Mercato italiano – Cardinali (Unrae): momento buio per lauto

Tra tagli dei fondi e riforme fiscali contrarie al principio di neutralità tecnologica l’automotive sta facendo notizia sui media come la cronaca nera. Così, Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae, commenta, dopo giorni di passione sul fronte politico, l’ennesimo crollo del mercato.

Terzo calo in tre mesi. Avete rivisto al ribasso le previsioni 24
Sì, di 30 mila unità, per una crescita finale dell’1,5% grazie alla prima parte dell’anno, che è stata positiva. Il secondo semestre preoccupa veramente.

Che impatto avrà il taglio dell’80%, da parte del governo, dei fondi automotive?
Il taglio dei fondi stanziati dal governo Draghi, da un miliardo a 200 milioni di euro all’anno nel periodo 2025-30, soffoca qualunque iniziativa in un settore che è in supercrisi. Vedremo come finirà, ma inquietano la retromarcia rispetto a una politica di lungo periodo che era stata finalmente impostata nel 2022 e la contraddizione con quanto dichiarato pubblicamente da vari ministri fino al giorno prima. Il tutto, nel momento più buio degli ultimi 50 anni per l’automotive italiano ed europeo, che sta facendo notizia sui media come la cronaca nera. Tutto ciò getta ombre sul governo e una luce spettrale sulla situazione.

Allo stesso tempo è stata annunciata una riforma del fringe benefit che penalizza la maggior parte delle auto aziendali
Metà del provvedimento va nella giusta direzione, ma lo fa nel modo sbagliato. Le aliquote del 10% e 20% sono proprio quelle proposte da Unrae. Ma mentre noi chiedevamo il 10% per le auto a zero emissioni e il 20% per quelle fino a 60 g/km di CO2, il governo sostituisce il parametro della CO2 con le alimentazioni. Una clamorosa violazione del principio di neutralità tecnologica, quando lo stesso esecutivo da più di un anno si batte in Europa per difenderlo. Mi verrebbe da parlare di schizofrenia. L’ulteriore problema è, appunto, il quasi raddoppio, certo non richiesto da noi, dell’aliquota su tutte le altre alimentazioni, a prescindere dalle emissioni.

Che impatto avrà la riforma?
In teoria il forte gradiente fiscale fra le auto ricaricabili e le altre dovrebbe orientare la domanda verso le prime, ma io temo che finirà soprattutto per penalizzare chi non ha la possibilità di ricaricare comodamente. D’altronde, lo stesso governo, nella relazione tecnica del disegno di legge, prevede un aumento del gettito fiscale: segno che non si aspetta realmente un effetto verde da questa misura.

E cosa accadrà sul mercato? Nulla vieta alle aziende di allungare i contratti rimandando la sostituzione dell’auto
A essere danneggiato sarà il dipendente, ma anche all’azienda potrebbe convenire prolungare i contratti se il fornitore offrirà condizioni più vantaggiose. E questo sì, danneggerebbe il mercato. Peraltro, la norma non è formalmente retroattiva ma lo è di fatto perché impatta su tutte le vetture immatricolate e concesse in uso promiscuo dal 1 gennaio 2025, comprese quelle ordinate nelle settimane e nei mesi scorsi in base ai parametri attuali. Un’iniquità che potrebbe generare contenziosi nelle aziende.