Le Mans – Vittoria Ferrari, i piloti: “Avevamo una macchina fantastica”

Dopo la storica vittoria della Ferrari 499P numero 51 alla 24 Ore di Le Mans, ecco le voci dei protagonisti, Alessandro Pier Guidi, 39 anni, James Calado, inglese, 33, e Antonio Giovinazzi, 29. I tre che hanno riportato in Italia la coppa assoluta più importante delle gare di durata dopo la vittoria di Gregory-Rindt nel lontano 1965. Un pezzo di storia delle corse, come affermato anche dal presidente della Ferrari, John Elkann: “Oggi abbiamo vissuto una giornata indimenticabile, che dedico a tutti coloro che lavorano in Ferrari. Dopo 50 anni siamo tornati a partecipare alla massima categoria dell’endurance, che ha segnato la nostra storia e quella dello sport automobilistico. Siamo orgogliosi di avere portato l’Italia sul gradino più alto del podio della 24 Ore di Le Mans, celebrando nel modo migliore il centenario della gara più importante al mondo nella categoria. La vittoria che Antonello Coletta, Amato Ferrari e tutta la squadra Ferrari, dai meccanici ai piloti, hanno conquistato in condizioni difficili – per la stessa durata della gara, per il meteo incerto e per i nostri avversari fortissimi – deve essere di esempio per tutti noi. L’emozione che hanno regalato ai nostri tifosi in una giornata storica lega passato, presente e futuro e ci ricorda l’importanza di avere il coraggio e l’umiltà di migliorare sempre. Con entusiasmo e felicità voglio ringraziare tutti i nostri colleghi che ci hanno portato a una grande vittoria: un successo che celebriamo con i nostri tifosi e il nostro Paese”.

Pier Guidi: Uno stint dopo l’altro, sempre difficile, alla fine ho cercato di arrivare alla fine. Penso al lavoro duro che abbiamo fatto in quasi l’ultimo anno, tutti insieme, lavoriamo bene insieme, il nostro grande obiettivo era Le Mans, così nessuno ha cercato di ridurre lo sforzo. Abbiamo spinto tutti, dai piloti ai meccanici agli ingegneri, anche alla sera con i briefing tecnici. Sì, eravamo vicini alle Toyota, ho cercato di restare calmo nei momenti delicati, e di spingere al massimo, sapevamo che erano competitivi, soprattutto con temperature più elevate, ma non in condizioni più fresche. Ho spinto molto e alla fine abbiamo cercato di stare sempre in gara. Che cosa ho fatto quando il motore non si è riavviato all’ultimo pitstop? Prima ho cercato di capire che cosa fosse successo, poi quando ho individuato il problema, ho pensato di resettato tutto. Non sapevo se avrebbe funzionato, ma è andata bene subito, ho capito che non era una cosa grave. E secondo, dopo ogni restart, mi aspettavo che potesse succedere qualcosa, così ero pronto a rivedere le procedure e a riavviare il motore. Ed ero fiducioso che il mio ingegnere avesse fatto del suo meglio. Troppo tempo dietro la safety car? Onestamente, le condizioni erano difficili, non sono sicuro che fossero troppe quelle ore di neutralizzazione. La pista era difficile, soprattutto di notte, la visibilità era scarsa, c’erano settori molto bagnati. Questa vittoria, naturalmente, ci aiuta in campionato, abbiamo conquistato molti punti, ma sappiamo di dover ancora lavorare molto, specialmente in condizioni di caldo forte e di degrado gomme elevato. Le Mans non è così esigente da questo punto di vista, ma altri tracciati lo sono: non è che perché abbiamo vinto qui dobbiamo smettere di imparare. Anzi. Qui la strategia era giusta in termini di gomme e alla fine ne avevamo ancora molte. Parte di questo gioco è stato rappresentato dalla pioggia, dal guidare a lungo con le stesse gomme di notte e di salvare dei set nuovi per il finale di gara.

James Calado: vincere qui dopo 50 anni è incredibile. La performance c’era già a Spa, la velocità, qualcosa di elettronica andrà sviluppato, come è normale. Si impara. A livello di performance, questa è una macchina fantastica. A che punto della gara ho capito che potevamo vincere? Non sono sicuro, qualcosa, poi, in una gara come questa, può sempre accadere: abbiamo visto Alessandro (Pier Guidi, ndr) nella ghiaia, per fortuna tutto è andato bene. Penso di averlo capito negli ultimi minuti. Volevamo finire la corsa sul podio, nulla è andato storto, i ragazzi hanno lavorato duro, ed ecco il risultato. Credo, abbiamo dimostrato di avere un’ottima squadra di piloti, un ottimo team, la macchina stessa, il pacchetto complessivo, la continuità con gli anni in GT. Tante cose. un momento molto speciale. La strategia? La corsa è andata in un certo modo, con diverse safety car, così abbiamo dovuto gestire l’auto, è un approccio differente rispetto a quello con le GT. Per un team italiano questa vittoria è un’opportunità incredibile, che prosegue la grande tradizione del passato: insomma, continuiamo la strada. Molto importante anche per i tifosi.

Antonio Giovinazzi: Era un sogno che avevo sin da bambino, quello di vincere qui a Le Mans, e il sogno è diventato realtà. A trenta minuti dalla fine abbiamo avuto un problema al pitstop, c’era Pier Guidi alla guida, lui è un ingegnere, ero sicuro che sarebbe riuscito a resettare i sistemi e così è stato. Ed è stata anche una gara molto lunga, difficile, con tante emozioni, asciutto e bagnato: è stata veramente dura, ma dobbiamo essere orgogliosi dell’auto, il team non era neppure qui l’anno scorso, e adesso siamo al top a Le Mans. Il punto chiave nelle prime ore? Per me è stato quello di guidare in modo freddo, senza fare errori: bisognava rimanere sul tracciato quando pioveva, comunque l’auto si è comportata bene in ogni condizione. Per me la chiave della vittoria è stata quella di rimanere calmi e freddi. All’inizio era un buon momento, sono stato un po’ più aggressivo, mentre di notte siamo stati più calmi e attenti. L’occasione di mettere pressione sulle Toyota e di fargli commettere degli errori è stata un’altra chiave della corsa: eravamo dieci secondi indietro dopo due ore di corsa, era difficile, ma abbiamo dato il massimo, abbiamo messo pressione alla Toyota, anche grazie alle scelte del team, e questo è stato premiato. Penso che vincere a Le Mans sia molto speciale, ma farlo con una Ferrari Hypercar è qualcosa di straordinario, e sono molto orgoglioso di questo. Non vinco una gara dal 2016, quindi trionfare qui a Le Mans è stato emozionante: sono onesto, ho pianto dopo la corsa, pensando ai tanti sacrifici affrontati e alle tante annate deludenti. Ma ho sempre creduto nel mio talento e nella squadra Ferrari, che oggi ha compiuto qualcosa di molto speciale. Abbiamo ancora tanto da fare, ma c’è di che essere orgogliosi. Se speravamo di vincere? Come pilota e come Ferrari dobbiamo sempre crederci, abbiamo un’auto competitiva fin dall’inizio di stagione, e l’affidabilità ci preoccupava più di tutto in una 24 ore, ma le macchine non hanno avuto problemi, la fortuna è stata dalla nostra parte. Il momento più difficile? Durante il primo stint, perché avevo le slick ed è arrivato un acquazzone alle curve Porsche: era importante non fare errori, ed era facile sbagliare. Anche Alessandro (Pier Guidi, ndr) ha avuto la stessa situazione ed è stato bravissimo. stata dura gestire al meglio le cose. E poteva anche essere doppietta, senza il problema che ha avuto la numero 50, ma adesso pensiamo a Monza e a fare felici i nostri tifosi.