Hyundai Ioniq 6 – La berlina-coupé che rilancia lo stile anni 30 – VIDEO

C’è molta Prophecy (la concept che l’aveva anticipata nel 2020), verrebbe da dire “avverata”, nella Ioniq 6 che sembra tutta un’altra cosa rispetto alla Ioniq 5 tanto celebrata e apprezzata (e a un soffio dal diventare Auto dell’anno, ottima seconda dopo la cugina Kia EV6). Ma c’è anche la rinascita, o riscoperta, dello stile “Streamline”. E altre due ispirazioni: gli scacchi, per una certa maniera di intendere il family feeling, e l’idea di “mindful cocoon”. La berlina-coupé elettrica coreana, a ben vedere, è il secondo modello della gamma creata per le EV (proprio mentre dai listini della Hyundai esce di scena l’omonima auto ibrida, per non creare confusione), ma in realtà arriva dopo la “Seven“, la Suv presentata un anno fa. E sono tutte diverse, tanto da sembrare figlie di matite diverse. L’abbiamo vista in anteprima in un atelier di Londra, e così ce l’ha raccontata il padrone di casa Simon Loasby, vice president e responsabile dello styling del brand dopo essere stato a capo del design in Corea, dal 2017 (prima ancora era in Cina, alla Volkswagen). Ripartiamo dai concetti delle prime righe, in quell’inglese che si propaga in alcuni settori, specialmente nel design, irritando taluni, ma effettivamente inevitabile, a volte…

Quello stile anni 30. In effetti è difficilmente traducibile: streamline evoca le prime gallerie del vento, gli studi aerodinamici degli anni 20 e 30, i capolavori di quegli anni dagli aerei ai frigoriferi, passando ovviamente dalle auto (e arrivando persino a certi laptop con la mela sopra, più di recente). Ecco, quello è lo stile scelto. Tutt’altra cosa rispetto alla Ioniq 5, squadrata, larga, ispirata casomai agli anni 80 e a un modello invero poco iconico, sebbene firmato da Giugiaro, come la Pony.

Una nuova idea di family feeling. Come conciliare due modelli così diversi sotto lo stesso marchio? No problem, spiega Loasby. Il family feeling di vecchio stampo (o stampino, vedi certi modelli stile matrioska) non ci sarà più. Ed ecco gli scacchi: la Ioniq 6 sarà come il “cavallo”, mentre la 5 è la “torre” e, magari, la “Seven” sarà la “regina”. Resteranno però alcuni tratti distintivi: i pixel parametrici, per esempio, che sono diventati un marchio di fabbrica Hyundai. In ciascun faro anteriore di questo modello se ne contano 24. Più quelli della fascia posteriore. E, soprattutto, quelli dentro l’abitacolo, che conquistano il volante con la funzione di dare un feedback immediato quando si utilizzano i comandi vocali.

Un bozzolo più avvolgente. L’altro termine di difficile traduzione è cocoon (anche il film di qualche anno fa era rimasto in originale). E qui è pure mindful… figuriamoci. Insomma, un bozzolo di consapevolezza, con l’intenzione di alzare la barra del confort dell’abitacolo, ancor più che sulla Ioniq 5. Sul modello che nasce sulla base della concept Prophecy, capace di camuffare misure di una certa importanza (486 cm di lunghezza, una spanna più della Ioniq 5) grazie alla linea coupeggiante e apparentemente semplice (è più acquattata di ben 11 cm, con la sua statura di un metro e mezzo), si ritrovano molte caratteristiche dell’abitacolo e del posto guida della sorella, ovviamente aggiornate e riviste.

A tutto schermo. Oltre ai pixel sul volante, le forme ispirate allo streamline si concretizzano nelle alette alle estremità della plancia, che ospitano gli schermi dei retrovisori-telecamera esterni. Una soluzione più ergonomica rispetto alla collocazione sugli interni delle portiere. Davanti al guidatore, invece, si ritrovano i due schermi da 12 pollici, della strumentazione e dell’infotainment. Dal quale si controllano anche i sensori e le sette telecamere tutt’attorno alla carrozzeria, comprese quella sulle fasce laterali, in basso. Gli interni, come d’obbligo e di tendenza, riflettono infine la responsabilità ambientale con l’utilizzo di materiali ecosostenibili, dai pellami tinti utilizzando processi eco-friendly per ridurre lo spreco di ossigeno, alle plastiche (Pet) riciclate per i sedili, vernici derivate da oli vegetali e tappetini realizzati con reti da pesca recuperate dagli oceani.

Solo a batteria, of course. Il marchio Ioniq è sinonimo di elettrico, e la 6 ovviamente, come la 5, sarà soltanto a batteria. Da quanti kilowattora, per ora, non è dato sapere. Ma la sua base tecnologica, con il suo enorme passo di 295 cm, è sempre la E-GMP (piattaforma globale modulare elettrica), finora disponibile in gamma nelle due versioni da 58 e 73 kWh e con un’autonomia in grado di avvicinarsi ai 500 chilometri, anche grazie al Cx di 0,21. Un’aerodinamica da streamliner, appunto, che prevede superfici superlisce (ovviamente prive delle maniglie, oltre che degli obsoleti specchietti) e cerchi di grandi dimensioni, come una sportiva: da 18 o addirittura da 20 pollici. Chiude, in modo originale, lo spoiler alla base del lunotto, fisso per contenere i costi (che dovrebbero essere inferiori, o allineati, a quelli della Ioniq 5).