Mercedes-Benz – Classe E, la rivoluzione della continuità
Anche nella sua nuova generazione, la Mercedes-Benz Classe E è rimasta fedele a sé stessa in un mondo rivoluzionario. Il panorama è così cambiato che, di lei, ti rimane addosso prima di tutto la sua classicità. Per lo stile, ovvio, ma anche per la percezione degli spazi e dei volumi interni, dove l’ariosità certo non abbonda. Non è colpa sua, ma è l’effetto-rivoluzione portato dalla transizione (elettrica). Vediamola nei dettagli.
Più mm, ma stesse proporzioni. Passo più lungo di 22 mm (ora la lunghezza totale è 4.949 mm), calandra affogata nel nero (mano tesa verso le sorelle con la spina), occhi più affilati e solito cofano importante (Cx 0,23). L’abitacolo rimane là dietro. Il bagagliaio, come consuetudine, è generoso: 540 litri dichiarati, ma sono meno (e non pochi) se la motorizzazione è ibrida plug-in (perché il vano perde parecchio in altezza).
Rotondità visiva. Basta sfiorare le maniglie a scomparsa e loro fuoriescono; preludio del bagno di tecnologia che troverai dentro. La parte posteriore, specie il tre quarti, è la più riuscita: affilata, armonica, sexy, con stelle a Led per le luci. Bravi, anche se non è rivoluzione. Nel complesso, la nuova E è un bel gattone disteso: non ha un guizzo di novità, o di originalità, ma è tutta più morbida. E ben bilanciata. Ha vinto il conservatorismo. E la pulizia delle linee.
Effetto wow. Dentro, invece, è un mega display a conquistarti. Futuro. Praticamente l’intera plancia è uno schermo (e il passeggero ha il suo, dove magari guardarsi un film in cuffia). Ma, anche qui, il nuovo che avanza ha preso le forme del vecchio, si è insinuato nel classico e non ne ha approfittato per disegnare chissà quali stravaganze architettoniche. Però debutta la chiave digitale, cioè lo smartphone (Apple) o l’Apple Watch, dal quale si gestisce tutto (anche la condivisione dell’auto, fino a 16 persone). Infotainment MBux evoluto, con capacità di calcolo maggiore e grafiche più intuitive.
Benvenuti al grande fratello. Al centro del cruscotto campeggia un occhio che ti guarda: ebbene sì, una telecamera, neanche più l’auto è un luogo al riparo da occhi indiscreti. Lei ha Zoom residente e così, da fermi, si può fare una call guardando in faccia l’interlocutore (e viceversa). Tempi moderni. Più che smart working, car office.
Appigli che si muovono da soli. C’è un’altra chicca che testimonia la sofisticatezza di questa nuova E: quando si regola il clima mediante l’infotainment, si vedono le linguette delle bocchette muoversi da sole per portare l’aria su o giù. Un bell’effetto, una coccola, pur se, volendo, si possono sempre orientare manualmente.
Un salotto. E nessuno è escluso. Mega tunnel centrale (in finto legno), pelle di qualità, imbottitura poltronesca e filamenti luminosi che si animano al ritmo della musica (sì, avete letto bene) ti fanno sentire in una lounge speciale. La qualità dell’impianto hi-fi è così elevata da farti sentire, nella schiena, il battito metallico delle frequenze più basse. Questione di gusti apprezzarlo o meno. Stesso ambiente dietro, dove le finiture sono le medesime e ci sono un centimetro in più per le ginocchia, rispetto a prima, e 2,5 per i gomiti. E non manca una porzione di tetto panoramico di cristallo anche qui. Insomma, la Classe E ha alzato l’asticella, e potresti benissimo pensare di avere a che fare con il mondo S.
Caro vecchio diesel ti scrivo. L’elettrificazione si è evoluta: nel caso delle mild hybrid (benzina e diesel) la potenza dell’unita Isg, il generatore di avviamento integrato, passa da 15 a 17 kW. Le versioni ibride plug-in, invece, cioè le E 300 e 400, hanno una batteria da 25,4 kWh e un motore elettrico da 129 CV per un’autonomia in puro elettrico di oltre 100 km dichiarati (ciclo Wltp). Noi abbiamo provato la E 220 d, la versione forse più interessante per il nostro mercato, un quattro cilindri di 1.993 cm3 da 197 CV più un boost elettrico di 23 CV. Ci ha pervaso un grande rammarico finita la guida, cioè quello che auto così abbiano il destino segnato. veramente un nonsense, perché oltre a inquinare poco (e lo abbiamo dimostrato col servizio sul fascicolo di Quattroruote di aprile 2020), vanno non bene, di più. Risposta del gas brillante, eppure educata, progressiva, capace di tagliare da sola in rilascio senza fartelo capire, e senza lasciarti in balia di una frenata rigenerativa, tipica del mondo elettrico, spesso poco gestibile. C’è una fluidità generale che ti conquista. Il silenzio a bordo è totale e la capacità delle sospensioni – nel nostro caso pneumatiche – di assorbire le asperità è sconvolgente. La voce Confort svetta, cinque stelle. Le assistenze alla guida sono state rese meno aggressive. Specie il lane keeping; se prima interveniva anche la pinza dei freni quando si sormontava la linea, ora non più. Ed è tutta un’altra dolcezza di conduzione.
Agile e piacevole: l’abito non fa il monaco. Autonomia superiore ai 1.000 km e tempi di rifornimento da contare in secondi, più che in minuti. difficile trovarle un difetto, anzi, quasi impossibile. E se da Comfort si passa in Sport cambia davvero carattere. Sterzo più consistente, sospensioni più rigide, quattro cilindri più vispo a salire di regime, logica di cambiata diversa ed effetto delle ruote posteriori sterzanti ti fanno affrontare i tornanti di montagna con una vivacità insperata fin che ti facevi coccolare da lei sul dritto. Incredibile. Non rolla, aggredisce le curve e ti rimanda ai palmi una piacevolissima sensazione. Chapeau. Altro che NCC Quest’auto è lo strumento perfetto per chiunque ami guidare. Che siano km di piacere o di lavoro. Ben tornata Classe E, in questa undicesima generazione (W214) sei in splendida forma. Peccato che, vestita sempre così elegante, lo dai poco a vedere. Ma a te, che te ne importa. Sono problemi loro.