John Elkann – “Una Ferrari a guida autonoma? Sarebbe triste”

Per vedere la prima Ferrari a batteria basterà aspettare solo quattro anni, ma una Rossa a guida autonoma sarà pressoché impossibile da ammirare per strada. “Sarebbe triste, perché lo spirito della Ferrari è proprio quello di una vettura che si può guidare”, ha affermato il presidente di Maranello John Elkann. Il manager è intervenuto durante l’Italian Tech Week organizzata dal gruppo editoriale Gedi, alla quale ha partecipato, in collegamento dagli Usa, anche il numero uno della Tesla Elon Musk. Elkann, dunque, ha sgombrato il campo da qualsiasi ipotesi su un modello del Cavallino Rampante che non preveda l’input del guidatore: “In un mondo in cui l’automatizzazione andrà a colonizzare gran parte della nostra vita e della mobilità, credo che il valore della guida umana aumenterà. Quando avevamo cavalli e carrozze esistevano gli stalloni e le corse ippiche. Sono scomparsi cavalli e carrozze, ma le corse ippiche continuano a esistere e sono molto apprezzate”, è la conclusione. “La Ferrari è già ben posizionata e dovrebbe continuare a essere quello che è”.

L’aiuto alla Tesla. Per il nipote di Gianni Agnelli, l’evento è stato l’occasione per parlare a 360 gradi con Musk: non solo di auto, ma pure delle altre attività del visionario imprenditore, per esempio SpaceX o Neuralink. Diversi gli argomenti affrontati: dalle ricette per un business di successo alle esplorazioni spaziali, passando per i momenti di crisi affrontati negli ultimi anni. A tal proposito, Musk ha voluto ripercorrere alcune circostanze in cui il costruttore californiano è stato a una passo dalla bancarotta: “La Tesla è stata vicina al fallimento sei o sette volte nella sua vita”, ha ricordato Musk, sottolineando i due periodi particolarmente complicati. “Il momento più difficile è stato nel 2008: allora eravamo gli unici a produrre auto elettriche ed è stato difficile trovare clienti e investitori. Avevo sì i soldi di PayPal, ma erano finiti. Non avevo più niente e i miei amici mi facevano prestiti anche per pagare l’affitto, ma poi siamo riusciti a trovare una soluzione”. Un altro periodo impegnativo è coinciso con l’avvio della produzione della Model 3, descritta dallo stesso Musk come “un inferno produttivo” tale da spingerlo a contattare la Apple per vendere l’azienda. “L’altro momento intenso e doloroso è stato nel 2018-2019, quando abbiamo messo in produzione la Model 3.  facile fare prototipi e modelli, ma la cosa difficile è la produzione. In quel periodo abbiamo avuto molte difficoltà, ma poi siamo riusciti a raggiungere volumi elevati. Ora sta andando bene”. In questo senso, un aiuto decisivo è arrivato da Torino e in particolare dalla Comau, l’azienda di robotica e automazione industriale oggi confluita nel gruppo Stellantis dopo la fusione tra la Fiat Chrysler e la PSA.

Crisi dei chip di breve durata. Sempre parlando di attività automobilistiche, Musk ha voluto dire la sua sul principale problema che i costruttori di tutto il mondo stanno affrontando, ovvero la crisi dei chip. Ancora una volta, la sua è un’opinione controcorrente: “Penso che la crisi si risolverà a breve, ci sono molte fabbriche di chip in fase di costruzione e gli impianti esistenti sono al lavoro. Non sono sicuro al 100%, ma penso che l’anno prossimo la situazione sarà migliore”. Di diverso parere sono gli analisti e le stesse case automobilistiche: molti, infatti, ritengono che le forniture di semiconduttori non si stabilizzeranno prima del 2023. 

Sì al nucleare. Musk ha anche parlato di uno dei temi più importanti per la decarbonizzazione della società e per lo sviluppo della mobilità elettrica. In particolare, il boss della Tesla è stato interpellato su uno dei temi più caldi nel dibattito politico italiano, ovvero l’energia prodotta da fonti atomiche. “A lungo termine credo che riusciremo a ricavare più energia dal sole e dal vento, ma bisogna pensare in modo positivo anche al nucleare. Mi hanno sorpreso i Paesi che l’hanno abbandonato perché è una tecnologia sicura. Dovremmo usarne di più, o almeno non chiudere le centrali esistenti perché non rappresentano un pericolo. Ci sono prove che ci sono più problemi di salute con il carbone che con il nucleare”. Dello stesso avviso Elkann: “Il nucleare è una soluzione che conosciamo, esiste già, è sicura, dovremmo svilupparla ulteriormente. La Cina e l’India stanno utilizzando sempre più l’energia nucleare, questa è un’indicazione di ciò che dovremmo fare”, ha ribadito il presidente di Stellantis, sottolineando, comunque, la necessità di “puntare in contemporanea anche sulle energie alternative. Pure l’energia solare diventerà sempre più centrale”. Infine, a Musk è stato chiesto di eventuali investimenti in Italia, ma la risposta è stata assai vaga: “Sicuramente, l’Italia mi piace molto”. Di sicuro, il nostro Paese è stato scelto più volte come luogo di villeggiatura e non solo: Musk ha conosciuto Elkann in Sicilia, nel 2014, mentre quest’anno ha visitato Firenze con la sua famiglia, scatenando ipotesi e speculazioni su suoi presunti incontri con i rappresentanti di aziende dell’hinterland attive nel settore aerospaziale (la Leonardo ha una sede a Campi Bisenzio) e in quello dei bitcoin. Turismo, più che affari, anche se nulla è da escludere a priori.