Musk vs Trump – La prima vittima è la Tesla

Dopo mesi di tensioni latenti, il rapporto tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il numero uno della Tesla, Elon Musk, è arrivato a un punto di rottura probabilmente totale. Il condizionale è d’obbligo perché dopo una giornata di insulti e minacce tramite i social network di rispettiva proprietà, non è mancata neanche l’apertura a un incontro chiarificatore per mettere da parte divergenze che hanno già prodotto danni ingenti: a Wall Street, la Tesla è arrivata a perdere ben 150 miliardi di dollari di capitalizzazione.Destinati allo scontro. Negli ultimi mesi non sono mancati indizi sul logoramento del rapporto tra i due, anche se non in tempi così brevi. Musk, forse nella speranza di realizzare a Washington parte delle sue idee, è stato un grande sostenitore di Trump durante la campagna per le presidenziali tramite ingenti elargizioni (ha garantito ben 290 milioni di dollari) e interventi diretti e personali senza precedenti nella storia degli Stati Uniti. Al punto che diversi osservatori ed esperti hanno attribuito proprio a Musk buona parte del successo elettorale del tycoon. Alla fine, l’imprenditore è stato premiato con la nomina a responsabile del dipartimento per l’efficienza governativa (il Doge), ma sin dall’insediamento di Trump sono iniziati i problemi: le pesanti critiche per i massicci licenziamenti nelle agenzie federali e per i tagli a numerosi programmi sociali e sanitari e l’eccessiva esposizione politica di Musk hanno prodotto una cattiva pubblicità alla Tesla e un conseguente crollo delle vendite. Inoltre, lo stesso Musk non ha mancato di criticare altri membri dell’amministrazione e a lanciare avvertimenti sulle conseguenze del neoprotezionismo doganale o del dietront sulle politiche ambientali. Non è quindi un caso lo scontro all’arma bianca con un importante consigliere di Trump come Peter Navarro.  Scontro totale. Le tensioni sono poi aumentate nelle ultime settimane, in particolare con le critiche dell’imprenditore alla legge di bilancio. Musk ha quindi deciso di fare un passo indietro, lasciando il ruolo al Doge e ricevendo anche un encomio da Trump per il suo lavoro. Ma gli attriti non si sono per nulla sopiti e il 5 maggio è andata in scena la rottura definitiva. Durante un incontro allo studio ovale con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, Trump ha risposto alle domande dei cronisti sulle critiche alla legge di bilancio e ha espresso sorpresa e delusione per l’attacco alla sua "Big Beautiful Bill", definita da Musk un abominio: "Avevamo un grande rapporto. Non so se l’avremo ancora. Sono molto deluso", ha detto il presidente. Da lì in poi, è stata una slavina social. Mentre Trump smentiva le accuse di Musk di non essere stato messo a conoscenza dei dettagli della legge, l’imprenditore replicava così: " falso, questa legge non mi è mai stata mostrata nemmeno una volta, ed è stata approvata nel mezzo della notte così rapidamente che nessuno al Congresso ha potuto leggerla". Quindi Musk ha lanciato un sondaggio su X per chiedere se fosse il caso di "creare un nuovo partito politico" e Trump ha ribattuto che senza di lui avrebbe comunque vinto le elezioni, ricevendo come risposta un altro post: "Senza di me, Trump avrebbe perso, i democratici avrebbero controllato la Camera e i repubblicani sarebbero 51 a 49 al Senato. Che ingratitudine". Quindi l’ennesimo attacco del tycoon: "Elon stava ‘raggiungendo il limite’: gli ho chiesto di andarsene, ho tolto l’obbligo per le auto elettriche che costringeva tutti a comprarle anche se nessuno le voleva. Sapeva da mesi che l’avrei fatto ed è impazzito". A quel punto, Musk ha sganciato la "bomba", scrivendo che il presidente è implicato nello scandalo di Jeffrey Epstein, l’imprenditore condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori: "Trump è nei file di Epstein ed è per questo che i file non sono stati resi pubblici". Giù in borsa. Trump ha quindi minacciato di togliere "sussidi e contratti governativi" a Musk, per esempio le commesse di Nasa a SpaceX. Il battibecco è proseguito nella notte, con Musk che ha concluso la sua battaglia, prevedendo una recessione economica degli Stati Uniti nel secondo semestre a causa dei dazi voluti da Trump. Intanto la Tesla ha perso 150 miliardi di capitalizzazione, cedendo fino al 14% in borsa, ma oggi potrebbe rimbalzare e anche di parecchio. E mentre Trump conferma di non voler più parlare con Musk, pensa anche a come "sbarazzarsi della sua Tesla". Questo, almeno, secondo indiscrezioni del Wall Street Journal. Qualunque cosa accada, una cosa è certa: uno scontro del genere alla Casa Bianca non si era mai visto.