Ferrari – Sulla Daytona SP3 ti senti come su una Sport prototipo
Seduti sul guscio da corsa annegato nel pavimento è impossibile restare insensibili. Lo ammetto, mi emoziona l’idea di trovarmi a bordo di un’auto del Cavallino davvero unica – la Ferrari Daytona SP3 – che è, sì, costruita oggi, ma ha la potenza di riportarti indietro nel tempo. Alla fine degli anni 60, quando le Sport prototipo di Maranello (qui la nostra gallery) vincevano ovunque nel Campionato Marche e, cosa che non guasta, erano ammirate per la loro bellezza (infatti, oggi sono tra le vetture da collezione più ricercate).
Emozioni forti. La Daytona SP3, il terzo capitolo della super esclusiva famiglia Icona made in Maranello, mi ha davvero impressionato. Sarà stato il parabrezza avvolgente, l’unico, grande tergicristallo, il cockpit iper-fasciante, la posizione di guida regolabile solo col piantone dello sterzo e la pedaliera (grazie a un laccetto sulla seduta). E le cinture da corsa a quattro punti (ma ci sono anche quelle normali). Senza contare la chicca di vedere dalla propria parte, attraverso un triangolo sul vetro, lo specchio retrovisore troneggiare sul picco di un sensuale e sinuoso parafango da corsa. Ce ne sarebbe abbastanza per non scendere più, nemmeno se costretti, se non fosse stato per il fatto che, sotto al cofango posteriore (incernierato al centro della vettura), si trova pure un favoloso motore V12 aspirato (e non ibridizzato) di 6.5 litri da 840 cavalli, che raggiunge i 9.500 giri. Come i grandi prototipi Ferrari di 50 anni fa. La Daytona SP3, insomma, prende spunto dal passato come idea, ma poi sa proiettarti nel presente e nel futuro, grazie a tante soluzioni, come il volante multifunzione e il moderno infotainment con schermo da 16 pollici, una aerodinamica evolutissima quanto poco appariscente e una tecnologia che mette al centro la purezza della guida emozionale.
Già tutte vendute. L’avete capito, la Daytona SP3 ha colpito nel segno, ma per i comuni mortali è e resterà un sogno. Sono previsti infatti solo 599 esemplari, già tutti venduti, al prezzo super esclusivo, in Italia, di due milioni di euro. Un successone: 499 supercar sono finite nelle mani di collezionisti che sono stati invitati qui, a Villa Cora, sopra Firenze, a vedere in anteprima la Daytona. E altre cento sono già state assegnate a selezionatissimi clienti provenienti da tutto il mondo, italiani inclusi (più di quanto si sarebbero aspettati anche alla Ferrari), che seguono in modo attivo e partecipe il mondo e gli eventi della Casa di Maranello.
Appuntamento tra un anno. Le consegne della Daytona cominceranno alla fine del 2022, per completarsi poi nel corso del periodo 2023-24. Saranno realizzati cento pezzi in più delle precedenti barchette SP1 e SP2 Monza (la cui produzione e ultime consegne dovrebbero andare in scena nei prossimi mesi), per via dell’eliminazione, sull’ultima nata, di alcune peculiarità (come la mancanza del parabrezza) che all’epoca avevano escluso inizialmente la possibilità di omologare a uso stradale le SP1 e SP2 in alcuni mercati. La Daytona, invece, sarà libera di viaggiare nel mondo, e per Flavio Manzoni e la sua équipe, di cui fanno parte anche Carlo Palazzani e Fabio Massari, sarà una grande soddisfazione. Perché? stato proprio il bravo e geniale responsabile del Centro stile del Cavallino a proporre alcuni bozzetti ispirati alle Sport prototipo degli anni 60 e a mettere tutti d’accordo, in fase di approvazione del progetto. Con un ruolo riconosciuto anche ai clienti più speciali, molto attratti dalle Ferrari da corsa di quell’epoca. Un modo speciale per avvicinarsi al 2023, quando con il progetto Hypercar, le Ferrari torneranno a giocarsi la classifica assoluta alla 24 Ore di Le Mans. Mezzo secolo dopo l’ultima volta.
Comanda il design. Un filone, quello dei modelli Icona, che potrebbe continuare (la Ferrari non ha mai detto, infatti, quanti modelli farà), quando verrà individuato un altro concetto importante della storia Ferrari da riproporre e rivisitare in chiave moderna. E una soddisfazione in più, per gli stilisti, perché la Daytona SP3 è stato un progetto in cui a guidare le fila è stato il design, sono state le emozioni da trasferire a chi guarda. Certo, anche in questo caso, è stato necessario contemperare le esigenze tecniche, per esempio di un V12 disposto in questo caso in posizione centrale-longitudinale (e non anteriore, come sulle Monza), e di una aerodinamica molto sviluppata e integrata, che alla chicca del centraggio delle masse radianti ha fatto seguire il passaggio del flusso a loro diretto addirittura attraverso le portiere con apertura a elitra.
Dettagli tosti. Certo, qualche particolare ha richiesto un lavoro più attento e gravoso, come per esempio le palpebre dei fari, che hanno migliorato il muso, gli specchi posizionati così larghi sui parafanghi e la stessa realizzazione del cofango posteriore. Ma in questo caso, su una Icona, tutto (o quasi) era lecito e ammesso. Un progetto che ha impegnato le donne e gli uomini della Ferrari per circa tre anni. Ma forse gli stessi sono già al lavoro su un altro modello, che potrebbe stupire non meno di questo.