Marelli – Chiesta la Cig per l’impianto di Bologna: lavoratori in sciopero

A neanche due mesi dalla chiusura delle vertenza di Crevalcore, si apre un nuovo fronte sindacale per la Marelli. L’azienda di componentistica ha avviato una procedura di cassa integrazione per nove settimane, a partire dal 21 ottobre, per i lavoratori dello stabilimento di via del Timavo a Bologna. Il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa la divisione Propulsion Solutions e prevede la riduzione di una giornata di lavoro alla settimana, con il passaggio da 40 a 32 ore lavorative, ha scatenato la reazione di operai e impiegati: in almeno duecento, su una forza lavoro totale di 526 persone, hanno incrociato le braccia, partecipando allo sciopero di un’ora indetto dai sindacati e al relativo presidio davanti ai cancelli dell’impianto. 

Sindacati in allerta. Duro il commento dei rappresentanti dei lavoratori, in vista di un incontro con la direzione aziendale in programma per il 30 settembre prossimo: “La cassa integrazione è motivata con un calo del lavoro e delle commesse, ma il calo non c’è stato, non abbiamo perso una commessa”, dicono Fim, Fiom, Uilm e Aqcf (Associazione quadri, capi e impiegati ex Fia). “Riteniamo gravissimo che ancora una volta i costi della crisi dell’automotive vengano scaricati su lavoratori e lavoratrici. Bologna, in questi anni, ha affrontato una pesante riduzione di organico, nessun ripristino del turnover, cancellazione dei contratti di consulenza, smaltimento ferie nell’anno in corso e infine la cassa integrazione”, aggiungono le sigle sindacali, esprimendo “forte preoccupazione per la tenuta del sito di Bologna: dal 2019 a oggi il numero dei dipendenti è stato dimezzato. Quest’anno ci era stato promesso che sarebbero state fatte assunzioni per sostituire il personale uscito. Non sono state mai fatte”. Peraltro, tra i lavoratori stanno serpeggiando ulteriori timori. A segnalarli è stata la consigliera regionale di Europa Verde, Silvia Zamboni, secondo la quale da inizio mese circolano voci su un “depotenziamento delle attività che verrebbero delocalizzate in India e Brasile, nonostante la Marelli abbia in pancia importanti accordi con imprese europee come la Porsche”.