Mercato italiano – Bene gli incentivi, ma serve maggior pianificazione
L’apertura della piattaforma per gli incentivi ha fatto sentire i suoi effetti sul mercato italiano dell’auto, con un mese di giugno in crescita del 15%. Tuttavia, esperti e associazioni non mancano di far presente le tante incognite che si vanno profilando all’orizzonte, in particolare dopo il rapido esaurimento del plafond di risorse destinato alle vetture elettriche. “Il mercato ha avuto una buona accelerazione”, commenta il presidente dell’Unrae, Michele Crisci, sottolineando come “moltissimi acquirenti interessati non abbiano potuto usufruire” delle agevolazioni per le Bev. Dunque, “lo stanziamento di poco più di 200 milioni del fondo per la fascia 0-20 g/Km di CO2 si è dimostrato insufficiente per coprire tutte le richieste dei clienti, una situazione che si riflette oggi sulle acquisizioni di nuovi ordini, sostanzialmente in stallo”.
Serve una visione di lungo termine. ” urgente che il Governo indichi quanto prima quale direzione vuole percorrere per favorire il percorso di transizione, sia per il necessario e attuale rifinanziamento del fondo, sia sulla strategia da seguire nei prossimi 2-3 anni”, aggiunge Crisci, ribadendo così l’invito a un cambio di rotta nelle politiche del governo. Invece, Roberto Vavassori, presidente dell’Anfia, si augura che “l’andamento delle vendite possa mantenersi positivo anche nei prossimi mesi, così da controbilanciare la fisiologica riduzione dei volumi tipica dei mesi estivi, e che possa contribuire, soprattutto, a una crescente diffusione delle nuove tecnologie green e una più rapida sostituzione dei vecchi veicoli in circolazione”. Più negativo il commento di Massimo Artusi, numero uno di Federauto, che sottolinea le “incognite che pesano sulla transizione ecologica” dopo “il veloce esaurimento” del plafond per le elettriche e i possibili dazi sulle Bev cinesi. Di certo, per Artusi, “senza una condivisione della strategia di come supportare le tecnologie più pulite, anche considerando gli effetti negativi sui prezzi determinati dall’incremento aggiuntivo dei dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina, gli interrogativi che gravano pesantemente sulla transizione ecologica, rimangono insoluti”. Dello stesso avviso, il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, secondo il quale “per riportare stabilmente l’Italia al centro del mercato automotive europeo sarà determinante un’efficace pianificazione degli strumenti volti a incentivare la domanda di veicoli elettrici, a partire dalla revisione della fiscalità sulle flotte aziendali, per consentire a cittadini e aziende di programmare le proprie scelte in un contesto chiaro, prevedibile e ben definito”.
Gli esperti. Anche da altri esperti arrivano indicazioni negative. Il Centro Studi Promotor parla di “prospettive per i prossimi mesi non certo positive” alla luce di un’inchiesta congiunturale condotta tra i concessionari. Per il presidente Gian Primo Quagliano, “è del tutto evidente,che il mercato dell’auto in questa fase deve fare i conti con due esigenze. La prima è sfruttare correttamente la leva degli incentivi e la seconda è adottare misure strutturali per il rilancio della domanda. Non è infatti ulteriormente tollerabile che le immatricolazioni si mantengano su livelli inferiori di un quinto rispetto al 2019 con la conseguenza di non assicurare la normale sostituzione del parco circolante che continua infatti a invecchiare con conseguenze pesanti sia sull’ambiente sia, soprattutto, sulla sicurezza della circolazione”. Infine, non manca chi critica lo strumento degli incentivi. il caso di Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia: “La tanto attesa accelerazione delle immatricolazioni di auto elettriche, ovvero poter finalmente tirare fuori dal cassetto i tanti contratti sospesi per poterli agganciare all’incentivo statale, c’è stata e ha dato questi risultati: 13.285 immatricolazioni contro le 6.155 dello stesso mese dell’anno scorso. Ma questo dato significa semplicemente il riallineamento dei volumi delle vendite a quelli del primo semestre 2023 e una quota che ancora non arriva al 4%, anche se a fine anno ci attendiamo una chiusura a 70 mila immatricolazioni e una quota del 4,4% superiore di soli 0,2 punti rispetto a quella del 2023. Incentivi spesi bene insomma”.