Mercato italiano – Un altro mese in rosso: a febbraio -6,3%
Non si ferma la crisi del mercato italiano dell’auto. Secondo i dati del ministero dei Trasporti, a febbraio sono state immatricolate 137.922 vetture, per un calo del 6,3% sul pari mese dell’anno scorso. Si tratta della settima contrazione consecutiva, ennesima conferma di una realtà sempre più lontana dai livelli pre-Covid. Unito al -5,9% di gennaio, il “rosso” di febbraio porta il consuntivo annuale a 271.638 targhe, il 6,1% in meno sui primi due mesi del 2024 e il 21% circa in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Tuttavia, c’è un fattore da non trascurare: i dati di febbraio, come già quelli di gennaio, sono falsati dalla giornata lavorativa in meno rispetto all’anno scorso.
Stellantis. A febbraio, il gruppo ha immatricolato 41.864 auto, il 14,72% in meno rispetto a un anno fa. Tutti i marchi sono in territorio negativo, con l’unica eccezione dell’Alfa Romeo (2.308 targhe, +22,18%). Citroën perde l’1,5% (6.368 registrazioni), DS il 15,4% (367), Fiat il 16,1% (14.7531), Jeep il 3,1% (6.297), Lancia il 77,8% (926), Maserati il 24,4% (167), Opel il 26,1% (3.035) e Peugeot l’1,1% (7.643.
Gruppo Volkswagen. Per Wolfsburg, le immatricolazioni totali sono 22.280, pari a un calo dell’8%. Audi perde il 12,7% (5.591 targhe), Cupra il 22,1% (1.421) e Seat il 67,6% (589), mentre Lamborghini guadagna il 16,2% (43), Skoda l’8,8% (3.467) e Volkswagen del 3,1% (10-169).
Renault. Il costruttore francese subisce un calo dell’1,4%, registrando16.152 vetture, di cui 10.289 Dacia (+14,6%) e 5.863 del marchio della Losanga (-20,9%).
Toyota. In crescita il gruppo delle Tre ellissi: le 11.663 immatricolazioni implicano un miglioramento del 3,2%. Il marchio Toyota segna un +1,7% (11.084 unità), mentre la Lexus balza del 45,5% (579 immatricolazioni).
BMW. Per il costruttore bavarese le registrazioni sono 7.581, il 5,6% in meno rispetto a un anno fa: il marchio dell’Elica targa 6.371 vetture e guadagna il 5,1%, mentre la Mini, con 1.210 immatricolazioni, sale dell’8,4%.
Ford e gruppo Hyundai. L’Ovale Blu cala del 16,8%, fermandosi a 5.308 registrazioni. La Hyundai, con 4.059 targhe, scende del 19,7%, mentre la consociata Kia, con 3.428 immatricolazioni, flette del 13,5%.
Mercedes-Benz. Il costruttore di Stoccarda registra 4.448 vetture e un +22,4%: la Stella a tre punte segna un incremento del 27,1% (4.353) e la Smart un calo del 54,8% (95).
Le altre giapponesi. Alti e bassi per gli altri costruttori del Sol levante: +10,3% per Nissan (4.073 immatricolazioni), -29,6% per Suzuki (2.930), +17,8% per Mazda (861), +17,8% per Honda (781), -36,5% per Mitsubishi (141) e +64,2% per Subaru (197).
Premium e sportive. Tra i marchi del segmento premium, la Volvo vede le immatricolazioni contrarsi del 27,8%, a quota 1.232 unità, mentre il gruppo Jaguar Land Rover ne registra 670 (-17,3%), di cui 21 per il marchio del Giaguaro (-82,2%) e 649 per il brand delle fuoristrada (-6,21%). In attivo Polestar, che passa da 9 a 28 targhe, mentre Tesla crolla del 54,5% (843 elettriche). Nel segmento delle sportive di lusso, la Ferrari segna un -24,7% (61 vetture) e la Porsche un -38,8% (487).
Gli altri brand. Performance positiva per il gruppo DR, con un +8,4% (2.224 targhe). Tra i marchi di origine cinese, MG sale del 48,9% (4.643), BYD passa da 41 a 1.350 registrazioni e Omoda&Jaecoo migliora da 22 a 523 targhe. Lynk & Co perde l’80,5% (17 immatricolazioni) mentre Eurasia Motor Company, con 237 registrazioni, riscontra un aumento del 125,7%.
La top ten. Nulla cambia al vertice della classifica dei modelli più popolari: la Fiat Panda, con 11.896 unità, è sempre prima. In seconda posizione troviamo la Dacia Sandero (5.896) e in terza la Citroën C3 (5.767), Seguono, nell’ordine, la Jeep Avenger (4.665), la Toyota Yaris (3.567), la Dacia Duster (3.512), la MG ZS (3.177), la Peugeot 208 (3.086), la Toyota Yaris Cross (2.989) e la Volkswagen T-Roc (2.737).
I canali commerciali. Per quanto riguarda i canali di vendita, i privati flettono dell’11,2%, mentre il noleggio lancia timidi segnali di ripresa, con la componente di lungo termine in miglioramento dell’11,1% e quella di breve in peggioramento del 17,2%. Male anche società ed enti, con un -4,6%%, mentre le autoimmatricolazioni perdono il 9,7% (-12,7% l’uso privato e +49,8% l’uso noleggio).
In spolvero Phev e Bev. La suddivisione per alimentazioni mostra una netta differenza tra le motorizzazioni tradizionali e quelle elettrificate. Le auto a benzina perdono il 20,7% e passano dal 30,9% al 26,3% del mercato, mentre le diesel crollano del 38,5% e scendono ancora una volta sotto la soglia del 10%: la quota si contrae dal 14,8% al 9,7%. Male anche il Gpl (-5,1%, ma la penetrazione migliora dal 9,7% al 9,9%). Per il metano non si registrano immatricolazioni (erano 350 un anno fa) e pertanto la loro quota è pari a zero. Il grosso delle targhe è rappresentato dalle ibride non ricaricabili: le Hev, grazie a un +10,3% (+16,6% per le full, +8% per le mild), salgono dal 37,8% al 44,6% del mercato. Le ibride alla spina crescono per il secondo mese di fila: a febbraio, le Phev segnano un +31,9%, per una quota in miglioramento dal 3,2% al 4,5%. Infine, nuovo rimbalzo per le Bev: le immatricolazioni, pari a 6.980 unità, salgono del 38,2% e spingono la quota di mercato dal 3,4% al 5%. Detto questo, non va trascurato l’effetto statistico: l’anno scorso, il segmento è stato fortemente penalizzato dall’attesa per i nuovi incentivi.
La classifica delle elettriche. All’interno dell’aggregato delle sole Bev, in cima si piazza la Citroën C3 (664 targhe), seguita dalla Tesla Model 3 (501), dalla Dacia Spring (460), dalla Tesla Model Y (339), dalla Hyundai Inster (274), dalla Renault R5 (238), dalla Jeep Avenger (208), dalla Fiat 500 (207), dalla Leapmotor T03 (204) e dalla BYD Dolphin (178).
Emissioni. Il trend positivo delle vetture elettrificate influisce sull’andamento delle emissioni. La CO2 media scende del 4,1% a 115,2 g/km a febbraio e del 4,4% a 116,1 g/km nel bimestre. Nel secondo mese dell’anno sono state immatricolate 10.332 auto (7,4% del mercato) con emissioni inferiori ai 20 g/km e 2.778 vetture (2% del totale) nella fascia 21-60 g/km. Sono state invece 94.603 le registrazioni di modelli con CO2 compresa tra i 61 e i 135 g/km, pari al 67,9% del totale. Oltre a queste tre fasce, sono state targate anche 25.989 auto (pari al 18,7% del mercato) con emissioni di anidride carbonica tra i 136 e i 190 g/km, mentre i modelli con valori superiori ai 190 g/km sono 2.578 (1,9%).
Il commento dell’Unrae. L’Associazione delle Case estere pone l’accento su quanto finora trapelato in merito al Piano d’Azione della Ue. Per il presidente Michele Crisci, non sembrano ancora emergere misure concrete per rendere il settore più competitivo e affrontare con decisione la transizione verso la decarbonizzazione. La Commissione intende supportare concretamente lo sviluppo della domanda di auto a zero emissioni, ma non parla più di incentivi europei. Con un approccio del genere e senza un fondo centralizzato per il loro finanziamento”, prosegue Crisci, “si allontana indefinitamente l’obiettivo di ottenere dei programmi di incentivazione omogenei a livello europeo. L’associazione apprezza, invece, la possibilità di spalmare su tre anni le multe per lo sforamento dei limiti alle emissioni. Quanto al Tavolo Automotive dell’11 marzo prossimo al Mimit, l’Unrae ribadirà la necessità di istituire a livello nazionale un piano pluriennale di sostegno alla domanda di veicoli a zero o bassissime emissioni, di accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica e di rifornimento di idrogeno e di riformare in tempi brevi il regime fiscale delle auto aziendali.