Mercato italiano – Ottobre, nuova crescita a doppia cifra: +20%

Ottobre è stato un altro mese decisamente positivo per il mercato dell’auto italiano: in particolare, stando ai dati diffusi dal ministero dei Trasporti, le immatricolazioni mensili si sono attestate su 139.052 unità, per un tasso di crescita rispetto all’anno scorso del 20,03% (non lontano dal +22,8% di settembre). Il miglioramento è sempre legato alla maggiore disponibilità di prodotto presso le reti di vendita e alla corsa dei costruttori a smaltire il forte arretrato di ordini, anche se non mancano segnali negativi a partire dal continuo balzo delle autoimmatricolazioni. In ogni caso, con i dati di settembre e ottobre, l’Italia è riuscita a ridurre di parecchio il divario con i livelli pre-pandemia del 2019: secondo le elaborazioni Unrae, il gap mensile è dell’11,6%, a fronte del 20% medio degli scorsi mesi. Se si guarda il consuntivo annuale, manca ancora all’appello un quinto dei volumi: nei primi dieci mesi del 2023 le immatricolazioni sono state 1.315.964, il 20,5% in più sul pari periodo del 2022, ma il 19% in meno sul 2019. Alla fine di settembre, però, il gap era ancora superiore al 20%.

Stellantis. A ottobre, il gruppo guidato da Carlos Tavares conta 44.346 immatricolazioni, il 15,42% in più rispetto a un anno fa. Tra i vari brand spicca la performance dell’Alfa Romeo con un +48,23% (2.434 immatricolazioni). Citroën perde il 4,19% (5.150), DS l’1,28% (464), Maserati il 13,2% (309) e Opel il 4,25% (3.288). In crescita tutti gli altri: +21,27% per la Fiat (16.236), +36,8% per la Jeep (6.818), +15,6% per la Lancia (4.223) e +5,96% per la Peugeot (5.424).

Gruppo Volkswagen. Per Wolfsburg, le immatricolazioni totali sono 21.005, per un incremento del 17,97%. L’Audi cresce del 76,3% (5.781 registrazioni), la Cupra del 59,69% (1.640), la Seat del 34,65% (1.127), la Skoda del 46,41% (2.688) e la Volkswagen del 12,94% (9.750). Giù la Lamborghini, con un -44,12% e 19 immatricolazioni.  

Renault e Ford. Il gruppo guidato da Luca de Meo registra una crescita del 46,88% grazie a 15.762 immatricolazioni, di cui 7.685 sono del marchio della Losanga (+31,59%) e 8.077 della Dacia (+65,14%). Performance positive pure per la Ford, anche se con tassi più contenuti: le 6.821 registrazioni implicano un miglioramento del 3,15%.

BMW e Daimler. Le immatricolazioni del costruttore bavarese sono pari a 6.601, il 3,11% in meno rispetto a un anno fa: il marchio BMW cresce dell’11,2% (5.353 targhe), mentre la Mini è in calo del 37,57% (1.248). In territorio positivo la Mercedes-Benz, con un +8,91% e 5.366 vetture registrate: il brand della Stella a tre punte sale del 5,12% (4.685 immatricolazioni) e la Smart del 44,89% (681).  

Le asiatiche. Tra i costruttori orientali, il gruppo Toyota immatricola 10.250 veicoli e guadagna il 10,4%, con il marchio delle Tre ellissi in salita del 9,48% (9.896 immatricolazioni) e la Lexus del 44,49% (354). Andamento positivo anche per la Nissan (+99,27%, 3.543 targhe), la Suzuki (+110,57%, 3.645), la Mazda (+103,26%, 1.620), la Honda (+31,64%, 932) e la Subaru (+108,26%, 227). Ancora in territorio negativo la Mitsubishi (-51,75%, 55). Bene le Case coreane: la Kia, grazie a 4.251 immatricolazioni, guadagna il 4,73%, mentre la Hyundai cresce del 17% (4.323 vetture).

Premium e sportive. Tra gli altri marchi del segmento premium, le immatricolazioni della Volvo si attestano su 1.338 unità, il 9,29% in meno rispetto a un anno fa. Il gruppo Jaguar Land Rover ne registra 1.340 (+48,23%), di cui 162 per il marchio del Giaguaro (-8,47%) e 1.178 per il brand delle fuoristrada (+62,04%). La Tesla passa da 30 a 908 targhe. Nel segmento delle sportive di lusso la Porsche cresce del 62,85% (938 immatricolazioni), mentre la Ferrari passa da 43 a 61 targhe e l’Aston Martin da 4 a 1o. Infine, per la Polestar le immatricolazioni sono 38, contro le 16 di un anno fa. 

Gli altri brand. Tra i costruttori che si sono fatti notare negli ultimi mesi per il loro tasso di crescita spiccano ancora la MG, con un +89,68% e 2.811 targhe; al contrario, il gruppo DR perde il 9,35% e si ferma a 2.443 immatricolazioni, mentre la Lynk & Co subisce un calo dell’86,56% (125 registrazioni).

La top 10. Nella classifica dei modelli più popolari, svetta sempre la Panda con 11.030 immatricolazioni. Seconda la Dacia Sandero, con 5.312 e terza la Lancia Ypsilon, con 4.226. Seguono, nell’ordine, la Jeep Avenger (3.514), la Toyota Yaris Cross (3.513), Citroën C3 (3.352), la Renault Captur (3.135), la Ford Puma (2.561), la Fiat 500X (2.425) e la Renault Clio (2.394). 

L’andamento dei canali commerciali. Per quanto riguarda i canali di vendita, i privati crescono del 21,4%, mentre il noleggio vede la componente del lungo termine crescere del 4,9% e la breve flettere del 16,7%. Ancora una volta, volano le autoimmatricolazioni: dopo il +92,6%, salgono del 70,4%, con l’uso privato in rialzo del 74,3% e il noleggio del 23,1%. Infine, società ed enti crescono del 22,6%.

Ritorno alla crescita per le Bev. La suddivisione delle immatricolazioni per tipologia di alimentazione indica un ritorno alla crescita a doppia cifra per le elettriche dopo la frenata di settembre. Le Bev guadagano il 57,3% e salgono dal 3,1% al 4,1% del mercato. Male le ibride plug-in: flettono del 4,3% e vedono la loro quota restringersi dal 5,2% al 4,1%. Le ibride, invece, segnano un +29,6% (+40,7% per le full e +25,5% per le mild) e passano dal 36,3% al 39%. Tra le alimentazioni tradizionali prosegue l’andamento positivo del Gpl: +35,5% e una penetrazione che passa dall’8,8% al 9,9%. Crisi sempre più nera il metano, con un crollo del 74,8% e una quota in contrazione dallo 0,4% allo 0,1%. Le auto a benzina, grazie a un +21%, salgono dal 27,4% al 27,5% del mercato. Infine, le diesel perdono l’1,9% e scendono dal 18,7% al 15,2%.

La classifica delle Ev. All’interno dell’aggregato delle sole elettriche, il primo posto è occupato dalla Tesla Model 3 con 537 immatricolazioni; la seconda posizione è appannaggio della Smart Fortwo (513) e la terza della Tesla Model Y (349). Alle loro spalle Fiat Nuova 500 (291), Volkswagen ID.3 (242), BMW X1 (233), Peugeot 208 (232), Dacia Spring (231), Ford Mustang Mach-E (221) e Audi Q4 e-tron (189).

Emissioni. Ovviamente, l’andamento delle varie alimentazioni influisce sui dati di emissione, tornati a calare dopo la crescita di settembre: la CO2 media è pari a 118,9 g/km, lo 0,8% in meno rispetto ai 119,9 dello stesso mese dell’anno scorso (il dato dei primi otto mesi dell’anno cresce, però, dello 0,9% a 119,9). A ottobre sono state immatricolate 6.619 auto (4,7% del mercato) con emissioni inferiori ai 20 g/km e 4.937 vetture (3,5% del totale) nella fascia 21-60 g/km. Sono state invece 94.965 le registrazioni di modelli con CO2 compresa tra i 61 e i 135 g/km, pari al 67% del totale. Oltre a queste tre fasce, sono state registrate anche 29.053 auto (20,5% del mercato) con emissioni di anidride carbonica tra i 136 e i 190 g/km, mentre i modelli con valori superiori ai 190 g/km sono 3.292 (2,3%).

Il commento dell’Unrae. Nella sua consueta analisi dei dati, l’Unrae sottolinea come l’andamento del mercato sia “migliore delle attese, grazie alla ritrovata disponibilità di prodotto e alle spinte commerciali, fattori che dovrebbero caratterizzare anche la parte finale dell’anno”. Di conseguenza, si alzano le previsioni fornite a luglio: il 2023 dovrebbe chiudersi con 1.570.000 immatricolazioni, in crescita del 19,2% sul 2022 (-18,1% sul 2019). Per il 2024 si conferma invece la stima di 1.600.000 auto immatricolate, un risultato non lontano da quello di quest’anno (+1,9%) seppur in calo del 16,5% sul 2019. L’associazione segnala anche il clima di attesa creato tra i consumatori dalle recenti dichiarazioni “su possibili interventi di sostegno alla domanda, che rischiano di paralizzare interi segmenti del mercato fino a quando non saranno sciolti i dubbi sugli incentivi: visto il perdurare di un fortissimo e gravissimo ritardo nella transizione energetica”, prosegue il presidente Michele Crisci, “ribadiamo la necessità di intervenire sull’attuale sistema di incentivi in modo da renderli più fruibili, indirizzati senza compromessi ai target europei e destinati anche alle imprese, vero motore della transizione, rivedendo le regole e recuperando i residui del 2022 e quelli ormai quasi consolidati del 2023. C’è la necessità di una revisione del regime fiscale delle auto aziendali in uso promiscuo, che potrebbe essere velocemente operata attraverso i decreti attuativi della Delega Fiscale, in modo da favorire le vetture a basso o nullo impatto ambientale. Queste, considerato il veloce turnover dei veicoli aziendali, potrebbero, subito dopo il periodo di detenzione, essere messe a disposizione dei privati senza ricorso ad incentivi, agevolando così il ricambio del vetusto parco circolante italiano”.