Mobilità elettrica – Diess: “Transizione rallentata dai sussidi ai carburanti fossili”

Herbert Diess è, probabilmente, il rappresentante del settore automobilistico che più si sta spendendo a favore della mobilità elettrica: spesso, nel perorare la causa delle Ev, si è rivolto alla Germania e all’Europa per chiedere politiche più ambiziose e investimenti che accelerino l’adozione delle auto a batteria. Oggi, il manager bavarese è tornato a parlare della lotta ai cambiamenti climatici puntando l’attenzione su un tema particolarmente dibattuto e oggetto di controversia. Si tratta degli incentivi alle fonti fossili, che molte associazioni ambientaliste, anche italiane, vorrebbero cancellare. Ora a chiederlo, seppur non esplicitamente, è anche Diess, il primo manager automobilistico a intervenire su un tema che riguarda da vicino il mondo dei trasporti (in diversi Paesi europei il diesel per l’autotrasporto gode di una minore imposizione fiscale per non penalizzare le spedizioni di alcuni beni di prima necessità). “Si stima che in tutto il mondo i sussidi per le tecnologie fossili siano ancora molto più alti degli investimenti sulle energie rinnovabili. I sussidi al carbone, la tassazione ridotta per il diesel, l’esenzione fiscale del cherosene e i viaggi aerei con Iva ridotta stanno rallentano la transizione verso le rinnovabili” ha fatto presente l’ad, lanciando quindi un’accusa ai legislatori: “Esitanti riforme politiche nel regime dei sussidi stanno ritardando quella transizione economica che sarebbe possibile già oggi”.

Il cambiamento climatico. Diess ha parlato durante una delle conferenze del Salone di Monaco, una manifestazione che il gruppo Volkswagen ha sfruttato per presentare alcuni modelli a batteria e, soprattutto, per ribadire il suo convinto sostegno a un processo di elettrificazione considerato ormai impellente per combattere il riscaldamento globale. “Il cambiamento climatico sarà la più grande sfida per l’umanità nei prossimi decenni. Con la combustione praticamente illimitata di carbone, petrolio e gas, il cambiamento climatico sta accelerando costantemente. Sempre più persone si stanno rendendo conto di quanto sia drammatica la situazione e vogliono agire”, ha affermato il manager, sottolineando le responsabilità dell’attuale generazione nei confronti di quelle future e accusando l’assenza di “politiche sufficientemente coerenti” per contrastare il climate change.

Le strategie del gruppo. Diess ha quindi rivolto la sua attenzione al settore dei trasporti chiedendo una “rapida decarbonizzazione” che non danneggi l’economia globale e, nello specifico del mondo dell’auto, non abbia ripercussioni sulla mobilità individuale, considerata “un bisogno umano fondamentale” e “un diritto fondamentale in una società libera”. “Siamo convinti che l’umanità possa fermare il cambiamento climatico antropogenico”, ha quindi fatto presente l’amministratore delegato, illustrando tutta una serie di iniziative messe in atto dal suo gruppo per ridurre la cosiddetta impronta di carbonio: dall’elettrificazione della gamma di vetture e veicoli commerciali e industriali, alla riduzione delle emissioni della flotta del 30% entro il 2030.

Cambiare il mix energetico. C’è, tuttavia, uno spazio di manovra su cui agire: si tratta del mix energetico. Diess ha fatto presente come la ID.3 – la prima elettrica di nuova generazione del brand Volkswagen – durante il suo intero ciclo di vita e con l’attuale mix europeo abbia ancora un’impronta di CO2 di 27 tonnellate, una cifra che potrebbe essere portata quasi a zero se si utilizzare solo elettricità verde come in Norvegia, Svezia o Svizzera. Dunque,  decarbonizzare la produzione e la distribuzione di energia deve diventare una “priorità assoluta”, in particolare in quei Paesi dove ancora il mix è troppo legato alla fonti fossili.  il caso della Germania, dove le emissioni, per colpa dell’utilizzo del carbone e della decisione di abbandonare il nucleare, ammontano ancora a 8,4 tonnellate pro-capite, a fronte delle 7 tonnellate della Cina e delle 16 tonnellate degli Stati Uniti.

L’esempio svedese. In Svezia, invece, alcune misure come la tassazione della CO2 hanno portato le emissioni a scendere a solo 4,2 tonnellate “senza comprometterne il tenore di vita”. “Inoltre, il Paese scandinavo è una delle economie a più rapida crescita in Europa”, ha sottolineato Diess, facendo presente come l’utilizzo delle stesse misure in Germania possa portare a un taglio delle emissioni nel medio termine a 3/4 tonnellate, a un costo “di appena 1 euro al giorno per ogni abitante, una piccola cifra rispetto agli orribili scenari che gli esperti prevedono se non agiamo”. Il dirigente ha quindi ricordato come l’energia solare o eolica sia già più conveniente del carbone in alcune regioni del mondo. Inoltre, “le auto elettriche sono più economiche da guidare rispetto alle auto con motore a combustione, gli autobus urbani elettrici rendono il trasporto pubblico più economico rispetto all’utilizzo di autobus diesel o ibridi”. In sostanza, “la decarbonizzazione renderà molte cose più accessibili, non più costose”. Pertanto, a suoi avviso, “ridurre la CO2 è possibile senza sacrificare il nostro tenore di vita” e “interi ecosistemi possono diventare climaticamente neutri”. “La protezione del clima e la qualità della vita non sono in contrapposizione. La protezione del clima è più economica dell’adattamento ai cambiamenti climatici e apporta benefici sostenibili per la qualità della vita”, ha concluso Diess.