Napoli – L’auto esplosa in tangenziale era un prototipo del Cnr: ecco come funzionava

Lo scorso venerdì, attorno alle 14, una Volkswagen Polo che viaggiava sulla tangenziale di Napoli è andata distrutta a seguito di un’esplosione improvvisa, che ha causato gravi ustioni ai due occupanti, Maria Vittoria Prati, 66 anni, ricercatrice dell’Istituto motori del Cnr (che ha sede proprio nel capoluogo campano), e Fulvio Filace, 25 anni, tirocinante presso lo stesso ente di ricerca e laureando in ingegneria meccanica. I due, secondo quanto riportato dall’edizione locale del quotidiano la Repubblica, sono attualmente ricoverati presso l’ospedale Cardarelli in condizioni critiche.

L’ipotesi dell’innesco dalle bombole. La Procura di Napoli ha aperto un’indagine sul caso e l’istituto di ricerca ha avviato in parallelo un’inchiesta interna per scoprire le ragioni del rogo, che non ha tuttavia coinvolto altri veicoli. Sulla base dei primi riscontri di Polizia stradale e Vigili del fuoco, intervenuti sul posto lo scorso venerdì, gli inquirenti stanno vagliando diverse ipotesi, prima fra tutte quella per cui a innescare l’esplosione sarebbero state delle bombole presenti nell’abitacolo, presumibilmente contenenti materiale infiammabile.

L’auto era un prototipo del Cnr. L’indagine, che dovrà chiarire anche i motivi per cui quei recipienti si trovassero a bordo – e se il loro trasporto stesse avvenendo in condizioni di sicurezza – sembra per il momento escludere la possibilità che lo scoppio possa essere legato alla natura del veicolo: la Volkswagen andata distrutta nel rogo era un prototipo del Cnr che stava testando su strada una soluzione per l’ibridizzazione dei veicoli obsoleti e la conseguente riduzione delle loro emissioni nocive.

La Polo stava effettuando collaudi per il progetto “Life-Save”. Nello specifico, l’esemplare impiegato nei collaudi era una Polo TDI di quinta generazione (2009-2017), coinvolta nel progetto di ricerca europeo “Life-Save” (Solar Aided Vehicle Electrification), volto a esplorare la fattibilità di un’elettrificazione “retrofit” con batterie alimentate anche grazie all’installazione di pannelli solari.

Il programma di “retrofit” per i mezzi obsoleti. Il progetto, finanziato dal programma europeo Life (il fondo d’investimento Ue per l’ambiente e la lotta al cambiamento climatico) e partito nel 2017, ha in particolare l’obiettivo di sviluppare, industrializzare e immettere sul mercato un sistema per convertire le auto termiche “in veicoli ibridi plug-in, con costi molto ridotti rispetto all’acquisto di un nuovo veicolo”.

Lo schema tecnico nel dettaglio. Ma come funziona questa soluzione? Il powertrain proposto dal progetto “Life-Save” prevede il retrofit di due motori elettrici integrati nelle ruote posteriori, che danno vita a uno schema a trazione integrale ibrida. Le unità sono alimentate da una batteria agli ioni di litio installata sotto il bagagliaio, nel vano del ruotino di scorta, e che può essere a sua volta ricaricata dai pannelli solari (montati su tetto e cofano motore), da un classico sistema di recupero dell’energia in frenata e decelerazione e dalla presa di corrente.

Consumi ed emissioni ridotti fino al -25%. Secondo i dati raccolti negli anni dai responsabili del progetto, lo schema sopra descritto avrebbe dimostrato di poter ridurre consumi ed emissioni di circa il 20-25% in un ciclo di guida urbano, e consentirebbe – nel caso in cui dovesse raggiungere la fase della commercializzazione – di tagliare decisamente il contributo del parco circolante più anziano alla produzione di anidride carbonica da trasporto privato.