Octo connected forum – Parte la via italiana alla mobilità connessa

Obiettivo: mettere a punto la Via italiana alla mobilità connessa. Grazie all’impegno di tutti. Senza depauperare i miliardi di investimenti in arrivo dal Pnnr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Questo l’ambizioso obiettivo di dell’Octo Connected Forum, organizzato da Octo Telematics in collaborazione con The European House – Ambrosetti e patrocinato dal Ministero per l’Innovazione tecnologica e per la Transizione digitale. “Con Valerio (De Molli, managing partner & ceo di Ambrosetti, ndr) ci siamo seduti a un tavolo dieci mesi fa per capire come costruire il percorso italiano per la mobilità connessa. E subito siamo riusciti a coinvolgere più di 80 leader di aziende pubbliche e private per lavorare su tre tavoli tecnici, che si basano su tre pilastri: come creare un ecosistema per tutte le aziende del settore, che devono cooperare e competere allo stesso tempo – perciò abbiamo inventato la parola coopetizione – nel massimo pragmatismo: perciò abbiamo già individuato ben 35 progetti, tra cui 14 partiranno subito, con l’idea di concluderli già nel primo semestre 2022″, commenta Nicola Veratelli, ceo della società di telematica di Roma. “Lavoreremo sul possesso dei mezzi di trasporti e la gestione del viaggio, sulla customer experience ma anche sulla relazione con le infrastrutture e i sistemi urbani” spiega De Molli. “La mobilità connessa dovrà accelerare la trasformazione in atto nel mondo dei trasporti, aiutando a meglio gestire i 34 miliardi di euro in arrivo dal Pnnr per la mobilità, di cui ben due per le soluzioni MaaS. Il tutto grazie anche alle nuove dinamiche di consumo e di stili di vita, che abilitano queste nuove soluzioni. Soprattutto in ambito urbano: in Italia le 14 città metropolitane si sono sviluppate nel pre-Covid a ritmo doppio rispetto al resto del territorio. Naturalmente grazie alle nuove tecnologie dobbiamo essere capaci a dare nuovo valore ai dati, abilitando una nuova economia. Sviluppando un ecosistema che integri sempre di più tutte le soluzioni di mobilità. Con un focus molto forte, come detto, sul MaaS”. Veratelli e De Molli, a questo scopo, hanno costituito un advisory board di cui fanno parte anche Franco Fenoglio, già ceo di Italscania, che porta l’esperienza delle innovazioni già presenti da anni nel trasporto pesante. “Dal 2011 abbiamo messo sul mercato camion interconnessi: ad oggi sono 500.000”, ricorda Roberto Pilio, regional expert Italia, Grecia, Malta e Cipro di Connecting, esperto di Big Data.

Digital only. Un mondo che passa da essere Digital first a un mondo Digital only, come sottolinea Marco Ballan, Public cloud sales leader Italy di IBM, necessita di una “forte competenze delle persone, della tecnologia, ovviamente, e di una gestione sicura dei dati, garantendo la proprietà a chi lo ha prodotto, creando fiducia per le soluzioni digitali, il così detto digital trust“. I dati sono, infatti, “la benzina per i nuovi business. Che si devono sviluppare attraverso un network aperto a tutti”, spiega Marco Cesare, vice president South Europe di Zuora, la soluzione di gestione degli abbonamenti online nata a San Francisco. Un network aperto che integri tutte le piattaforme, in un flusso di business che va “trasformato in un marketplace”, afferma Mauro Solimene, Country leader di Salesforce Italia, perché si parlerà sempre di più di “ecosistemi e soluzioni e non più di prodotti” commenta Francesca Serravalle, Emerging technologies director di Colt. Prodotti che, però, bisogna ancora tenere da conto, perché “in Italia ad oggi abbiamo un parco auto che conta ancora 15 milioni di mezzi privati tra Euro 1 ed Euro 4, ovvero le più inquinanti. Premettendo che questi veicoli nel tempo saranno sicuramente disincentivati e sostituiti con vetture meno impattanti a livello di emissioni, parte della sfida odierna della Smart Mobility risiede nel poter connettere anche le auto di vecchia generazione e renderle parte di un sistema che incentivi l’applicazione di dispositivi intelligenti, grazie al 5G”, spiega Valerio D’Angelo, ceo di Citel Group.

 

L’innovazione già sul mercato. “Il nostro car sharing LeasysGo! è un esempio concreto di mobilità elettrica e connessa, ormai attivo in tre città (Torino, Milano e ora Roma, ndr) con 1.500 veicoli. Perseguiamo la connettività dei mezzi anche con il portale di gestione delle flotte MyLeasys e con il nostro servizio di auto in abbonamento CarCloud, con cui abbiamo già raggiunto i 20.000 clienti”, afferma Paolo Manfreddi, ceo di Leasys Rent. “Siamo un esempio positivo per l’integrazione telematica di bordo con partner esterni, ma serve un contesto normativo e di incentivi per far massa critica e diventare redditizi. Permettendoci così di integrarci nei famosi MaaS ad oggi poco sviluppati. Grazie a innovativi prodotti sempre più flessibili”. Un altro noleggiatore, anch’esso cliente di Octo Telematics, è ALD Automotive, che sottolinea come “l’80% della nostra flotta è già connessa: ci serve per disegnare una customer experience migliore e per ridurre i costi. Con l’Italia apripista di tutti i nostri mercati. Insieme al Regno Unito, da cui arriverà il nostro prodotto di gestione flotte ProFleet, dice Maddalena Majorowicz, head of finance, strategist della società transalpina. Le flotte a noleggio, sia a breve, sia a lungo, contano oltre 1,7 milioni di veicoli, “tutti o quasi connessi”, sottolinea Giuseppe Benincasa, general manager dell’associazione confindustriale per la mobilità Aniasa, che, però, lancia l’allarme dati: “Non c’è un decalogo su come li si può trattare, si dice solo cosa non si può fare. Noi siamo in contatto con il legislatore anche per fargli capire che bisogna incentivare l’usato fresco per svecchiare il parco circolante obsoleto che abbiamo in Italia, ma anche per controbattere le continue frodi per le assicurazioni, con denunce tardive che, guarda caso, vanno a colpire spesso furgoni facilmente riconoscibili”. Security, dunque, ma anche safety dei dati, che è anche uno degli obiettivi di uno dei principali protagonisti del mondo del noleggio, ovvero Q8. Il suo direttore delle tecnologie, Vincenzo Maniaci, sottolinea come “noi abbiamo iniziato ad aprire i dati delle nostre 2.000 stazioni di servizio nella massima sicurezza. Stazioni che vogliamo diventino piattaforme, dove integrare sistemi di pagamento, programmi di loyalty, nuovi partner, eccetera per arrivare a una soluzione MaaS. Ad esempio abbiamo già 50 shop virtuali sulla nostra app e, dal 1 ottobre, lanceremo un programma di loyalty in collaborazione con Amazon“. Filiera delle auto aziendali che, oltre a pensare al loro rifornimento, deve includere anche la ricarica dei veicoli sempre più elettrificati, perché la “modernizzazione comporta la connettività, ma anche la elettrificazione dei mezzi”, ricorda l’head of innovability di Enel X Marco Gazzino che si pone anche come un soggetto di consulenza per le città: “Con il circular economy report monitoriamo le perfomance delle città, diamo scoring e proponiamo una metodologia di pianificazione ambientale”. 

Le città al centro. Come sottolineato da De Molli, sono proprio le città i centri di sviluppo maggiore per il nuovo mondo connesso. Smart city che, secondo  Dino Pedreschi, Computer science professor dell’Università di Pisa, “sono passate da essere guidate dalla tecnologia pura, con una control room centralizzata, a mettere oggi sempre più il cittadino al centro che, in un futuro molto prossimo, deve sapersi coordinare, grazie alla tecnologia, anche in maniera decentralizzata”. Città del futuro preconizzate anche da Giovanna D’Esposito, general manager South West Europe di Uber: “Saranno multimodali, come sta già succedendo in diverse metropoli globali. I trasporti sono infatti sempre più integrati in modalità seamless: oltre all’auto abbiamo anche la micromoblità elettrica con Lime, ma anche il trasporto pubblico, oltre a situazioni locali. Perché la piattaforma è sì globale, ma bisogna sottolineare che il trasporto è locale: a Londra, ad esempio, abbiamo anche Uber Boat, a New York abbiamo UberCopter per i passaggi dall’aeroporto al centro città o in Sri Lanka UberTukTuk. Naturalmente le città dovranno essere anche sostenibili, una richiesta che a noi ci arriva anche dai clienti: a settembre 2020 ci siamo impegnati a elettrificare tutto ciò che si trova sulla piattaforma entro il 2040, elettrificazione che in Europa arriverà ben prima. Infine sarà multi-dimensionale, con uno sviluppo in verticale, perché la questione degli spazi è cruciale. Anche se per questa dimensione ci vorrà più tempo. Come detto abbiamo UberCopter, ma la vera rivoluzione arriverà con la Urban Air Mobility. Noi per questo abbiamo chiuso una partnership con Job Aviation negli Usa”. Se si parla di gestione dello spazio urbano è impossibile non parlare di Amsterdam, città che da 12 anni sta lavorando sui flussi di traffico e sulla programmazione della mobilità urbana: “Da 5 anni condividiamo i dati con la polizia e lavoriamo anche sulla segnaletica per migliorare i flussi. Anche se la rivoluzione è certamente sulla piccola mobilità, sullo sharing di auto nei quartieri e, naturalmente, sul trasporto pubblico”, dice Leonie Van den Beuken, Program director di Amsterdam Smart City. Per l’Italia all’Octo connected Forum è il sindaco di Genova, Marco Bucci, a raccontare le mosse delle istituzioni locali, a partire da quelle della città metropolitana ligure: “La mobilità deve diventare un servizio, una utility, come il gas, l’acqua, il telefono, perché è una necessità. Quindi la proprietà del veicolo non è più importante. E non possiamo più neppure essere ancorati al biglietto del trasporto pubblico. O alle necessità del rifornimento. Che, con le colonnine, deve prevedere un nuovo approccio urbanistico. Come città metropolitana dal 2025 avremo solo mezzi di trasporto pubblico elettrici, mentre entro il 2030 monitoreremo gli ingressi in maniera digitale, facendo pagare i veicoli più inquinanti. Gli investimenti al 2025 sono stati 1,5 miliardi, e al 2030 ne aggiungeremo altri 500 milioni”. Investimenti miliardari che possono portare un ritorno. Anche importante. Se, come dice Francesco Bonfiglio, ceo di Gaia-X “solo il business della conservazione dati varrà nel 2025 almeno mille miliardi. Con l’Europa in ritardo. Solo il 26% dei dati aziendali sono in cloud nel Continente, con il restante nascosti nei server. Se vogliamo lanciare veramente questa rivoluzione, bisogna far sì che i dati siano disponibili per tutti”. Una bella sfida.