Le Mans – Toyota, onorevole sconfitta
Ora che l’eco mediatica del trionfo della Ferrari a Le Mans si è un po’ affievolita, vale la pena soffermarsi un attimo sulle ragioni e sulle situazioni che hanno contribuito a portare a questo risultato. Partite come favorite sulla carta, sull’onda delle tre vittorie consecutive conseguite nelle precedenti gare del Mondiale Endurance, le Toyota si sono presentate all’appuntamento più importante con performance inferiori alle aspettative, emerse già durante le prove libere e le qualifiche. Le GRO10 Hybrid si sono dimostrare invece più competitive sul passo gara, tanto da arrivare a contendere il successo nelle fasi finali alla Ferrari vincitrice. A compromettere il risultato sono stati eventi tipici di una competizione imprevedibile come quella di Le Mans: la vettura numero 7 di Conway, Kobayashi e Lopez è stata messa fuori gara dopo otto ore da un incidente occorso all’ottava ora, che vedeva l’incolpevole Kamui urtato posteriormente da altre due macchine. Succede (e non di rado) in una corsa che vede partire una sessantina di vetture di tre categorie con prestazioni molto diverse, che impongono ai più veloci doppiaggi quasi continui. Quanto all’altra Toyota, la numero 8, alla ventesima ora era staccata di soli tre secondi dalla Ferrari al comando, diventati 16 nel momento in cui, a un paio di ore dalla fine, Ryo Hirakawa rilevava il volante da Brendon Hartley, dopo che quest’ultimo aveva completato quattro stint consecutivi a un ritmo considerevole. stato proprio il driver giapponese a commettere un grave errore, andando a sbattere contro le barriere ad Arnage e danneggiando la vettura nelle parti anteriore e posteriore. Difficile dire, però, se sia stato questo singolo episodio a costare il successo alla Toyota.
Questione di balance. Per quasi tutte le ventiquattr’ore, infatti, le 499P hanno messo in mostra un livello prestazionale superiore. Per onestà, va detto comunque che Fia e Aco, come previsto dal regolamento dopo le prime tre gare del Mondiale, erano intervenute sul Balance of performance, il complesso meccanismo che cerca di compensare le differenze prestazionali tra le vetture in gara (così come accadeva, per esempio, anche nel WTCC, il Mondiale Turismo). In sintesi, alla Toyota veniva assegnata una maggiorazione del peso di 37 kg, contro i 24 della Ferrari, gli 11 della Cadillac e i 3 della Porsche (quest’ultime due sono delle LMDh): quindi, il peso della vettura giapponese risultava di 1.080 kg, contro i 1.064 della Rossa. Quanto alla potenza consentita, i valori restavano invece immutati, cioè 512 kW per la Toyota e 509 per la 499P. Bastano questi cambiamenti (e alcuni altri, come l’introduzione delle termocoperte per le gomme ammesse solo a Le Mans e non apprezzate dai giapponesi) a spiegare la differenza di prestazioni tra le due principali contendenti? Probabilmente no, anche se, pure in questo caso, è difficile dirlo con esattezza; e comunque, l’errore di guida di Hirakawa ha spazzato via gli ultimi dubbi. Resta il fatto che la variazione del Balance, a una settimana o poco più dalla gara, non è andata giù alla Toyota, che si è fatta sentire. Più rumorosamente con il direttore business operation Rob Leupen che ha parlato, alla stampa inglese, di pressione sugli organizzatori, aggiungendo che sembra che qualcosa ti venga concesso, basta urlare. Con molto più stile, da Akio Toyoda in persona che, durante l’affollata conferenza stampa pre-gara dell’Automobile Club de l’Ouest, annunciando la futura hypercar a idrogeno davanti al presidente del prestigioso sodalizio Pierre Fillon, ha pronunciato le parole less Bop. E si sa bene quale sua il peso dell’Aco anche nei confronti della Fia.