Formula 1 – Con Max Verstappen una ventata di gioventù nei Gran Premi

Tra i tanti meriti che ha avuto Max Verstappen nei confronti del Mondiale 2021, oltre naturalmente a quello di aver disputato una stagione di altissimo livello e di aver meritato il titolo (pur vinto in maniera rocambolesca e discutibile), c’è quello di aver portato in dote alla Formula 1 un numero impressionante di tifosi, molti dei quali, probabilmente, in precedenza non seguivano i Gran Premi o, quanto meno, non lo facevano con la stessa passione. un fenomeno che si era già visto in Spagna ai tempi di Fernando Alonso e dei suoi epici duelli con Michael Schumacher, ma, allora, con una portata inferiore e con manifestazioni meno evidenti. I fan di super Max sono, invece, tanti, colorati (di arancione) e chiassosi, disposti a seguirlo in numero consistente non solo sulle più vicine piste europee, ma anche in trasferte più impegnative, come si è visto nell’atto finale di Abu Dhabi. E, soprattutto, sono in parte significativa giovani, con un’età media di 20-22 anni. Questo è un fatto fondamentale, per il destino della Formula 1, il cui timore, comune un po’ a tutto il mondo dell’automobile, era quello di non riuscire più a esercitare più il proprio fascino sui ragazzi, presi da interessi di altro genere: un pericolo serio, per un modello di business che si basa sul seguito del pubblico, sia ai bordi dei circuiti, sia (e soprattutto) nell’audience televisiva (con conseguente cessione a carissimo prezzo dei diritti di ripresa).

Super-giovane. Max, pur essendo ormai un pilota esperto (è in F.1 dal 2014, anno in cui esordì nelle prove libere del GP del Giappone a 17 anni appena compiuti), è giovane (ha 24 anni, contro i 36 di Lewis Hamilton, suo rivale per eccellenza) e ha un’immagine fresca, scanzonata, aggressiva (nella guida e nelle dichiarazioni), che piace ai teenager. Con i suoi risultati è riuscito a far riempire le tribune di ragazzi e ragazze che lo adorano, vestono nel colore nazionale olandese, lanciano fumogeni arancioni, cantano una (terribile) canzoncina che inneggia al loro pilota del cuore. Raramente, in Formula 1, si sono visti fenomeni simili e questo non può che fare del bene al Circus. Il quale, per inciso, ha goduto dei benefici di una stagione andata al di là delle aspettative più rosee: neppure Stefano Domenicali, che lo governa e che, a inizio Mondiale, aveva confidato a Quattroruote di desiderare una conclusione del campionato ad Abu Dhabi, poteva sperare in un esito deciso non solo all’ultimo Gran Premio, ma all’ultimo giro dell’ultima corsa. Con conseguente trionfo dell’audience televisiva planetaria, proprio in quello che, sulla carta, doveva essere soltanto un anno di transizione verso l’agognata rivoluzione regolamentare del 2022.

Dati positivi. Rispetto agli anni scorsi, del resto, la Formula 1 gode di un momento favorevole, in termini di immagine, seguito e popolarità. Tra gli addetti ai lavori circola uno studio, indispensabile per chi tratta questa materia come un business più che come uno sport (a partire da Liberty Media, che ne detiene i diritti commerciali), che evidenzia come alla categoria siano attribuite oggi delle caratteristiche pochi anni fa offuscate, cioè quelle di un’attività eccitante, tecnologica, divertente. Che vale la pena seguire in televisione, anche a pagamento, se si ha un’età superiore ai trent’anni o in streaming e sui canali social se si è più giovani. La riprova viene dall’enorme seguito che hanno gli account Twitter e, soprattutto, Instagram di squadre, piloti e della F.1 stessa, mente Facebook risulta, come un po’ dappertutto, in flessione. Parte del merito di questi successi va riconosciuta sicuramente a Verstappen, risultato nei sondaggi internazionali il pilota più popolare, precedendo Lando Norris e Lewis Hamilton (da notare che, sul podio, non sale invece nessuno dei driver della Ferrari); Max piace molto ai fan di età compresa tra i 25 e i 45 anni, Lando anche ai ragazzi più giovani (fascia 16-24 anni), che riconoscono in lui alcuni dei propri comportamenti, mentre Hamilton è apprezzato dai tifosi senior (over 45). Curioso anche il fatto che, grazie probabilmente alla simpatia ispirata dalla coppia Norris-Ricciardo, la McLaren risulti il team più popolare del 2021, precedendo la Red Bull e la Ferrari, che ha perso la leadership del passato.

Il futuro prossimo. Nonostante le incredibili difficoltà causate dalla pandemia, che ha imposto lo stravolgimento dei calendari per due anni di fila, la Formula 1 gode, dunque, di buona salute. E la cosa che fa ben sperare è che il suo successo non deriva dal seguito dei tifosi tradizionali e di età più matura, che spesso stentano a capire l’incredibile livello tecnico raggiunto dalle monoposto dell’era ibrida, rifiutano la complessità dei regolamenti e finiscono per lasciarsi andare ai consueti rimpianti per il bel tempo andato (dimenticando che sempre bello non era: nella storia della F.1 ci sono state sempre stagioni splendide e altre noiosissime): è che alle corse si sta affacciando una nuova e, forse, inaspettata generazione di tifosi, che costituirà l’ossatura del pubblico di domani. Ora quello che deve fare la Formula 1 è non tradirli: sperare che le nuove regole funzionino, dando vita a un campionato altrettanto equilibrato di quello del ’21; trovare norme di comportamento in pista condivisibili e applicate equamente in ogni gara, senza disomogeneità; continuare a far sì che i team si avvalgano di giovani talenti, da affiancare per tempo ai senatori dei GP, dei quali un giorno prenderanno il posto; individuare nuove piste, sicure e favorevoli ai sorpassi, senza inseguire solamente l’abbondanza di denaro del Paese ospitante, ma tutelando, al tempo stesso la persistenza di circuiti considerati intoccabili dai fan (Monza, Silverstone, Spa, Monaco in testa). Infine, due sono gli altri grandi compiti che attendono Domenicali, il suo staff, la Fia e il suo nuovo presidente Bin Sulayem: attirare nuovi costruttori, come Audi e Porsche del cui ingresso nei GP si vocifera da tempo, e traghettare la categoria verso l’inevitabile sostenibilità richiesta dai trend mondiali. Se riusciranno in questi intenti, lunga vita alla Formula 1.