Jeep Grand Cherokee – Trailhawk 4xe, l’ibrida plug-in con la fissa delloff-road

Sono passati ben undici anni dall’ultima generazione della Jeep Grand Cherokee: un tempo biblico nel mondo dell’auto, che non solo ha decretato la quarta generazione come la più longeva della sua storia, ma ha fatto sì che il passo in avanti dell’ultima versione sia stato più rilevante che mai. nuova da cima a fondo la Grand Cherokee atto quinto, non un bullone da spartire con il passato: piattaforma, motori, assistenze alla guida, infotainment, tecnologia di bordo. Una rivoluzione completa, nel solco della tradizione: sono rimaste la storica calandra a sette feritoie e l’imponenza di sempre, ma ora la Suv denota tratti più decisi, tagli netti e forme un po’ più spigolose, sottolineate del tetto e dai montanti che, volendo, possono essere neri.

Un posto magico. Per toccarla con mano ho intrapreso un viaggio che mi ha portato dall’altra parte dell’Oceano: Stati Uniti, Utah, per arrivare poi nel deserto del Moab. Se non ci siete mai stati, pensate a uno di quei mitici film spaghetti western: enormi pareti di rocce scoscese e taglienti, qualche cespuglio secco portato a spasso da fortissime raffiche di vento, cornacchie nere come la pece e il nulla più totale a perdita d’occhio. l’America.

Aggressiva a dovere. Tutto è oversize, enorme, taglia XL. Dalle bevande, al cibo, fino alle auto. Con i suoi quasi cinque metri sulla carta (491 cm a fare i pignoli), la nuova Grand Cherokee sembra piccola di fianco alle vetture che circolano qui attorno. Eppure, sa come incutere un certo timore, soprattutto in questo allestimento Trailhawk: altezza da terra fino a 28,7 cm, capacità di guado di 60 cm, pneumatici dal tassello pesante (addirittura anche sulla spalla della gomma), ma omologati per la strada, sospensioni pneumatiche, gancio traino e verricello.

Si ricarica alla spina. L’altra grande novità si nasconde dentro al cofano. Dalla gamma sparisce il diesel, in favore di una motorizzazione plug-in hybrid composta da un 2.0 turbobenzina quattro cilindri, due motori elettrici (montati entrambi anteriormente) e da una batteria da 17 kWh collocata sotto al pianale. Così allestita, la Grand Cherokee scarica a terra 380 cavalli e una coppia taurina di ben 637 Nm. Ci sarebbero, poi, una cinquantina di chilometri a zero emissioni, ma qui tra le rocce è un dato difficile da verificare.

L’elettricità aiuta. Quello che, invece, percepisco subito è l’apporto della parte elettrica nelle fasi delicate di arrampicata. La spinta, a differenza di quella del motore a pistoni è più puntuale, precisa, gestibile: zero ritardi e coppia istantanea quando ne hai bisogno. Ed è anche per questo che la Grand Cherokee è così a suo agio tra le rocce. Sia chiaro, non è una fuoristrada dura e pura come una Wrangler, per restare in casa Jeep, ma tra le Suv con telaio portante è di sicuro in cima alla lista delle più performanti, quando si tratta di fare il lavoro sporco.

Il suo segreto. Ricapitoliamo. Il sistema Quadra-Trac II provvede a smistare la trazione in senso longitudinale, tra assale anteriore e posteriore, mentre il Quadra Drive II aggiunge differenziali autobloccanti elettronici a slittamento limitato (ELSD) su ogni assale per il controllo trasversale della trazione. Dalle schermate di bordo osservo beccheggio, rollio e ripartizione della coppia tra gli assi. Agendo sulle sospensioni pneumatiche, sollevo l’auto da terra. Disaccoppio la barra stabilizzatrice, per aumentare l’escursione delle ruote anteriori, infilo anche le ridotte e tengo il passo di una Wrangler che apre la strada davanti a me. Con il Select Terrain, poi, posso scegliere tra 5 diversi settaggi (Auto, Sport, Rock, Snow, Mud/Sand) per calibrare l’elettronica nel migliore dei modi, in base al fondo. Peccato, solo, non immergere il muso in una bella pozza fangosa.

Su strada, ma per poco. Il sole comincia a calare, scalda meno e il vento freddo si fa sentire. Con la radio ci avvisano di tornare al campo base, e da lì poi, circa una mezz’ora di auto fino all’hotel. Così, nel breve tragitto verso il mondo civilizzato, con un nastro d’asfalto a correre sotto le ruote, ritrovo la viaggiatrice di sempre. A 80 miglia orarie costanti (circa 130 km/h, sui limiti sono molto severi) è difficile esprimere un giudizio completo. L’unico brusio più evidente proviene degli pneumatici, perché come detto sono pesantemente tassellati. Per il resto si viaggia coccolati da poltrone pluriregolabili elettricamente e da materiali di qualità. L’arredamento è moderno e molto chic, da auto premium. Solo le plastiche per il tunnel centrale e la parte basse delle portiere mi sono sembrate un po’ sottotono rispetto alla levatura dell’auto. Bello, invece, il nuovo sistema infotainment con schermo da 10,3 pollici a centro plancia, che fa il paio con un secondo schermo dedicato solo al passeggero (il quale, nelle lunghe trasferte, può godersi un film).

Può andare anche a due. Inutile tirare in ballo tutta la moderna suite di Adas, staremmo qui fino a domani, meglio concentrarsi sul grande bagagliaio da quasi 600 litri e sul fatto che quando il veicolo avverte che le condizioni della strada non richiedono l’utilizzo della trazione integrale, il sistema disconnette automaticamente l’asse anteriore: così la Grand Cherokee passa al funzionamento a due ruote motrici, a vantaggio dei consumi e dell’efficienza.

Una sola per noi. Per l’Italia sarà solo plug-in, tenetelo a mente. Del resto, la scelta di portare in Europa soltanto la versione alla spina rientra in un più ampio programma di elettrificazione dell’intera gamma Jeep che sarà completato entro il 2025. Unica eccezione è proprio l’Italia, dove i motori a benzina e diesel sono molto richiesti e verranno mantenuti a listino fino al 2023, almeno su Compass e Renegade. Curiosi di conoscere il listino e gli allestimenti della Grand Cherokee? Ancora un po’ di pazienza, il tutto è in fase di definizione, ma verrà comunicato a breve. Quello che è certo, per ora, è che dal 30 marzo la Suv preordinabile sul sito Jeep la versione Exclusive Launch Edition, la top di gamma. Il prezzo? 94.000 euro.