Lutto nell’auto – Addio a Henry Morrogh, il professore della guida in monoposto
Henry Morrogh ci ha lasciato. A quasi 92 anni. Una vita, quella dell’irlandese più italiano di tutti, spesa tra i motori, la sua scuola di pilotaggio, i suoi allievi, cui sapeva infondere coraggio e l’arte difficile del pilotaggio delle monoposto. Sempre con ironia e con quel tipico accento British che non l’ha mai abbandonato. Appassionato, dedito al suo lavoro come fosse un rito propiziatorio, una vera e propria missione da portare a termine a ogni costo. In vari decenni, ha visto passare tante generazioni di driver, alcuni solo aspiranti tali, che volevano provare per una volta nella vita l’ebbrezza della guida in monospoto, e altri molto talentuosi, che grazie alla sua arte si sono irrobustiti e hanno fatto carriera.
Democrazia e top class. Era un’istituzione, prima a Vallelunga a partire dal 1968 quando arrivò con una vecchia Austin e tre Formula Ford al traino, poi seguendo uno schema itinerante e quindi per molto tempo all’autodromo di Magione. Morrogh voleva cambiare la concezione, l’accesso a una delle categorie più belle impegnative del motorsport, quella delle monoposto. Voleva che più persone potessero accostarsi a quel mondo, fino ad allora ritenuto troppo costoso ed elitario. Inizialmente, Morrogh non ebbe vita facile in Italia, ma lui tenne duro e a partire dagli anni 70 la sua scuola prese piede. Contribuendo a lanciare piloti del calibro di Elio De Angelis, Eddie Cheever, Andrea De Cesaris, Piercarlo Ghinzani, Emanuele Pirro e Jacques Villeneuve, quest’ultimo diventato campione del mondo di F.1 nel 1997. Insomma, Henry sfonda, si fa un nome rispettatissimo, venerato, lui innamorato della guida ad alto livello, come del nostro Paese. Fino a quando, nel 2011, passati molti anni, Henry arriva a cedere il nome della sua scuola al Circuito del Sele, a Battipaglia, in Campania. La posta in gioco sale, con monoposto sempre più performanti, ma quel che è più imporante è che il sogno di un simpatico irlandese che nel 2003 mi portava con affetto a provare le doppiette nel piazzale con una Fiat 500 è ancora vivo. Grazie di tutto, Henry!