Fisco – Superbollo, gasolio, incentivi e vetture aziendali: il governo è al lavoro sullauto

L’approvazione da parte del governo, il 5 ottobre scorso, della cosiddetta delega fiscale, cioè del disegno di legge che, quando riceverà il via libera del parlamento, delegherà Palazzo Chigi a mettere mano alla riforma complessiva del fisco, non contiene nulla che riguardi esplicitamente l’auto. Tuttavia è certo che le quattro ruote non sfuggiranno alla riforma, che molto probabilmente interverrà su tre fronti: le accise sui carburanti, la fiscalità delle auto aziendali e il superbollo. Detto più esplicitamente: nei prossimi mesi potrebbero arrivare un aumento dell’accisa sul gasolio, il cui prezzo alla pompa potrebbe livellarsi a quello della benzina, un incremento della percentuale di detraibilità dell’Iva, attualmente pari al 40%, sulle auto aziendali (ma solo su quelle ecologiche) e l’abolizione del cosiddetto superbollo sulle vetture sopra i 185 kW (252 CV) di potenza.

L’accisa sul gasolio resta nel mirirno. Partiamo dall’accisa sul gasolio: sono due gli indizi che lasciano intravedere come possibile questo intervento, che potrebbe prendere forma già con la prossima legge di bilancio. Il primo è contenuto proprio nel ddl delega fiscale: a un certo punto il governo scrive che occorre adeguare, in coerenza con l’European Green Deal e la disciplina europea armonizzata dell’accisa, le strutture e le aliquote della tassazione indiretta sulla produzione e sui consumi dei prodotti energetici e dell’energia elettrica, con l’obiettivo di contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti e alla promozione dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili. L’obiettivo è esplicito: ridurre le emissioni di anidride carbonica utilizzando la leva fiscale. Il riferimento alle accise non fa presagire nulla di buono sul fronte dei carburanti e, in particolare, come vedremo più avanti, del gasolio. Anche perché la riduzione dei consumi (-7% nei primi otto mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2019 dopo il crollo del 2020) sta erodendo le entrate del fisco che, dunque, potrebbe essere davvero costretto a ritoccare all’insù le accise. Con un duplice effetto: compensare i minori introiti e, allo stesso tempo, accelerare la transizione ecologica.

Prezzo alla pompa al livello della benzina. Il secondo indizio è contenuto nell’Indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario, approvata dalla commissione Finanze della Camera lo scorso 30 giugno. Nel paragrafo intitolato Il fisco per la transizione ecologica, si parla di progressiva riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente. Tra questi c’è l’accisa sul gasolio, attualmente inferiore a quella sulla benzina (0,617 euro/litro contro 0,728). Se poi si va a sfogliare il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi del ministero della Transizione ecologica, vi si legge che per il dicastero di via Cristoforo Colombo il gasolio non merita un trattamento fiscale preferenziale e che l’aliquota di accisa del gasolio dovrebbe essere innalzata al livello della benzina. Insomma, il diesel è da tempo nel mirino e, se la sua accisa dovesse essere parificata a quella della benzina, il prezzo alla pompa, sulla base dei prezzi industriali di queste settimane, salirebbe allo stesso livello della verde (appena 15 millesimi di euro in meno).

Via il superbollo. Per quanto riguarda il superbollo, nella stessa Indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario vi sono due passaggi espliciti che riguardano l’auto. Il primo è contenuto nel paragrafo sulla cancellazione dei tributi minori, che valgono appena lo 0,1% delle entrate fiscali e in cui si cita esplicitamente l’addizionale erariale tra i tributi da cancellare. Nulla di vincolante per il governo, per carità. Quella dell’organismo parlamentare è solo una proposta, ancorché autorevole: si propone un’opera di sfoltimento sistematico che includa la soppressione di prelievi quali quelli citati.

Detraibilità dell’Iva più alta sulle flotte ecologiche. Infine, per quanto riguarda le misure fiscali, lc’è ‘auto aziendale. La commissione parlamentare è decisamente esplicita: aumento del limite alla detraibilità dell’Iva (attualmente fissato al 40%) per tutti i veicoli a basse emissioni. Molto generica, ma la proposta c’è ed è coerente con il quadro complessivo in cui si sta muovendo il governo e che potrebbe essere tradotto così: le aziende che acquisteranno veicoli elettrici o plug-in potranno detrarre l’Iva in misura maggiore rispetto al 40% attuale.

Dovrebbe tornare l’ecobonus. Fuori dal pacchetto fiscale c’è invece il capitolo incentivi alle auto a basse emissioni, che la legge di bilancio per il 2019 aveva introdotto in via sperimentale per il triennio 2019-2021. Per ora nulla trapela sulle intenzioni di Palazzo Chigi, ma tutti gli osservatori concordano sulla riproposizione del cosiddetto ecobonus sulle vetture a basse emissioni. Anche perché la commissione Finanze della Camera suggerisce esplicitamente il potenziamento degli incentivi per interventi di decarbonizzazione. Resta da capire se e come sarà modulato il contributo in relazione alle emissioni. In altre parole, le due fasce 0-20 e 20-60 g/km potrebbero cambiare e potrebbero variare gli importi che, lo ricordiamo, erano compresi, a seconda delle situazioni, tra 1.500 e 6.000 euro.