Mercato italiano – Il settore preme per i nuovi incentivi, ma il ritardo potrebbe essere incolmabile
A marzo, il mercato italiano dell’auto subisce la prima battuta d’arresto dopo 19 mesi di fila positivi e buona parte della colpa è attribuibile ai ritardi nella messa a terra del nuovo schema degli incentivi. “I risultati di marzo di elettriche e plug-in confermano come la prolungata attesa degli incentivi stia determinando una paralisi del mercato di tali motorizzazioni”, commenta il presidente dell’Unrae, Michele Crisci. ” d’obbligo per noi continuare a sottolineare l’importanza e l’urgenza di rendere presto operativo il nuovo schema dei bonus: considerando i tempi tecnici di tutti i prossimi passaggi della normativa ancora necessari, rischiamo di arrivare a perdere metà dell’anno e di avere un impatto estremamente limitato sul 2024″.
Evitare l’effetto attesa. Dello stesso avviso i massimi rappresentanti di altre associazioni. Per Roberto Vavassori, numero uno dell’Anfia (filiera), il rallentamento delle immatricolazioni di auto ricaricabili “rende ancora più evidente quanto sia necessaria una rapida applicazione del nuovo schema di incentivazione, onde evitare che l’effetto attesa continui a pesare sulla domanda”. Secondo il neo presidente di Federauto, Massimo Artusi “si conferma quanto già emerso nei mesi precedenti, ovvero che in Italia la spinta verso l’elettrificazione su larga scala è ancora tutta da costruire e, per rilanciare gli acquisti di auto a basse emissioni inquinanti, soprattutto quelli legati alle alimentazioni elettriche e plug-in, occorre un’accelerazione sul fronte del Dpcm atteso da mesi. Come era stato previsto da molti operatori del comparto, la disarmonia normativa e le tensioni sui prezzi dei veicoli green si traducono in comportamenti di acquisto estremamente prudenti da parte della clientela, con una difficoltà permanente nella domanda”. Anche Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, fa risuonare “l’allarme sul pericoloso interregno tra il vecchio e il nuovo e più vantaggioso sistema incentivante, che induce naturalmente automobilisti e imprese a rinviare l’acquisto fino all’entrata in vigore delle nuove agevolazioni, annunciate ma non ancora operative”.
Il commento degli esperti. Se si allarga il discorso agli osservatori di mercato, il quadro non cambia: “Si parla solo di incentivi, quando si sarebbe fatto meglio a non parlarne affatto. Il solo nominarli ha avuto come sempre l’effetto di mandare in stallo il mercato e adesso ci attendiamo questo rilancio, una ripresa del comparto che, a parte il rimbalzo di chi ha atteso a comprare o a targare, non cambierà nulla di una situazione fortemente compromessa”, commenta Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia. “Fossi stato io a decidere, avrei rottamato la proposta ancora prima che arrivasse sulla linea di partenza. Poi, non riesco a non pensare ad uno dei denominatori per il quale questi incentivi sono stati approvati: accelerare la transizione ecologica. Che, se non ce ne fossimo accorti, fino a ora ha avuto l’effetto di un impoverimento globale, ha causato la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro e ha messo all’angolo la supremazia tecnologica dell’industria automobilistica europea che ha prodotto tanta ricchezza per tutti. Incentivi? Anche no!”. A tal proposito, il Centro Studi Promotor segnala, sulla base della sua indagine congiunturale mensile, i “seri dubbi” di molti operatori sulla possibilità che i bonus “possano portare risultati significativi”. Anche per questo, il presidente Gian Primo Quagliano ricorda come in alcuni Paesi si inizi a “sostenere che per accelerare la transizione il ricorso agli incentivi sia uno strumento superato e che occorrerebbero ora misure strutturali come l’eliminazione dell’Iva sull’auto elettrica e, per l’Italia, anche l’allineamento della normativa fiscale sull’auto aziendale allo standard europeo”.