Motor Valley Fest – La filiera: “Intercettiamo i grandi player cinesi”

La filiera automobilistica italiana, tramite alcuni suoi importanti esponenti, lancia segnali di soddisfazione per l’inserimento della deroga degli e-fuel nel bando per lo stop alla vendita di nuovi veicoli a benzina e diesel per il 2035. Al contempo, però, non mancano timori per un processo di transizione verso l’elettrico che rischia di creare pesanti danni senza una politica industriale o un maggior impegno da parte delle stesse aziende su un percorso ormai imbastito. Un impegno che dovrebbe concentrarsi anche nell’intercettare “i grandi player cinesi affinché investano sul nostro territorio”.

Bene la posizione italiana. “Non posso negare la mia soddisfazione”, ha affermato Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci durante uno dei convegni organizzati nel quadro della prima giornata del Motor Valley Fest e moderati dal nostro direttore Gian Luca Pellegrini. “Abbiamo sempre parlato di una scelta drastica e prematura e, per quanto riguarda l’Italia, dannosa”, ha aggiunto Sticchi Damiani, ribadendo un allarme non nuovo su un progressivo e costante invecchiamento del parco circolante: “Non possiamo discutere se va bene l’e-fuel, o l’elettrico, o l’idrogeno, quando poi abbiamo una massa enorme di auto vecchie e inquinanti”. Serve, invece, un accelerato turnover del parco, magari tramite una rimodulazione degli incentivi che includa agevolazioni per sostituire un usato vecchio con un altro veicolo di seconda mano più recente.

Neutralità tecnologica. “Sono molto felice – ha proseguito Paolo Scudieri, numero uno dell’Anfia – che l’Italia abbia aperto la porta sui carburanti alternativi, felice di leggere la volontà dell’industria non solo italiana, ma anche tedesca e altre, di investire negli e-fuel, felice che si sia aperta un’importante posizione, felice che oggi ci sia una visione olistica della transizione. Non c’è da distinguere tra elettrico, idrogeno o e-fuel, ma dobbiamo raggiungere un obiettivo con una tempistica in grado di agevolare a chiunque di utilizzare qualsiasi tecnologia. Sono felice l’Italia che non sia inchinata alla volontà altrui”. Tuttavia, è arrivato il momento di sviluppare una vera e propria filiera per sostenere gli investimenti sui carburanti alternativi. Di certo, per Scudieri, ora “c’è una transizione in atto con una visione più ampia e che consentirà di raggiungere gli obiettivi delle zero emissioni. “Ora, inizio a vedere il bicchiere mezzo pieno”, ha spiegato l’imprenditore campano, fino a poco tempo fa autore di non pochi strali contro le imposizioni europee.

Più impegno sull’elettrico. Gli e-fuel diventano quindi una componente della transizione, ma questo non vuol dire un ridimensionamento dell’elettrico: “Credo non sia realistico pensare che l’elettrificazione non sia un processo già avviato e non sia l’elemento principale su cui basare le nostre strategie. la più grande trasformazione industriale della storia. Quindi dobbiamo impegnarci fortemente”, ha avvertito Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti dell’Anfia. Per esempio, non bisogna entrare in conflitto con i cinesi, visto che la partita sembra ormai persa. “Dobbiamo intercettare parte della catena del valore che si sta spostando fuori dal nostro territorio”. Dello stesso avviso Giorgio Marsiaj, numero uno della Sabelt e dell’Unione Industriali di Torino: “Con l’elettrico, i cinesi saranno avvantaggiati. Dunque, dobbiamo intercettare i grandi player cinesi affinché investano sul nostro territorio”. Per Marsiaj, però, serve anche “una politica industriale italiana ed europea” e, in tale contesto, aumentare le collaborazioni tra le aziende e le loro dimensioni per rafforzare la competitività dell’intera filiera.

No al protezionismo. Ovviamente, il tema dell’invasione cinese è legato anche alla questione del protezionismo statunitense. La domanda è se l’Europa debba rispondere con strumenti analoghi: “Le barriere doganali sono una sconfitta, devono essere solo un’estrema ratio. Spero non ci si arrivi e che l’Europa trovi gli equilibri giusti. L’Europa deve essere unita, forte di una storia, di un’identità. Dobbiamo essere tutti uniti, anche gli amici tedeschi, che sono più individualisti, per trovare una sintesi che ci consenta di vincere la battaglia contro la Cina”, ha affermato Sticchi Damiani, mentre per Giuseppe Molinari, presidente del centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarte, i dazi “non portano alcun risultato: la miglior risposta non è la barriera doganale, ma il miglioramento della competitività del sistema”. Ancor più tranchant Scudieri: “Parlare di barriere evoca venti di guerra. Meglio neanche parlarne, le barriere sono molto penalizzanti per l’Europa”. C’è, però, una soluzione. Per il numero uno dell’Anfia, “con l’elettrico la Cina avrà maggiori possibilità di essere competitiva” e quindi portare “un’impresa cinese sul territorio italiano sarebbe una mediazione giusta: meglio un’intelligente apertura alle produzioni cinesi, magari a un costruttore che possa garantire elevati volumi”.