Mercato italiano – Forte crescita anche a gennaio: +19%
Il mercato italiano dell’auto prosegue lungo il percorso della crescita a doppia. Secondo i dati del ministero dei Trasporti, a gennaio le immatricolazioni sono state 128.301, il 18,96% in più rispetto allo stesso mese del 2022. Il miglioramento è dovuto due fattori: da una parte, alla maggior disponibilità di prodotto presso le reti di vendita; dall’altra, all’effetto statistico legato alla bassa base di confronto con lo scorso autunno-inverno, periodo particolarmente penalizzato dalle conseguenze della crisi dei semiconduttori sulle attività produttive delle Case. Il reale termometro del mercato lo fornisce il confronto con i livelli pre-pandemia del 2019 elaborato dall’Unrae: le registrazioni, infatti, risultano in flessione (-21,7%).
Stellantis. A gennaio, il gruppo Stellantis conta 43.810 auto immatricolate, il 13,15% in più rispetto a un anno fa. Quasi tutti i marchi sono in territorio positivo: +155,95% per l’Alfa Romeo (1.784 targhe), +34,54% per la Citroën (4.655), +50,65% per la DS (577), +11,83% per la Fiat (17.929), +45,57% per la Jeep (6.571), +9,61% per la Lancia (3.582), +208,65% per la Maserati (321). Giù la Opel, con un -11,8% (3.183 immatricolazioni) e la Peugeot, in calo del 21,71% (5.199).
Gruppo Volkswagen. Per Wolfsburg, le targhe totali sono 19.865, per un incremento delle immatricolazioni del 41,4%. L’Audi cresce del 54,49% (4.610 registrazioni), la Cupra del 124,73% (836), la Lamborghini del 117,65% (37), la Skoda del 43,07% (2.548) e la Volkswagen del 39,93% (11.003). In calo la Seat: -19,48% con 831 auto targate.
Renault e Ford. Il gruppo francese guidato da Luca de Meo chiude il mese di gennaio con un miglioramento del 24,76% e 15.597 immatricolazioni. Di queste, 6.926 sono del marchio della Losanga (+27,83%) e 8.671 della Dacia (+22,47%). Performance negative per la Ford: le 6.460 targhe implicano una flessione del 20,92%.
BMW e Daimler. Per il costruttore di Monaco le registrazioni totali sono 6.026, per un calo del 2,11% rispetto a un anno fa: il marchio BMWcresce con 4.417 immatricolazioni (+3,1%), mentre la Mini scende del 14,05% con 1.609 vetture.Cresce a doppia cifra la Mercedes-Benz, con un +36,35% e 4.651 vetture registrate. Il brand della Stella a tre punte sale del 36,12% (4.281 immatricolazioni) e la Smart del 39,1% (370).
Le asiatiche. Tra i costruttori orientali, il gruppo Toyota immatricola 9.430 veicoli e guadagna il 19,81%: il marchio delle tre ellissi, con 9.206 targhe, sale del 21,53%, mentre la Lexus, con 224 auto, perde il 24,32%. Giù la Suzuki (-10,51%, 2.349 unità registrate) e la Honda (-16,15% e 483 targhe), segno positivo per la Nissan (+35,09% e 2.491 immatricolazioni), la Mazda (+163,32% e 2.125 registrazioni), la Mitsubishi (+16,13% e 108 unità immatricolate) e la Subaru (+10,06% e 175 registrazioni). In crescita risultano anche le Case coreane: con 3.989 immatricolazioni, la Hyundai sale del 27,08%, mentre la consociata Kia guadagna il 16,75% (3.680 vetture).
Premium e sportive. Tra gli altri marchi del segmento premium, la Volvo immatricola 1.322 vetture, il 37,57% in più rispetto a un anno fa, il gruppo Jaguar Land Rover 978 (+40,72%), di cui 107 per il marchio del Giaguaro (-16,41%) e 871 per il brand delle fuoristrada (+53,62%). In fortissima crescita la Tesla, con un +918,75% (326 elettriche immatricolate). Nel segmento delle sportive di lusso la Ferrari balza del 17,19% (75), mentre la Porsche perde il 3,86% (672).
Gli altri brand. Anche a gennaio prosegue il trend positivo della DR (1.593 vetture, +9,18%) e, tra i marchi di origine cinese, della Lynk & Co (484 auto, +119%). Ancor più netto l’incremento della MG, con un +423,31% e 1.392 immatricolazioni.
La top ten delle auto più gettonate. Nella classifica dei modelli più popolari svetta sempre la Fiat Panda con 10.684 unità, mentre la seconda posizione è occupata dalla Jeep Renegade (4.384) e la terza dalla Dacia Sandero (4.098). Seguono, nell’ordine, la Fiat 500 (3.660), la Lancia Ypsilon (3.582), la Dacia Duster (3.551), la Toyota Yaris (3.187), la Volkswagen T-Roc (3.142), la Toyota Yaris Cross (2.914) e la Renault Captur (2.883).
L’andamento dei canali commerciali. Per quanto riguarda i canali di vendita è il noleggio a sostenere la domanda, a dimostrazione dell’efficacia dell’ampliamento della platea dei beneficiari degli incentivi proprio alle persone giuridiche. I privati, infatti, crescono del 10%, ma il noleggio a lungo termine vola a +63,3% e quello a breve a +44,3%. Bene anche le società, con un +30,6%. Le autoimmatricolazioni, invece, aumentano solo del 2,3%.
Elettriche ancora in calo. La suddivisione delle immatricolazioni per tipologia di alimentazione conferma il momento negativo per le elettriche. Ancora una volta, spicca la ripresa delle motorizzazioni tradizionali: le auto a benzina segnano un +15,7% anche se scendono dal 27,2% al 26,4% della quota di mercato a causa del rimbalzo del diesel (+20,2% e quota in aumento dal 19% al 19,1%) e del Gpl (+32,9% e penetrazione in salita dal 9,2% al 10,3%). Crescita continua per le ibride, che mettono a segno un +25,7% e passano dal 34,8% al 36,7%. Sul fronte delle vetture alla spina, le plug-in guadagnano il 10,2%, perdendo però quote di mercato (dal 5,1% al 4,7%), mentre le elettriche pure, con un -8,6%, vedono la loro penetrazione scendere dal 3,4% al 2,6%.
La classifica delle Ev. All’interno dell’aggregato delle sole elettriche la Fiat Nuova 500 si piazza al primo posto con 540 immatricolazioni. La seconda posizione è occupata dalla Smart fortwo, con 369, la terza dalla Renault Twingo con 212. Seguono l’Audi Q4 (186), la Tesla Model Y (147), la Volkswagen ID.3 (135), la Peugeot 208 (128), la Dacia Spring (128), la MG Marvel R (100) e la Tesla Model S (98).
Emissioni. L’andamento delle varie alimentazioni influisce ancora sulle emissioni: la CO2 media è pari a 120,7 g/km, in aumento del 2,2% rispetto ai 118,1 dello stesso mese dell’anno scorso. A gennaio sono state immatricolate 3.342 auto (2,6% del mercato) con emissioni inferiori ai 20 g/km e 5.591 vetture (4,3% del totale) nella fascia 21-60 g/km. Sono state invece 88.021 le registrazioni di modelli con CO2 compresa tra i 61 e i 135 g/km, pari al 67,7% del totale. Oltre a queste tre fasce, sono state registrate anche 28.070 auto (21,6% del mercato) con emissioni di anidride carbonica tra i 136 e i 190 g/km, mentre i modelli con valori superiori ai 190 g/km sono 2.748 (2,1%).
Il commento dell’Unrae. Nell’analizzare l’andamento del mercato, l’Unrae parla di “avvio promettente” per il nuovo anno, ma conferma previsioni improntate alla prudenza: il 2023 dovrebbe chiudersi con circa 1,4 milioni di immatricolazioni e una crescita del 6,3%. Inoltre, l’associazione vede una tendenza di lenta crescita per i veicoli elettrici e ibridi plug-in, con l’auspicio nel medio periodo di un’accelerazione grazie anche alla pubblicazione dei decreti del ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, che stanziano 713 milioni di euro per l’installazione, entro i prossimi tre anni, di 13.755 infrastrutture di ricarica elettrica da 90 kW nei centri urbani e di almeno altre 7.500 ricariche super veloci (175 kW) nelle superstrade. “I decreti vanno sicuramente nella direzione giusta per la transizione verso una mobilità sostenibile, che però ha bisogno di provvedimenti mirati anche alla ripresa del mercato, cominciando dall’inclusione tra i beneficiari di tutte le persone giuridiche senza alcuna esclusione e con bonus interi anziché dimezzati e dall’eliminazione delle soglie del price cap per le auto elettriche o, al massimo, prevedendo una soglia unica a 50 mila euro”, spiega il presidente dell’Unrae Michele Crisci, ricordando altre proposte, tra cui “un provvedimento che allunghi i termini per il completamento delle prenotazioni ecobonus da 180 a 360 giorni. In tema di infrastrutture di ricarica, è quantomai urgente una spinta per accelerare l’iter dei recenti decreti sul finanziamento per l’acquisto e l’installazione di colonnine di ricarica da parte di privati e condomini che, a oggi, prevedono tempi di attuazione molto lunghi”. Infine, Crisci insiste sull’opportunità per il governo di non perdere l’occasione per una revisione strutturale della fiscalità del settore, modulando detraibilità Iva e deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO2 per le auto aziendali.