Pagani Huayra – La Tricolore, le Frecce e quei 60 anni così importanti – FOTO

Il 1961 è stato un bel po’ di tempo fa. 60 anni, per essere precisi. E che anno pieno di cose, tra l’altro. Come il memorabile discorso del presidente John Fitzgerald Kennedy, quello in cui ricordava agli americani che la domanda giusta è cosa si può fare per il proprio Paese, non viceversa. O l’esordio dei Beatles al Cavern di Liverpool. E in Italia? A Torino c’era l’Expo, a Monza trionfano Phil Hill e la Ferrari e la filatelia nostrana impazzisce per il francobollo più raro di sempre, il Gronchi rosa. Insomma, questo è il bello delle date. Quel loro essere numeri che ci si piazzano davanti come specchi, per far venir voglia di guardarci dentro e (ri)vedere l’effetto che fa.

Come ripensare a quel muro, venuto su in una notte buia e tempestosa, che il mattino dopo non costrinse solo Berlino a svegliarsi divisa a metà, ma anche il resto del mondo, gelato dalla Guerra Fredda. O a quel manipolo di militari, che guardando il cielo sopra Rivolto, in Friuli, ci videro un parco giochi perfetto per aviatori, e si inventò le Frecce Tricolori. La nuova squadra dell’aeronautica militare aveva una missione: fare sfoggio dell’arma più micidiale che c’è. La fantasia. Il colpo di genio, il pensar fuori dagli schemi che oggi in Silicon Valley è il mantra di ogni start-up, in quest’Italia di incorreggibili indisciplinati è l’unica regola rispettata da sempre. Per questo le Frecce Tricolori sono addirittura 10 quando il resto del mondo si accontenta di pattuglie acrobatiche con la metà degli aerei. Il ‘famolo strano’ non è solo una battuta di Verdone, è il selfie dell’italiano. Non è un caso che la cupola di San Pietro sia alta più di 130 metri nonostante a Betlemme per coprire il figlio del padrone era bastata una grotta. E così non sorprende nessuno che mentre nelle Motown di mezzo mondo si studiano modi per narcotizzare la noia delle transumanze pendolari dal punto A al punto B, all’ombra dei campanili della Motor Valley si fabbrichino le macchine perfette. Quelle capaci di emozionare, anche da ferme. Come questa Huayra Tricolore, la sorpresa di compleanno che Horacio Pagani ha fatto a queste supercar del cielo. Sorpresa apprezzatissima, visto che sulla pista dove erano allineati gli aerei acrobatici di mezza Europa, la calca dei piloti era tutta intorno alla scoperta emiliana e ai suoi 12 cilindri.

Quando sono arrivate le Frecce, in quel marzo del 1961, l’Italia stava festeggiando i suoi primi complicatissimi 100 anni di vita unitaria. In quel secolo di convivenza, il Bel Paese riunito da una monarchia aveva visto due guerre mondiali ed era già passato alla repubblica. E adesso si godeva quel boom economico che prometteva finalmente felicità per tutti. E per sempre. Nessuno poteva ancora prevedere gli anni di Piombo, le stragi di stato. Tragedie che hanno toccato anche le Frecce, spuntandole di tre dardi funambolici per colpa di una maledetta notte, di un DC9 usato come scudo umano e di una guerra combattuta senza essere mai stata dichiarata. allora che arrivano gli anni del disincanto. Ma le Frecce, sopravvissute al crollo del muro di Berlino, resistono pure a quello di gomma.

Il protocollo del Presidente della Repubblica è un Tetris di incastri, pianificazioni fatte col misurino, per rappresentare tutti e non dividere nessuno. Non è una novità. Si studia anche nei manuali di educazione civica. Ma a Rivolto, questo meccanismo oliatissimo si è visto all’opera. Mattarella arriva in aereo e atterra sullo sfondo. Parte l’inno di Mameli, che copre rumori e motori. Poco dopo spuntano i corazzieri, divise di terra che in questa terra d’aria saltano agli occhi più del solito. Il presidente si siede, le Frecce decollano. E tutti a farsi venire il torcicollo per mezz’ora. Poi i “pony” atterrano (gli aeromobili si chiamano così), Mattarella li raggiunge. Si congratula coi piloti e se ne va. Nessun discorso a reti unificate, nessun titolo per i giornali. Anche il presidente ha voluto fare il proprio regalo: il silenzio. Che ha lasciato ciascuno con la propria emozione.