Mercato italiano – Il 5% delle auto immatricolate nel 2023 è “made in China”

In Italia, le auto cinesi avanzano con prepotenza. Secondo uno studio dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School i cui risultati sono stati presentati in occasione della conferenza stampa di fine anno dell’Unrae (l’associazione delle Case estere) , i modelli “made in China” rappresentano il 5% delle immatricolazioni della Penisola nei primi nove mesi del 2023 (59.400 unità), a fronte del 3% relativo all’intero 2022 (39.000 vetture).

Diversi. Parliamo di un dato superiore alla media europea, che vede le auto prodotte in Cina rappresentare il 4,8% delle immatricolazioni complessive nei primi tre trimestri del 2023, per un totale di 462.600 vetture. La Cina, del resto, ha visto le proprie esportazioni di automobili crescere del 233% dal 2020, con 2,45 milioni di unità partite per i mercati stranieri da gennaio ad agosto, di cui circa il 20% con destinazione Europa. E se nel Vecchio continente le auto elettriche (EV e plug-in) hanno rappresentato il 70,8% delle immatricolazioni di auto prodotte nel Paese del Dragone, in Italia i veicoli alla spina di provenienza cinese sono solo il 16% delle vetture made in China registrate.

Il gruppo Di Risio. La peculiarità del mercato italiano è ravvisabile anche nella presenza di un’azienda locale, il gruppo Di Risio, che ha stipulato importanti partnership con i colossi cinesi, di cui importa le vetture nella Penisola. Solo il marchio DR, nei primi undici mesi del 2023, ha immatricolato ben 23.487 vetture, senza dimenticare le 6.512 unità di Evo, il suo secondo brand per veicoli venduti. Impressionante, infine, è il valore dell’import cinese in Italia: secondo lo studio presentato dal prof. Fabio Orecchini, direttore dell’Osservatorio Auto e Mobilità insieme al prof. Luca Pirolo, quest’anno dovrebbe superare per la prima volta il miliardo di euro.

Cambiare gli incentivi. La presentazione di tali dati, come detto, è avvenuta in occasione della conferenza di fine anno dell’Unrae, che ha visto la partecipazione del presidente Michele Crisci e del direttore generale Andrea Cardinali. I numeri presentati, già emersi in occasione della diffusione dei dati Unrae di novembre, fotografano un 2023 di crescita a doppia cifra, ma ancora sotto di 321 mila unità rispetto al 2019. A destare preoccupazione, in particolare, è l’anzianità del parco auto circolante, ora attestatasi su una media di 12,5 anni, contro gli 11 anni della Francia, i 10,1 della Germania e gli 8,7 del Regno Unito. Preoccupa anche la quota del 3,9% di auto elettriche registrate nei primi dieci mesi del 2023, che pone il nostro Paese ben al di sotto dei mercati più importanti (Germania 18%, Francia 16%, Regno Unito 16,3%). Un dato non giustificato dal Pil pro capite: Paesi meno ricchi (Romania 10,6%, Portogallo 17%, Slovenia 8,5%, Lituania 7,3%) hanno registrato performance migliori. Ecco perché l’Unrae chiede a gran voce una revisione degli incentivi per le auto elettriche e le plug-in, dall’eliminazione dal price cap all’aumento dei contributi previsti, anche approfittando dei fondi finora rimasti inutilizzati.