Hyundai Bayon – Piccola col Gpl, per andare lontano

In un mercato sempre più “elettrificato”, la Hyundai continua a puntare anche sul Gpl. Finora disponibile solo su i10 e i20, la variante bifuel ora debutta anche sulla B-Suv Bayon, sempre grazie alla collaborazione con la BRC.

Come funziona. Si tratta di un impianto che viene installato nella fase 2 del processo di omologazione: questo comporta che non ci siano indicatori sul display digitale da 10,25 presente nel cruscotto e neppure sull’ampio e ben leggibile monitor del sistema d’infotainment. Come si vede nella foto qui sopra, il pulsante (rispetto alle sorelle minori posto a sinistra del volante) adotta dei Led per indicare l’alimentazione attiva. In pratica, l’auto si avvia sempre a benzina e, nel giro di pochissimo tempo (in base alla temperatura esterna), passa a Gpl. Qualora si decida di proseguire a benzina (lo switch è impercettibile), basta premere il tasto: a quel punto i Led verdi (quelli in basso sono quattro in tutto e indicano la quantità di gas rimasta nel serbatoio) si spengono, mentre si accende quello rosso in alto.

Come va. Abbiamo provato la Hyundai Bayon sia nella variante a Gpl, sia in quella equipaggiata con il mild hybrid a 48V (qui la nostra prova su strada), su un percorso di una trentina di chilometri che alterna tratti cittadini a strade extraurbane ricche di curve. La Gpl vuole solleticare chi ama la guida tranquilla, bada al portafigli (la Casa coreana ha stimato un risparmio di circa il 40% rispetto al resto della gamma) e necessitano di una notevole autonomia (circa 1.300 km con entrambi i serbatoi pieni); la seconda, di contro, è più briosa e denota un pizzico di verve in più quando si affonda il piede sul gas. La differenza fra i vani di carico è irrisoria, una ventina di litri circa (la mild ne dichiara 411, la Gpl 393), così come le principali funzionalità, anche se per l’ibrida è disponibile un allestimento in più al top della gamma (XClass). Per il resto, la Bayon mette in campo uno sterzo discretamente pronto, un cambio manuale dagli innesti innesti morbidi, precisi e una frizione decisamente leggera. Apprezzabile l’ampio display da 10.25″ del cruscotto (solo un po’ troppo verticale per i più alti), che riporta tutte le informazioni presenti sul monitor del sistema d’infotanment (mappe del navigatore incluse). Il passaggio fra i menù è facile e intuitivo, compresa la classica interfaccia con Android Auto e Apple CarPlay. Il confort complessivo è buono, con le sospensioni che assorbono abbastastanza bene buche e imperfezioni del manto stradale: c’è solo qualche contraccolpo di troppo al posteriore sugli ostacoli secchi, soprattutto sulla mild del nostro test drive, che montava cerchi da 17 pollici.

 

 

Prezzi e allestimenti. La Bayon è in vendita in tre allestimenti (qui il listino completo): XTech, XLine e XClass. L’entry level prevede, fra l’altro, i cerchi d’acciaio con copriruota da 15″, i mancorrenti sul tetto, il climatizzatore manuale, la frenata automatica d’emergenza con riconoscimento pedoni e ciclisti, il mantenimento attivo della corsia e il sistema di gestione automatica degli abbaglianti. L’intermedio XLine propone, in più, gli specchietti retrovisori ripiegabili elettricamente, i cerchi di lega da 16”, il sistema multimediale con touchscreen da 8”, connettività Bluetooth e compatibilità con Apple CarPlay e Android Auto, il display digitale del cruscotto da 10.25”, il caricabatterie wireless per lo smartphone e i sensori di parcheggio anteriori e posteriori, a cui si aggiunge la retrocamera con guide dinamiche. Completa il quadro il top di gamma XClass (solo per le versioni a benzina e mild hybrid), che integra la dotazione precedente con la linea di cintura cromata, i vetri posteriori oscurati, i fari e le luci posteriori a Led, i cerchi di lega da 17″ (solo sulle 1.0 TGDI 48V), il bracciolo centrale anteriore scorrevole, il climatizzatore automatico, la presa Usb posteriore e il sistema di rilevamento dell’angolo cieco.