Le Mans – Intervista ai piloti Ferrari: “La macchina va forte, feeling di guida speciale”
Dopo la prima fila tutta Ferrari, conquistata nella Hyperpole alla 24 Ore di Le Mans, abbiamo incontrato i piloti delle due 499P, la numero 50 (Antonio Fuoco, Miguel Molina, Nicklas Nielsen) e la 51 (Alessandro Pier Guidi, James Calado, Antonio Giovinazzi). Ecco quali sono state le loro impressioni, anche in previsione della gara che dovranno affrontare sabato con partenza alle 16. Partiamo dal poleman, Antonio Fuoco, italiano, 26 anni.
Si è subito reso conto di aver fatto la pole?
Antonio Fuoco: è sempre difficile capire quanto sei andato forte su questo tracciato, che cambia assai rapidamente. Mi è sembrato un buon giro, ma non sapevo se fosse sufficiente o meno per la pole. Ero molto felice. Ho spinto molto, non sono stato così fortunato con il traffico nella zona di Indianapolis, ma ho dato tutto.
Qual è il suo feeling della vettura?
Ieri in qualifica era abbastanza buono, mentre nella sessione notturna abbiamo fatto qualche aggiustamento in vista della corsa, ma penso che abbiamo trovato un buon compromesso e ora siamo pronti per la 24 Ore.
Avete deciso chi partirà per primo?
Onestamente, non lo so, ne discuteremo e decideremo oggi pomeriggio chi, tra noi tre, prenderà il via.
Il setup dell’auto è differente fra qualifiche e gara?
No, c’è solo un po’ di tuning per la gara, specie per la gestione delle gomme. Nell’ultima sessione, comunque, abbiamo trovato un buon compromesso.
Qual è per lei il settore più impegnativo della pista di Le Mans?
Penso la parte di Indianapolis e le curve Porsche: là vai molto veloce e il feeling è davvero speciale.
Quanto riuscite a usare la trazione integrale nel corso di un giro?
Come sapete, si attiva oltre i 190 km/h, quindi ci sono curve dove l’assale anteriore elettrico è attivo, come alle curve Porsche per esempio, ma ce ne sono altre.
Qual è il comportamento dell’auto quando entra in funzione il motore elettrico anteriore?
Devo dire che il feeling dell’auto è buono in ogni parte del tracciato, con o senza integrale, come avete visto dal tempo sul giro: non ci sono grandi differenze tra i vari settori, c’è solo da trovare un buon compromesso.
E se dovesse piovere?
A vedere le previsioni, saremmo tutti abbastanza sorpresi se capitasse (in realtà stanno cambiando, ndr), perché poi sarebbe la prima volta per tutti in gara in quelle condizioni. Però, questa è una 24 ore, il meteo può cambiare, nel caso cercheremo di gestire le cose di volta di volta. Al momento, preferirei l’asciutto.
Miguel Molina, 34 anni, spagnolo:
Ha preferenze nella guida, tra giorno e notte?
Per me non c’è grande differenza, qui è speciale guidare di notte, bisogna stare attenti nei doppiaggi, ma non ho preferenze.
Quale parte del tracciato la esalta?
Per me le curve di Indianapolis: c’è una destra molto veloce dove, poi, devi frenare molto forte. Comunque, penso che ogni curva qui sia molto speciale, per esempio anche le Porsche sono molto emozionanti.
Qual è la parte della pista in cui la sua vettura si comporta meglio?
La 499P è stata progettata per Le Mans, così si trova bene un po’ ovunque qui, ma se dovessi scegliere, direi il secondo settore, dove la macchina è molto performante in frenata e nei cambi di direzione, come nelle chicane.
Qual è il segreto per far andare forte questa 499P?
Non devi andare oltre i limiti, devi guidarla in modo tranquillo, pulito, così la vettura darà il meglio.
Come è stato fare la pole position ieri?
L’emozione è stata grande, sono molto onorato di far parte di questo progetto Ferrari al rientro nella top class. molto importante questa pole, non solo per il team, ma per tutti coloro che hanno lavorato al progetto. Ricordiamoci che questa macchina, molto complessa, è andata in pista meno di un anno fa.
E ora la corsa: come la mettiamo con la Toyota?
La gara sarà diversa, non ci dimentichiamo che sono loro il riferimento, siamo stati molto sorpresi ieri di vederli, come tempo sul giro in qualifica, più distanti da noi del previsto. In gara penso che saranno davanti, ma saremo vicini, almeno lo spero: cercheremo di metterli in difficoltà, ma il nostro obiettivo è concludere la gara con entrambe le auto e magari di arrivare sul podio. L’affidabilità sarà decisiva.
Come è da gestire questa auto rispetto a una GT?
Molto più complesso, devi recuperare energia sull’assale anteriore, il feeling della frenata è tutto diverso, hai molte più informazioni dalla vettura e da restituire agli ingegneri, quindi il nostro lavoro è molto intenso a Le Mans. Ma qui la cosa più importante è gestire al meglio il traffico.
Oltre alla Toyota, qual è il rivale più pericoloso?
Penso che anche le Porsche saranno piuttosto vicine in gara. Hanno un buon potenziale, forse anche Peugeot potrebbe mostrare qualcosa, ma hanno avuto qualche problema di affidabilità l’altra notte.
E se dovesse piovere?
Nella gara di Spa abbiamo avuto un po’ di acqua e la macchina era a posto, non siamo preoccupati per la pioggia.
Antonio Giovinazzi, 29 anni, italiano.
Che differenza c’è per un italiano, tra essere in F.1 e qui con Ferrari. Sei più felice?
Non sono le parole giuste. Diventare un pilota di F.1 è il sogno di chiunque, ed era anche il mio. Ma se non sei nel momento giusto, sull’auto giusta, è difficile essere veloce e raggiungere grandi risultati. Sono molto felice di essere qui, perché so di avere un’auto da podio o che può vincere, mentre in F.1 potevo conquistare al massimo uno o due punti. Qui è differente, abbiamo una gran macchina. La pressione è diversa? Sì, ma posso dirti che ho imparato anche a gestirla dopo tre anni di F.1, dove ogni weekend era diverso. Ora sono in Ferrari, da pilota italiano, c’è pressione come in ogni campionato in cui puoi vincere, per di più dopo 50 anni di assenza, ma sono molto orgoglioso la macchina è giovane, va forte e ora siamo a Le Mans in prima fila.
E le tue sensazioni, qui a Le Mans, con la 499P?
Devo dire che sono rimasto sorpreso dalle sezioni ad alta velocità, con molta downforce che possiamo usare. Le Mans è molto veloce, soprattutto nell’ultimo tratto, e le sensazioni sono notevoli. Mi ha sorpreso.
Alessandro Pier Guidi, 39 anni, italiano.
Sei un ingegnere, hai analizzato bene il tracciato?
L’ho analizzato come gli altri circuiti, sto cercando di guidare il più forte possibile, di migliorare l’auto e di offrire il mio feedback agli ingegneri. Le Mans è forse il tracciato dove ti puoi godere di più la 499P. Come nelle curve veloci dell’ultimo settore, il più sfidante, specie con quest’auto che ha molta downforce.
Nell’ultimo tratto, alle Chicane Ford, cerchi di preservare le sospensioni evitando di prendere i cordoli in pieno?
Sì, cerchiamo di farlo, è un bilanciamento tra tenere linee giuste e preservare le sospensioni, che devono durare così a lungo. Devi cercare di essere più aggressivo possibile, stando attento a non rovinare la vettura.
Come si fa il setup a Le Mans?
Devi cercare un compromesso fra i tratti a bassa e alta richiesta di downforce. Alla fine è un grande compromesso tra le alte velocità richieste sui rettilinei e i curvoni da velocità medio-alta del primo e ultimo settore, che richiedono downforce. Devi trovare un buon bilanciamento.
Sembra che la 499P faccia degradare abbastanza le gomme posteriori: che cosa state facendo al riguardo?
Ci stiamo lavorando, non sono sicuro che sia l’auto o la conoscenza che abbiamo o il setup, così stiamo cercando di migliorare questo aspetto: non abbiamo un grandissimo pattinamento iniziale, qui, poi, penso che sarà meglio perché il tracciato non è così esigente riguardo all’usura pneumatici. Sono fiducioso che tra questo e gli ultimi miglioramenti andrà bene.
Sarà difficile gestire una situazione molto mutevole del meteo?
Sì, certo, lo sarà, anche con le nuove gomme wet. Non abbiamo molta esperienza con questo compound, poi questo è un tracciato molto veloce, lungo, con condizioni spesso differenti tra una parte e l’altra della pista. Sì, preferisco una gara asciutta, perché abbiamo buone prestazioni.
Queste macchine sono molto esigenti dal punto di vista fisico?
Questi prototipi non sono così fisici, perché hanno lo sterzo assistito, il brake by wire e altro. Lo sono più a livello mentale. Per me, invece, il problema è quello di perdere un po’ di peso, perché ho colleghi più leggeri.