobenzina da 110 CV e 200 Nm e la sua variante bi-fuel a Gpl da 100 CV e 170 Nm, che aggiunge al serbatoio da 50 litri della benzina un toroidale da altri 40, per un’autonomia secondo la Casa nell’ordine dei 1.000 chilometri. Ovviamente, è questo il focus della nuova Mpv Dacia: fare più strada spendendo il meno possibile.

Il mille fa il suo, ma è da valutare a pieno carico. Il che non significa che le due unità sfigurino, anche perché la scelta di puntare su una piattaforma da segmento B ha aiutato parecchio in termini di peso (la gamma spazia dai 1.233 kg della cinque posti benzina ai 1.291 della sette posti bifuel), ma vanno dette due cose. Primo: i valori sullo 0-100, che spaziano da 10,5 a 13,2 secondi, sono testimoni inconfutabili della sua indole tranquilla. Secondo: un conto è una presa di contatto con il solo guidatore a bordo, un’altra sarà muoversi con famiglia, cani, passeggini, mobili e polpette dell’Ikea a bordo. Situazione in cui la Jogger, verosimilmente, si confronterà spesso, nella vita reale.

Trovatela, un’altra così. La Dacia è sempre la Dacia, dicevamo in apertura. E allora, forse ha più senso parlare dei consumi che sul computer di bordo hanno segnato un buon valore di 6,5 l/100 km e dei listini. Perché è lì che, davvero, la Jogger, come hanno fatto tante illustri ambasciatrici del marchio prima di lei, primeggia: trovare altrove una tuttofare così spaziosa che parte da 14.650 euro e arriva nella variante più ricca, con tanto di sette posti e Gpl a 18.900, è impresa sostanzialmente impossibile. Ancora oggi, dopo che la Dacia ha guadagnato quel pizzico di stile e di personalità in più.