Mercato italiano – A giugno la crescita rallenta: +9,2%

Il mercato italiano dell’auto continua a lanciare segnali di ripresa anche a giugno, anche se il ritmo di crescita risulta in deciso rallentamento. Lo scorso mese, secondo i dati del ministero dei Trasporti, sono state immatricolate 138.927 vetture, con un aumento anno su anno del 9,2%, un tasso assai inferiore al +23,1% di maggio o al +29,2% di aprile. Il miglioramento è sempre legato a due fattori: da una parte, la maggior disponibilità di prodotto presso le reti di vendita e la contestuale corsa dei costruttori a smaltire l’enorme stock di ordini arretrati; dall’altra, l’effetto statistico della bassa base di confronto con il 2022. In realtà, il reale termometro del mercato emerge dal raffronto con i dati del 2019 fornito dall’Unrae: giugno risulta in contrazione del 19% circa, mentre il cumulato annuo, per quanto in crescita del 23% a 852.333 unità, mostra una perdita di quasi il 22%. Dunque, manca ancora all’appello circa un quarto dei volumi.

Stellantis. A giugno, il gruppo guidato a Carlos Tavares conta 43.458 immatricolazioni, il 10,76% in meno rispetto a un anno fa. Il calo dipende dall’andamento dei brand di massa: infatti, Citroën perde il 29,7% (4.147 targhe), Fiat il 22,59% (13.012), Opel il 23,68% (3.989) e Peugeot il 20,68% (7.583 vetture). All contrario, l’Alfa Romeo guadagna il 110,53% (3.019), la DS il 4,44% (682), la Jeep il 21,12% (6.206), la Lancia il 16,90% (4.345) e la Maserati il 73,36% (475). 

Gruppo Volkswagen. Per Wolfsburg, le targhe totali sono 24.001, per un incremento del 18,37%. L’Audi cresce del 48,1% (6.532 registrazioni), la Lamborghini del 17,14% (41), la Skoda del 33,55% (3.105) e la Volkswagen dell’11,32% (11.414). In territorio negativo Cupra, con un -5,06% (1.634) e Seat, con un -16,83% (1.275). 

Renault e Ford. Il gruppo guidato da Luca de Meo registra una crescita dell’1,62% grazie a 15.300 immatricolazioni. Di queste, 7.499 sono del marchio della Losanga (+30,30%) e 7.801 della Dacia (-16,13%). Performance brillanti per la Ford: le 7.494 targhe implicano un incremento dell’86,05%.

BMW e Daimler. Le registrazioni del costruttore bavarese sono 6.904, il 34,42% in più rispetto a un anno fa grazie a una crescita del 29,45% per il marchio BMW (5.257 vetture immatricolate) e del 53,21% per la Mini (1.647). Male la Mercedes-Benz, con un -4,32% e 4.493 vetture registrate. Il brand della Stella a tre punte sale del 4,72% (4.128 immatricolazioni) e compensa così il calo della Smart: -51,59% e 365 targhe.

Le asiatiche. Tra i costruttori orientali, il gruppo Toyota immatricola 8.232 veicoli e perde il 4,06%, con il marchio delle Tre ellissi in calo del 6,62% (7.837 immatricolazioni) e la Lexus in miglioramento del 111,23 % (395). Andamento positivo per la Suzuki (+107,29%, 3.128 unità registrate), la Mazda (+117,04%, 1.159), la Subaru (+97,26%, 288), la Nissan (+1,86%, 3.007), negativo per la Honda (-19,32%, 476) e la Mitsubishi (-52,38%, 80). Ancora in spolvero le Case coreane: con 4.722 immatricolazioni, la Hyundai guadagna il 20,52%, mentre la consociata Kia cresce del 12,92% (4.081 vetture).

Premium e sportive. Tra gli altri marchi del segmento premium, la Volvo piazza 1.818 auto, il 68,33% in più rispetto a un anno fa. Il gruppo Jaguar Land Rover ne registra 1.383 (+36,80%), di cui 255 per il marchio del Giaguaro (+23,19%) e 1.128 per il brand delle fuoristrada (+40,30%). La Tesla, con 1.751 targhe, segna un +53,19%, mentre nel segmento delle sportive di lusso la Porsche subisce un calo del 15,49% (491 immatricolazioni) e la Ferrari del 18,18% (54). Infine, per la Polestar sono 124 le immatricolazioni, contro le zero di un anno fa (al tempo, il brand non aveva ancora avviato la commercializzazione in Italia).

 

Gli altri brand. Tra i costruttori ormai su un costante percorso di crescita spiccano ancora il gruppo DR (+11,69%, 2.455 vetture) e la MG (+444,59%, 3.371), mentre la Lynk & Co, dopo diversi mesi di forti guadagni, registra un calo del 14,10% (323). 

La top 10. Nella classifica dei modelli più popolari svetta sempre la Fiat Panda con 6.849 unità, mentre la seconda posizione è occupata dalla Dacia Sandero (4.551) e la terza dalla Lancia Ypsilon (4.345). Seguono, nell’ordine, la Ford Puma (3.191), la Toyota Yaris Cross (2.934), la  Volkswagen T-Roc (2.836), la Renault Captur (2.823), la Fiat 500X (2.784), la Dacia Duster (2.570) e la MG ZS (2.381). 

L’andamento dei canali commerciali. Per quanto riguarda i canali di vendita sono sempre le aziende a sostenere la domanda. I privati, infatti, crescono sì del 4%, ma il noleggio fa meglio con il lungo termine in salita del 19,7% e il breve in aumento del 6,5%. Bene anche le società, con un +17,5%, mentre le autoimmatricolazioni salgono del 14,4%, con la componente a uso privato in rialzo dell’11,9% e quella a uso noleggio del 49,6%.

Si ferma la crescita delle Bev. La suddivisione delle immatricolazioni per tipologia di alimentazione mostra una battuta d’arresto per le elettriche dopo diversi mesi di crescita a doppia cifra: le targhe scendono dello 0,5% e la quota passa dal 4,8% al 4,4%. Risultano, invece, in miglioramento le ibride plug-in, con un +6,6% (anche se la quota di mercato scende dal 5,5% al 5,4%). Prosegue il trend positivo per le ibride non ricaricabili: le immatricolazioni salgono del 30,8% (+27,6% per le “mild”, +39,8% per le “full”) e la quota dal 29,1% al 34,8%. Quanto alle alimentazioni tradizionali frena il Gpl, con un -4,2% e un peso passato dal 9,7% all’8,5%, mentre è ormai crisi nera per il metano: appena 116 immatricolazioni e un -91,4%. Bene anche le auto a benzina, in aumento del 6,9%, ma con una quota in contrazione dal 29,1% al 28,5%. In calo le diesel: le immatricolazioni perdono il 2,8% e la quota scende dal 20,8% al 18,5%.  

La classifica delle Ev. All’interno dell’aggregato delle sole elettriche, il primo posto è occupato dalla Tesla Model 3 con 1.010 immatricolazioni, mentre il secondo è appannaggio della Tesla Model Y con 667. Al terzo posto troviamo la Fiat Nuova 500, con 452 targhe; seguono la Smart fortwo (350), la Opel Corsa (305), la Renault Twingo (303), la Jeep Avenger (285), la Peugeot 208 (192), la MG4 (165) e la Renault Mégane (139).

Emissioni. L’andamento delle varie alimentazioni influisce ancora sulle emissioni: la CO2 media è pari a 119,1 g/km, in aumento del 2,1% rispetto ai 116,7 dello stesso mese dell’anno scorso (il dato dei primi sei mesi dell’anno è pari a 120, l’1,5% in più). A giugno sono state immatricolate 6.619 auto (4,7% del mercato) con emissioni inferiori ai 20 g/km e 6.883 vetture (4,9% del totale) nella fascia 21-60 g/km. Sono state invece 88.267 le registrazioni di modelli con CO2 compresa tra i 61 e i 135 g/km, pari al 62,7% del totale. Oltre a queste tre fasce, sono state registrate anche 33.449 auto (23,8% del mercato) con emissioni di anidride carbonica tra i 136 e i 190 g/km, mentre i modelli con valori superiori ai 190 g/km sono 2.986 (2,1%).

Il commento dell’Unrae. Nella sua consueta analisi dei dati, il presidente dell’associazione dei costruttori esteri, Michele Crisci, sottolinea come rimangano “lontani” gli obiettivi della transizione energetica. Tuttavia, “si può ancora recuperare il ritardo accumulato e accelerare il processo di decarbonizzazione intervendo finalmente sul fronte aperto della fiscalità delle auto aziendali per uso promiscuo, sulle storture dello schema 2022-24 degli incentivi per le auto a basse emissioni, sull’intensificazione e massima diffusione delle infrastrutture di ricarica”. Inoltre, Crisci auspica “una rapida convocazione dell’atteso Tavolo Automotive, che garantisca un confronto autentico, e non a posteriori, con tutti gli attori della filiera, non ultima l’Unrae che rappresenta i due terzi del mercato domestico e una quota importante dell’export della componentistica italiana”.