Fact-checking – Norme europee sulla rottamazione: come stanno davvero le cose
Da qualche giorno circola con insistenza la presunta notizia di un nuovo regolamento europeo in materia di rottamazioni: secondo Isabella Tovaglieri, europarlamentare della Lega, la Commissione europea avrebbe infatti presentato una proposta per imporre la rottamazione di veicoli a fine vita, anche se riparabili. In realtà, Bruxelles – pur nella sua bulimia normativa – tutto vuole tranne che imporre un obbligo del genere. il caso, dunque, di fare del fact-checking, anche per evitare nuove preoccupazioni tra gli automobilisti.
“Contro il diritto di proprietà”. Partiamo dall’allarme, secondo cui a Bruxells starebbero definendo “una proposta assurda che lede la libertà di scelta e il diritto di proprietà, che non tiene conto del valore d’uso e del valore affettivo dei veicoli, e che minaccia di penalizzare non solo i cittadini e i lavoratori che non sono in grado di cambiare l’automobile, ma anche il settore delle auto storiche”. In sostanza, si ritiene che la Commissione voglia sequestrare e rottamare auto usate a sua piena discrezione: “Secondo i criteri ipotizzati dalla commissione Ue si salverebbero solo le vetture con almeno 30 anni, uscite di produzione, storicamente conservate e mantenute nel loro stato originale senza aver subito modifiche significative. Dopo il boicottaggio dei biocarburanti, una nuova spada di Damocle incombe sul futuro di un settore che dà lustro alla storia del motorismo e del design europeo, legato a doppio filo con la nostra cultura e la nostra identità. Giù le mani dalle nostre auto, basta ecotasse e imposizioni assurde”.
Il testo senza interpretazioni. La proposta risale allo scorso luglio e riguarda i veicoli fuori uso, ossia da considerare ormai come rifiuti. Dunque non più riparabili. Nello specifico, la Commissione vuole introdurre misure per migliorare la “circolarità delle auto”, stabilendo delle regole per la progettazione, la produzione e il trattamento di fine vita e prevenendo le esportazioni all’estero di mezzi non più idonei alla circolazione. Tra le varie iniziative figurano, per esempio, istruzioni chiare e dettagliate per i demolitori sulla sostituzione e la rimozioni delle componenti, l’invito ai produttori a utilizzare una maggior percentuale di plastica riciclata (ogni veicolo dovrà essere riutilizzabile o riciclabile per almeno l’85% della massa), il miglioramento delle attività di trattamento e raccolta di altri materiali come materie prime, acciaio o alluminio, un rafforzamento delle responsabilità in capo ai costruttori, maggior trasparenza nei controlli e un tracciamento digitale dei veicoli fuori uso tramite un apposito passaporto. In sostanza, Bruxelles punta a migliorare la qualità della raccolta, del trattamento e del riciclaggio dei veicoli, il che significa che la proposta si rivolge ai costruttori, alle società di riciclo e agli Stati membri. Non vi sono particolari imposizioni in capo agli automobilisti. L’unico obbligo è il ricorso a centri di raccolta e trattamento autorizzati che, a loro volta, dovrebbero rilasciare specifici certificati di rottamazione anche per evitare il fenomeno dei “veicoli scomparsi”.
I criteri. Ovviamente, nella proposta della Commissione si definiscono anche i criteri per distinguere un mezzo “fuori uso” da un usato e stabilire se sia “tecnicamente irriparabile”. L’elenco dei casi è lungo: tale veicolo è stato ridotto in pezzi o smembrato; è stato saldato o chiuso con schiuma isolante; è stato bruciato completamente al punto da risultarne distrutto il vano motore o l’abitacolo; è stato immerso nell’acqua fin sopra il cruscotto; non possono essere riparati o sostituiti pneumatici e ruote, sospensioni, sterzo, freni e relativi comandi, giunti e dispositivi di fissaggio dei sedili, airbag, pretensionatori, cinture di sicurezza e loro componenti periferici, carcassa e telaio; i componenti strutturali e di sicurezza hanno difetti tecnici irreversibili e non sostituibili, quali invecchiamento del metallo, numerose spaccature degli strati di vernice o corrosione perforante eccessiva; la riparazione richiede la sostituzione del motore, del cambio, della carcassa o dell’insieme del telaio, con conseguente perdita dell’identità originale del veicolo. Inoltre, il veicolo non è economicamente riparabile se il suo valore di mercato è inferiore al costo delle riparazioni necessarie per ripristinarlo nell’Unione a una condizione tecnica sufficiente per ottenere un certificato di conformità nello Stato membro in cui è stato immatricolato prima della riparazione.
Altre giustificazioni. Sono però fuorvianti ulteriori criteri che hanno scatenato le rimostranze: il veicolo può essere considerato tecnicamente non riparabile pure se è stato immerso nell’acqua fin sotto il cruscotto con danni al motore o al sistema elettrico; le porte non sono fissate; perde carburante o suoi vapori con un rischio di incendio e di esplosione; è avvenuta una fuoriuscita dal sistema a gas liquido che comporta il rischio di incendio e di esplosione; perde liquidi di funzionamento (carburante, liquido per freni, liquido antigelo, acido della batteria, liquido refrigerante) con un rischio di inquinamento delle acque; i freni e i componenti dello sterzo sono eccessivamente usurati. Anche in questo caso, però, l’Europa specifica: “Se sussiste una delle condizioni si esegue una valutazione tecnica del veicolo per determinare se la sua condizione è sufficiente per ottenere un certificato di conformità nello Stato membro in cui il veicolo è stato immatricolato prima della riparazione”. Dunque, il veicolo può anche passare un’eventuale ispezione. Infine, per determinare se il mezzo usato è fuori uso è possibile avvalersi anche di altri criteri come giustificazione supplementare. Tra questi: assenza di mezzi che permettano di identificare il veicolo, in particolare il numero di identificazione del veicolo; il proprietario è sconosciuto; sono trascorsi più di due anni dalla data in cui il mezzo avrebbe dovuto essere sottoposto all’ultimo controllo tecnico nazionale obbligatorio; il veicolo non è protetto adeguatamente contro i danni durante lo stoccaggio, il trasporto, il carico e lo scarico; oppure, è stato consegnato a un punto di raccolta autorizzato per poi essere trattato o a un impianto di trattamento dei rifiuti autorizzato.
Discrezionalità. Detto questo, teoricamente rimane il diritto dei proprietari di scegliere il destino preferito per il proprio veicolo. Del resto, la proposta ha l’obiettivo di definire un quadro per migliorare la gestione dei veicoli a fine vita e, come precisato da un portavoce della Commissione all’Afp, non concede alla Ue alcun diritto di “sequestrare e rottamare un’auto se quest’ultima non soddisfa i criteri”. Alla fine, dovrebbe spettare al proprietario decidere se dismettere il mezzo o no. In ogni caso, per ora si tratta solo di una proposta che dovrà essere esaminata e approvata dal Parlamento e dal Consiglio ed eventualmente emendata. E non è detto che i tempi siano stretti.