Honda HR-V – Efficiente, divertente, equilibrata: ecco come va la Suv full hybrid – VIDEO

Il primo approccio è quello che conta. E con la serie precedente era difficile dire che eleganza o che pulizia, così, a pelle. Serviva, forse, un ripensamento radicale. Ed è esattamente quello che ha fatto la Honda quando si è trattato di mettere in campo la terza generazione della HR-V. Che adesso, finalmente, sfodera un look da Suv compatta all’europea, tutta linee tese e proporzioni sportive. In Italia arriverà a febbraio con prezzi a partire da 30.900 euro.

Poche linee, ma al posto giusto. La nuova versione supera la precedente con un design semplice, a tratti minimalista, e tenuto insieme da linee orizzontali di ampio sviluppo: ne costituisce un esempio la nuova calandra, i cui listelli sembrano sfumare nelle nervature del paraurti e nei Led all’interno dei gruppi ottici. E lo ribadisce la fiancata, dove è stato ricercato lo stesso effetto di equilibrio ed essenzialità: zero linee superflue, zero overdesign, solo una linea orizzontale che sottolinea la spalla nel punto della sua massima larghezza, partendo dal taglio del cofano ed esaurendosi dentro il gruppo ottico posteriore.

Interni e posto guida. La stessa ricerca estetica, lo stesso ritorno all’ordine informa anche l’abitacolo: un listello che collega visivamente le bocchette d’aerazione, un secondo che divide le metà inferiore e superiore della plancia. Fine. Tutto molto essenziale. Il posto guida vero e proprio, curiosamente, segna un po’ un contrasto perché le razze sono piuttosto affollate di tasti. Apprezzabili invece i comandi fisici della climatizzazione, come anche lo schermo dell’infotainment, con impostazione a tablet e misura di 9. Ricco di shortcut nella home, facile nei sottomenu, che hanno uno sviluppo verticale limitato, immediato nell’interfaccia, con icone grandi e colorate. A prova di distrazione, insomma.

Affinità e divergenze con la Jazz. La HR-V non segna uno stacco rispetto alla precedente soltanto in termini di design o di interfaccia: fa anche qualcosa di meglio dal punto di vista della guida. La nuova generazione della Suv giapponese è costruita sull’architettura di ultima generazione Global small platform, che poi è la stessa della Jazz, e che ha due peculiarità tecniche molto interessanti: il serbatoio sotto ai sedili anteriori e la batteria del sistema ibrido, (che qui ha 60 celle, invece delle 48 della sorellina monovolume), che si trova sotto il vano bagagli.

Si sta belli in alto. Anche se l’altezza da terra, con il ricambio generazionale, è cresciuta di 10 mm (ora misura 19,5 centimetri), la HR-V non ha perso nulla in termini di dinamismo rispetto all’antenata. Sì, si sta seduti sempre ben in alto e in posizione certo non sportiva (aggiungo anche che la seduta vera e propria secondo me avrebbe dovuto essere un po’ più lunga per supportare meglio le gambe), ma questa impostazione spiccatamente da sport utility non si traduce in un comportamento gommoso o indefinito.

Ma che bell’andare. Al contrario: grazie alla nuova struttura più rigida (il valore è cresciuto del 15%, grazie a un maggiore ricorso ad acciai ad alta resistenza e a nuovi rinforzi nei punti critici della scocca), la HR-V risulta gradevole e solida su strada. I tecnici della Honda hanno lavorato, tra l’altro, sullo sterzo, che ora trasmette un feeling pienamente europeo: pieno, preciso, naturale. Né è stato trascurato un miglioramento delle sospensioni: i nuovi montaggi hanno contribuito a ridurre il rollio e migliorare la stabilità. Ma senza compromettere il confort: oggi la HR-V monta degli ammortizzatori più morbidi, proprio grazie all’incrementata rigidità dell’architettura.

 

Non tiratela: non è un fulmine. Ovviamente, però, il focus della HR-V, pur in considerazione del suo piacevole dinamismo, è quello dell’efficienza. Il che ci porta a fare un ripassino del suo sistema full hybrid che deriva dalla Jazz e che è costituito dall’abbinamento tra un 1.5 quattro cilindri benzina che funziona a ciclo Atkinson e due motori elettrici, per un totale di 131 CV e 253 Nm. Detta in altri termini? Fa quello che può (lo 0-100 in 10,6 secondi dice tutto sulle sue ambizioni prestazionali) e ti fa capire che quando le tiri il collo viene fuori una ruvidezza che non le si addice. E quindi vieni dissuaso dall’istinto di forzare l’andatura.

 

Consumi a prova di mondo reale. Il meglio viene fuori alla voce consumi. Secondo la casa sono di 18,5 km/l: io sul computer di bordo, che avevo diligentemente azzerato prima di partire, sono arrivato addirittura a 19,6 km/l. Si tratta decisamente di un buon valore, frutto anche della facilità con cui il sistema e:Hev si mette a lavorare in modalità completamente elettrica. Spannometricamente direi per buona parte del mio percorso, ma le cifre parlano ancora più chiaro: secondo la Honda la nuova HR-V fa il 91% dei tragitti urbani in elettrico, il 54% di quelli extraurbani e, ancor più sorprendente, il 13% di quelli autostradali.

 

 

Una proposizione interessante. In fondo, da questo punto di vista, alla HR-V come in generale ai giapponesi sulla tecnologia full hybrid, direi non è mai mancato niente. Ma adesso che la stessa pulizia l’ha trovata anche nel design, è diventata una proposizione molto più interessante per riconquistare un pubblico più ampio. Quello che la Honda ha avuto in Europa, durante i suoi anni migliori.