Giulia Quadrifoglio vs M3 – Green deal: quale futuro per le sportive da famiglia?

Il costo ambientale è qualcosa con cui facciamo i conti quotidianamente. E nel medio termine lo faremo sempre di più: da quando il Green Deal è stato ratificato, nel gennaio del 2020, il mondo in cui viviamo è stato messo con le spalle al muro. Inefficienze e sprechi sono alla base di un processo di riqualificazione energetica che è destinato a cambiare tutto: dalle nostre abitazioni allo sfruttamento del suolo pubblico, passando per alimentazione e – certo – la mobilità. Ciò significa, per il nostro mondo delle quattro ruote, che i “credo” di sempre – e un certo tipo di cultura collettiva – dovranno essere rimodulati su altre frequenze. Che poi non sono così dissimili da quelle verso le quali tutti noi abbiamo imparato a sintonizzarci nella quotidianità. Piccoli gesti che, nel loro insieme, hanno contribuito a renderci un po’ più civili di ieri. Dalla raccolta differenziata all’ottimizzazione dell’acqua domestica. Esempio? Quando ci si lava i denti e non si lascia l’acqua aperta quando non serve (lo fate, vero?). Azioni di uso comune, semplici e sane, utili alla convivenza di un’umanità in crescita.

Sportività da ripensare. Cosa c’entrano due berline sportive come una Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio e una BMW M3 Competition con tutto questo? Diciamo che se vi siete posti questa domanda non partiamo col piede giusto Mettiamola così: l’Europa sta tassando progressivamente tutte le Case auto che inquinano oltre il dovuto. Ne abbiamo parlato approfonditamente su Quattroruote (fascicolo marzo 2020 e i dettagli della così detta “Formula Killer” li trovate anche qui: serve a calcolare le sanzioni che devono pagare i costruttori per quei modelli che eccedono le quote medie di CO2 ammesse). Due modelli come la Giulia Quadrifoglio e la M3 Competition pagano oltre 10 mila euro di multa (virtuale, poi i conti veri ogni casa li fa a fine anno sul mix di auto effettivamente venduto; ma ciò significa che potrebbero essere anche di più). E la conclusione sorge spontanea: non essendo le case automobilistiche enti di beneficienza, è chiaro che una parte della multa ipotetica viene poi spalmata sul costo di acquisto dell’auto. E questo spiega anche in parte la crescita di prezzo delle auto sportive cui abbiamo assistito negli ultimi tempi. Ma anche l’uscita dal listino di modelli come la Suzuki Jimny o della Toyota GT86 che per tutt’altre ragioni sono state punite dalla logica applicata dall’Unione Europea verso le auto non ritenute green. Nel loro caso, in particolare, la multa che avrebbero dovuto pagare sarebbe stata così alta da metterle fuori mercato perché troppo costose per la categoria di appartenenza. In qualche modo quello che potrebbe accadere a sportive come queste.

La morale c’è ma non si vede. Forse il punto di non ritorno in cui siamo arrivati coincide con un altro argomento. Tutti noi appassionati dovremmo pensare seriamente che un certo tipo di sportività o di “libertà di muoverci come ci pare” coincide con un tema etico che dovremmo cominciare a valutare. Ovvero quello ambientale, che non si cancella semplicemente pagando multe. Forse le sportive “da tutti i giorni” come quelle oggetto del video che vi proponiamo vanno ripensate per il loro bene. Per evitare che il loro costo crescente le avvicini pericolosamente a sportive “vere”. Mettendone in dubbio la loro stessa utilità. Buona visione.