Kia Sportage – Una Suv ben fatta che ti rende la vita facile

Mentre percorro la A5 direzione Aosta, faccio mente locale e cerco di visualizzare la prima generazione della Kia Sportage, datata 1993: la vedo, sono passati quasi trent’anni, ma paiono almeno il doppio, come minimo. Perché se già le ultime due edizioni della Suv coreana avevano raggiunto livelli qualitativi (dinamici e costruttivi) notevoli, quest’ultima non fa altro che rimarcare la costante ascesa della produzione coreana. E per accorgersene è sufficiente un breve assaggio, come il Milano Courmayeur e ritorno che ho avuto modo di effettuare prima del lancio in concessionaria di questa quinta generazione, fissato per il 15 gennaio.

Ce n’è per tutti i gusti. Sono sulla full hybrid, una delle sette varianti previste a listino (benzina, diesel, tutte mild hybrid, trazione anteriore o integrale, cambio manuale o automatico, quattro allestimenti con prezzi da 29.950 a 44.950 euro), spinta dal millesei a iniezione diretta da 180 cavalli, supportato da un elettrico con 13 kW che funge da generatore/starter e da un’unità principale di trazione da 44 kW, per un totale di 230 cavalli di sistema.

Un ponte di comando come si deve. I kilowatt erogati dalla parte elettrica sono sufficienti per uscire dalla città senza arrecare troppo disturbo al quattro cilindri a benzina, che quando entra in causa lo fa sempre in maniera piuttosto discreta. I sensi sono però attratti maggiormente dall’arredo interno, davvero pregevole. D’accordo, la Sportage che sto guidando è la ricca GT Line, ma la qualità di base è soddisfacente, come pure la struttura del ponte di comando. Mi piace il fatto che sul tunnel centrale ci sia un sacco di spazio per sistemare le mie cose: un ampio ripiano a induzione che accoglie sia lo smartphone sia eventuali cuffiette a ricarica wireless, un secondo vano per due lattine e altri oggetti, un pozzetto sotto il bracciolo molto profondo, con rivestimento sul fondo. Il tutto a contorno di una console dove spiccano la grande rotella del cambio automatico e il più piccolo pomello dei programmi di guida, con cui selezionare anche l’inedito Terrain mode che adatta elettronica e trazione a diversi tipi di fondo, come fango, sabbia e neve.

Infotainment formato cinema. Noto comunque parecchi elementi mutuati dalla futuristica EV6 elettrica, per esempio il retro-guscio dei sedili anteriori sagomato per fungere anche da appendi giacca, oppure il pomello stesso del cambio. Ma l’elemento di spicco è il gigantesco monitor curvo che ingloba strumentazione riconfigurabile e infotainment. Pregevoli, entrambi, per completezza delle informazioni, leggibilità e facilità d’uso. Più in basso, trovo pratica anche la plancetta del climatizzatore: per regolare la temperatura ci sono due affidabili pomelli zigrinati, mentre per tutto il resto si fa affidamento a un’ampia superficie a sfioramento, che oltre a gestire la climatizzazione può diventare, con un tocco, il menu di gestione del navigatore.

Ti rende la vita facile. L’aspetto che apprezzo maggiormente durante il viaggio è l’efficacia delle sospensioni, dalla taratura piuttosto morbida. Ciò rende confortevole la marcia e un ulteriore contributo arriva anche da un’efficace guida assistita di livello 2, che funziona bene specie nella gestione del volante, con aggiustamenti progressivi e omogenei. Tutto sembra pensato ed è ben eseguito per rendere il più sereno possibile gli spostamenti, sollevando il guidatore anche da compiti poco gravosi come attivare il ricircolo dell’aria prima dell’ingresso in una galleria: il Gps la individua qualche centinaio di metri prima e il clima si adatta in automatico. Piacevoli finezze.