Fabbriche auto – Benvenuti a Pyms Lane, dove nascono le Bentley

Abbiamo avuto l’onore di visitare la storica Pyms Lane factory di Crewe, in Inghilterra, sede produttiva della Bentley dal 1946. La fabbrica del prestigioso marchio britannico da un lato fornitore della Casa Reale e dall’altro vincitore della 24 Ore di Le Mans per sei volte di cui quattro consecutive, unicum eccezionale si estende su una superficie di 521 mila metri quadrati. Progettazione, sviluppo, produzione, controllo qualità, vendite e marketing: tutto accade qui, in un sito industriale del lusso su quattro ruote che, tra le altre cose, vanta 30 mila pannelli solari. Sono capaci di fornire fino al 65% del fabbisogno elettrico necessario all’impianto che, nel Regno Unito, è stato il primo ottenere lo standard ambientale ISO 14001, quello di gestione energetica ISO 50001 nonché il triplo standard Carbon Trust per la riduzione delle emissioni di CO2. Queste, entro il 2025, verranno abbattute ulteriormente nell’ottica di un piano “green” che mira anche a ridurre l’uso dei solventi in fase di verniciatura. Nell’ultimo decennio, mentre i volumi della casa automobilistica fondata nel 1919 da W.O. Bentley decuplicavano siamo a quasi 15 mila vetture prodotte in modo pressoché artigianale ogni anno , la quantità d’energia utilizzata per ogni unità è diminuita quasi del 65%, mentre quella del materiale non riciclabile è scesa del 99,1%. E tra due anni l’intera area diventerà plastic-free.

Futuro elettrico. Sono numeri che impressionano, ma che ben rappresentano la strategia Beyond100: entro il 2024 ogni modello avrà la sua variante plug-in hybrid (a oggi, dopo Bentayga e Flying Spur, manca solo la Continental GT), nel 2026 verrà lanciata la prima Bentley full electric e dal 2031 la gamma sarà composta solo da EV. Un viaggio con destinazione futuro che, in quest’occasione speciale è iniziato con un tuffo nel passato.

Collezione di tutte le epoche. Nell’Heritage Garage sono esposte 22 delle 42 vetture (34 stradali e 8 da competizione) che popolano la collezione privata della B’ alata. A illustrarcele una a una, con sentimento e conoscenza degni di lode, c’è Mike Sayer, Head of Product Communications and the Bentley Heritage Collection. Dalla Blower #2 la Bentley più preziosa della storia, vincitrice alla Sarthe nel 1930 alla 8 Litre nera che il fondatore Walter Owen guidò personalmente dal 1930 al 1932, dalla Derby 3 Litre del 1934 alla Mark IV del 1949 la prima Bentley prodotta a Crewe e forse uno dei modelli più apprezzati di sempre , dalla S3 del 1963 alla Continental Convertible in Tudor Red del 1984 (ponte tra le Continental nate degli anni Cinquanta e quelle che abbiamo conosciuto dal 2003 in poi). E poi, ancora: la mitica Turbo R del 1991, una delle Arnage del 2001 dove il V8 Bentley di 6.7 litri era stato preferito al 4.4 litri d’origine BMW, una delle 62 Azure Final Series Mulliner, la prima Continental GT (chassis 20001) o la prima Bentayga (chassis 00001).

Sotto la lente. Il nostro tour prosegue nella linea di produzione, seguendo un percorso inverso. Siamo partiti dall’area dove le vetture finite vengono sottoposte al check-up prima di lasciare la fabbrica vengono ispezionati tra i 500 e i 650 elementi e andati a ritroso nelle varie fasi di assemblaggio. Camminiamo solo dove ci è consentito, tutto è ordinato, estremamente pulito. I rumori di avvitatori, di componenti in fase d’installazione, di pneumatici nuovi di pacca che stridono sul pavimento lucido ogni tanto s’alternano alla musica emessa dalle radioline presenti in alcune postazioni.

Impunture chilometriche. Nel reparto dedicato alla pelle quasi non si sentono nemmeno le macchine da cucire: basta avvicinarsi per vedere molte addette agli interni che cuciono le impunture a mano. Per davvero. In una Continental GT, per esempio, ci sono oltre 310 mila cuciture realizzate con quasi 3 chilometri di filo che fissano il pellame proveniente da 11 esemplari maschi di vitello scandinavo. Per una Flying Spur ne servono 13, per una Bentayga 14. Sono animali la cui carne è stata utilizzata dall’industria alimentare. Per i vegani può sembrare una barbarie, ma ci sono anche le opzioni dedicate a loro.

Legni pregiati. Il profumo della pelle di qualità è inconfondibile, ma quello del legno pregiato che si respira nel reparto dedicato è ancor più sublime. Ogni specialista osserva circa 25 mila metri quadrati di legno grezzo prima di selezionare quello consono all’allestimento; il processo dura almeno due giorni. Le sottili lamine che adornano l’abitacolo di una Bentley provengono tutte dallo stesso albero sempre caduto per cause naturali, mai abbattuto di proposito e ce ne vogliono 24 per realizzare la pannellatura che si tocca con mano quando siamo seduti a bordo. Le tavole lignee provengono dai quattro angoli del globo, ce n’è per tutti i gusti, compreso il Riverwood vecchio di 5.000 anni, ritrovato nelle torbiere dell’East Anglia. Non mancano proposte di rivestimento ancora più originali, che si aggiungono a legno, carbonio, alluminio: nel reparto di personalizzazione Mulliner si modellano anche l’ardesia e la quarzite per i clienti che desiderano interni di pietra. 

Massima esclusività. In Mulliner, dopo aver spalancato gli occhi ascoltando le incredibili richieste di alcuni clienti che, in alcuni casi, arrivano anche a raddoppiare il prezzo finale di una Bentley , esserci meravigliati all’oro stampato in 3D usato sulle Batur e aver sfilato di fronte a tre Bacalar in pronta consegna, abbiamo concluso il tour tra i gioielli della Continuation Series. In questo angolo della factory, infatti, vengono ricreate le Blower e le Speed Six d’anteguerra. Repliche esatte delle vetture di fine anni Venti, ma dotate di un miglior sistema di raffreddamento, oltre a impianti e serbatoi capaci di rispettare gli standard di sicurezza odierni.

Qualche numero. In questa lunga giornata abbiamo annotato tante altre curiosità che ci hanno lasciato a bocca aperta e ora, sul finale, è giunto il momento di snocciolarle tutte. L’unico motore costruito interamente qui nella factory di Pyms Lane è il W12, perché i V8 e i V6 ibridi provengono dalla Germania. Per farne uno servono 13 ore e mezzo, 30 persone e 294 componenti. In una Continental GT serpeggiano 12,8 km di cavi e i suoi dischi freno da 420 mm sono i più grandi al mondo mai montati su una vettura di serie (record condiviso con la Flying Spur). Il solo meccanismo che aziona il display rotante tri-faccia sopra la console centrale è formato da 40 elementi mobili, tra cui quelli di comando rotativo e lineare: il sistema dispone di ventole di raffreddamento specifiche per mantenere una temperatura adeguata per le meccaniche e lo schermo. In ogni proiettore anteriore a effetto cristallo intagliato trovano spazio 82 Led. Gli Airline Seat della Bentayga EWB hanno 22 possibilità di regolazione e un sistema che rileva automaticamente la temperatura del passeggero posteriore e l’umidità della superficie ogni 25 millisecondi, con una precisione di 0,1C per assicurare sempre il clima ideale. Non solo, il sedile sfrutta anche un sistema di regolazione posturale in grado di applicare 177 variazioni di pressione in sei zone differenti del corpo, affinché il passeggero non risenta di alcun affaticamento durante i lunghi viaggi. Perché l’esperienza Bentley passa anche da qui.